Pochi soldi fanno male al cuore
Abbiamo già scritto in più occasioni come, negli Stati Uniti, ci siano pazienti che non sono in grado di curarsi a causa di assicurazioni mediche inadeguate, e soprattutto della mancanza di un sostegno finanziario governativo.
In questi giorni il JAMA, la rivista dell’associazione dei medici americani, ha evidenziato ulteriormente il problema pubblicando uno studio dedicato all’influenza che possono avere le possibilità finanziarie di un paziente sulla prevenzione e sui tempi di guarigione da infarto al miocardio.
Su 2500 pazienti ospedalizzati per attacco di cuore, è emerso, infatti, che, ben 1 su 5 ha ammesso di non essere stato in grado ricorrere al medico nell’anno precedente per problemi finanziari, e 1 su 10 ha detto di non potersi permettere l’uso di farmaci. Per questo motivo, un anno dopo il ricovero, c’è stata un’incidenza superiore al 17 per cento di casi di angina tra i pazienti con difficoltà economiche, il 50 per cento dei quali è stato ricoverato una seconda volta.
Colpa delle preoccupazioni? No: è solo un problema di assicurazioni sanitarie private, pensate soprattutto per spillare denaro e non sempre per tutelare il malato. Il Dr. Harlan M. Krumholz e la sua equipe hanno stimato che oltre 16 milioni di americani, al momento, hanno problemi a pagarsi le cure o, addirittura, evitano di curarsi, nonostante abbiano un’assicurazione sanitaria.
Una situazione grave che sta ulteriormente peggiorando: «Vista la tendenza ad aumentare i costi sanitari a carico dei pazienti» spiega il Dr. Krumholz «il numero di individui sotto-assicurati o non-assicurati è destinato a crescere in maniera drammatica». E di pari passo aumenterà il numero dei malati.
Un esempio di “sistema sanitario” da non seguire, soprattutto se si considera che il problema non riguarda più soltanto le persone al di sotto della soglia di povertà, ma anche il ceto medio, ossia, la stragrande maggioranza della popolazione.