L’orticaria che non passa: un aiuto viene da come ci si nutre
DOMANDA
Soffro da anni di orticaria cronica che si sviluppa solo durante la corsa, sia su tapis roulant che su strada. L’infiammazione da cibo può essere una causa di questa orticaria? Facendo la dieta di rotazione si possono notare miglioramenti? Sono anche molto allergica a tanti pollini (graminacee, betulla, ambrosia, parietaria), la dieta può migliorare i sintomi?
RISPOSTA
L’orticaria è uno dei disturbi cutanei più frequenti che affligge sia bambini sia adulti.
Per orticaria si intende generalmente la comparsa di ponfi rossi (o eritematosi) sulla pelle, con o senza angioedema e gonfiore associato; il prurito è quasi sempre presente e può aggravarsi di sera o di notte.
I fattori che causano l’orticaria possono essere molteplici: assunzione di farmaci, infezioni batteriche o parassitarie possono esserne la causa scatenante, tuttavia anche altri fattori come alimentazione, stress, cause psicologiche, additivi, inquinamento, allergie alimentari o respiratorie possono esserne la concausa o addirittura, in molti casi, la causa primaria.
Qualsiasi condizione che aumenti la vasodilatazione, come uno sforzo fisico molto intenso, un’emozione forte, una permanenza prolungata in ambienti caldi, una doccia molto calda, o l’eccessiva assunzione di bevande alcoliche, può dare origine ad una qualche forma orticarioide in un organismo infiammato.
Più di rado invece ci si interroga se anche il modo in cui si vive e lo stile di vita possano o meno favorire l’insorgenza o il mantenimento delle diverse forme di orticaria.
Una manifestazione di ponfi, prurito e orticaria è sicuramente correlata anche a una condizione infiammatoria sistemica. Queste reazioni possono essere facilitate dalla presenza di un contesto infiammatorio che ha superato nell’organismo il “livello soglia” personale, come se l’organismo intero fosse sottoposto a uno stato di sollecitazione costante e fortemente correlato agli alimenti.
Abbiamo inoltre più volte evidenziato come sintomi allergici, sia di tipo respiratorio sia di tipo alimentare, possono essere controllati abbassando il livello di infiammazione dovuta agli alimenti e agli zuccheri.
Quando l'orticaria non risponde agli antistaminici vanno studiate le citochine correlate al cibo
Fin dal 2006 uno studio di ricercatori tedeschi, pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology, ha messo in evidenza come l’ingestione ripetuta di un alimento (in quel caso era stato usato l’uovo) mantenesse una reazione irritativa del sistema respiratorio rendendo l’organismo maggiormente suscettibile a sostanze come acari, polveri e graminacee.
Che cosa fare dunque? È fondamentale misurare il livello di infiammazione presente nell’organismo.
Da più di 20 anni gli unici marcatori di infiammazione utilizzati sono stati VES (velocità di eritrosedimentazione) e PCR (proteina C reattiva), che però non sempre forniscono indicazioni specifiche.
Il monitoraggio di altre molecole, come il BAFF ed il PAF (fortemente correlate agli alimenti) e il metilgliossale (correlato agli zuccheri), permette di avere nuovi strumenti innovativi per comprendere altri aspetti infiammatori correlati con l’alimentazione.
Inoltre, lo studio della glicazione, cioè degli effetti dovuti alla assunzione eccessiva o ripetuta degli zuccheri (fruttosio, glucosio, polioli, alcol eccetera), può aiutare nel comprendere gran parte delle reazioni non immediatamente comprese nel rapporto “causa-effetto”.
L’immunologia moderna ha permesso di capire come l’assunzione eccessiva o ripetuta di alimenti possa mantenere delle risposte infiammatorie responsabili dell’insorgenza o del mantenimento di numerose patologie, compresa l’orticaria.
Impostare una dieta di rotazione e applicare semplici accorgimenti nell’alimentazione di ogni giorno può portare a prevenire o quanto meno ridurre il numero e l’intensità di questi episodi.
Se si fa attività fisica, è importante aver mangiato correttamente nei pasti che la precedono e soprattutto è fondamentale evitare completamente il consumo di bevande alcoliche nelle 24-48 ore antecedenti.
Per il trofismo e il benessere della pelle è certamente importante assicurarsi un abbondante apporto di vitamine e sali minerali, presenti in frutta e verdura, a partire dalla prima colazione. Mirtilli, frutti rossi, more, arance rosse e fragole sono frutti perfetti per fare il pieno di antiossidanti e per assicurarsi anche un buon apporto di vitamina C.
Importante invece il controllo degli zuccheri semplici, quindi certamente da evitare la frutta sciroppata, che diversamente dalla frutta fresca è ricchissima di zucchero e può avere un effetto scatenante nell’orticaria.
Altrettanto importante limitare l’assunzione del dolce all’occasionalità, mentre il consumo di bibite gassate, caffè con aggiunta di zucchero e il consumo eccessivo di frutta essiccata (che è un concentrato di zucchero) va il più possibile controllato o evitato.
Fondamentale abbinare correttamente proteine sane a carboidrati integrali, secondo le direttive della Harvard Medical School, con colazioni abbondanti e bilanciate e cene più leggere.
A supporto dell’approccio dietetico può essere utile utilizzare integratori ad azione antinfiammatoria e antistaminica naturale, come l’olio di Perilla e l’olio di Ribes nero. L’azione integrata di omega 3 e omega 6 agisce proprio per modulare l’infiammazione.
L’infiammazione da alimenti e da zuccheri può oggi essere misurata per arrivare a una impostazione terapeutica personalizzata. Test PerMè (che studia insieme l’infiammazione da alimenti e da zuccheri), Recaller 2.0 Test (BAFF, PAF e Profilo alimentare personale) e Glyco Test (Metilgliossale, Albumina glicata e predisposizione genetica a obesità e diabete) fanno ormai parte di una possibilità diagnostica utilizzabile da chiunque abbia cura della propria salute.
Informazioni più approfondite su questi test si possono trovare sul sito GEK Lab che segnala in modo aggiornato le farmacie italiane e i centri che li effettuano.