Altre sorprese sui dolcificanti artificiali: bloccano il dimagrimento
Zucchero e dolcificanti sono definitivamente nell’occhio del ciclone.
È ormai chiaro e dimostrato che qualsiasi zucchero (quello bianco come quello di canna o integrale, la stevia come il fruttosio e via di seguito) stimola la successiva ricerca di cibi ad alta densità calorica (e spesso di altro zucchero) anche quando lo zucchero viene assunto in piccola quantità, ripetuta nel tempo.
La dolcificazione, ripetuta con continuità, determina inoltre un aumentato livello di infiammazione, che stimola a sua volta il fenomeno dell’ingrassamento attraverso un circolo vizioso collegato al segnale di allarme ricevuto dall’organismo.
Si è sempre pensato che questo dipendesse dalla attivazione dei recettori per il dolce, che da circa un milione di anni hanno guidato l’essere umano a modificare il metabolismo in relazione a quello che utilizzava per nutrirsi.
In questa linea i precedenti lavori sull’azione dei dolcificanti artificiali hanno precisato che anche con “zero calorie” riescono ad indurre un comportamento nel pasto successivo più tipico del diabetico che della persona normale, favorendo la trasformazione in grasso delle calorie assunte.
In pratica significa che se si beve una bibita a zero calorie, in quel momento non si introducono calorie, ma nel pasto successivo è molto probabile che l’organismo faccia “man bassa” di altri cibi trasformandoli più facilmente in grasso.
Questo aspetto legato allo stimolo dei recettori (quelli del gusto dolce) è del tutto indipendente dalla quantità di energia, che l’organismo valuta attraverso una particolare molecola chiamata cAMP.
Le recenti ricerche di un gruppo giapponese, pubblicate su PLoS One, hanno di nuovo identificato con chiarezza il recettore del gusto dolce come possibile attivatore di un meccanismo di interferenza sulla produzione di grasso (Masubuchi Y et al, PLoS One. 2013;8(1):e54500. doi: 10.1371/journal.pone.0054500. Epub 2013 Jan 15).
È proprio grazie a queste segnalazioni che si è confermata l’ipotesi che i dolcificanti artificiali possano indurre ingrassamento nonostante l’apporto di un numero ridotto di calorie; tema affrontato da Eurosalus in molti articoli tra cui il più rilevante titolava qualche mese fa “Dolcificanti artificiali: fanno ingrassare anziché dimagrire“.
Ma ecco la novità che getterà nel panico i produttori di dolcificanti artificiali.
In un articolo pubblicato nel novembre 2013 sul Journal of Biological Chemistry, i ricercatori hanno documentato nuovamente che i dolcificanti artificiali possono stimolare l’accumulo di grasso (per il loro gusto dolce, agendo sui recettori di gusto), ma che in aggiunta bloccano la lipolisi, cioè lo scioglimento del tessuto adiposo, in modo del tutto indipendente dalla stimolazione dolce (Simon BR et al, J Biol Chem. 2013 Nov 8;288(45):32475-89. doi: 10.1074/jbc.M113.514034. Epub 2013 Sep 24).
Conoscendo la lobby che sostiene i dolcificanti artificiali diciamo subito che il lavoro scientifico fa riferimento (per ora) solo alla saccarina e all’acesulfame, ma è molto probabile che lo stesso tipo di messaggio e di segnale valga per tutti i dolcificanti artificiali (aspartame compreso), e indubbiamente anche per gli zuccheri naturali, ivi compresi quelli a basso indice calorico, come la stevia o a basso indice glicemico come miele e fruttosio.
I dolcificanti del lavoro sono presenti in molti dolcificanti industriali di uso comune e fanno parte delle composizioni dolcificanti usate sia per le bibite “light” sia per i prodotti dolciari a basso contenuto calorico.
Nei percorsi terapeutici che in SMA attiviamo ogni giorno, il tema della dolcificazione è spesso tra i più difficili da affrontare, per il tema della forte dipendenza indotto dal gusto dolce, ma alla fine del percorso il livello di soddisfazione, nel ritrovamento della propria forma fisica e della propria libertà è sempre molto elevato.
Noi continuiamo a ribadire il piacere assoluto di un dolce occasionale, legato alla tradizione e cucinato come si deve, da gustare in compagnia e senza preoccupazione, mentre contrastiamo la quotidianità della dolcificazione. Ad alto o basso contenuto calorico indifferentemente. L’effetto finale, non cambia.