Nausea gravidica: un meccanismo evoluzionistico che protegge il bambino?
Il dibattito sulla effettiva azione protettiva della nausea gravidica sullo sviluppo del feto e sul completamento della gravidanza è ancora aperto.
Molti studi anche recenti hanno trovato delle correlazioni significative tra presenza della nausea e buona riuscita della gravidanza, ma altri non hanno confermato questi risultati.
Su un dato c’è invece certezza: la presenza di nausea porta ad una riduzione dei valori di insulina e di IGF-1 (Insulin Growth Factor 1) nella mamma, come prescisato da alcuni lavori (Huxley RR, Obstet Gynecol 2000 May;95(5):779-82) e all’aumento di spessore della placenta.
Una ipotesi evoluzionistica, profondamente connessa con i nuovi dati conosciuti sulle allergie alimentari, considera la nausea un meccanismo teso a obbligare la futura madre a cercare cibi diversi (sono le famose “voglie”) e quindi a portare a contatto del feto delle sostanze alimentari diverse, tipiche della cultura del luogo di appartenenza, anche se fuori stagione.
Lo scopo evoluzionistico è quello di fare sì che il sistema immunitario del feto riceva un “priming” cioè venga comunque informato della esistenza di antigeni alimentari che così segnalati porteranno ad una sua maggiore tolleranza e a un minore sviluppo di allergie nel futuro. In pratica questo meccanismo favorirebbe il controllo delle intolleranze alimentari nella vita del bambino.
L’azione protettiva deriva anche dalla riduzione di ormoni insulino simili nella mamma, che evitano la crescita esasperata del peso materno e le problematiche diabete-correlate successive del nascituro.