Estrogeni lì dove serve. Possibili anche per chi ha avuto un tumore del seno
Arrivano un po’ di buone notizie dai nuovi dati scientifici, pubblicati nel 2022, che confermano quanto avevamo già anticipato fin dal 2017 nell’articolo “L’uso di estrogeni locali in menopausa è sicuro e non determina rischi aggiuntivi”.
Le due ricerche danesi sono state pubblicate entrambe nel luglio 2022 sul Journal of National Cancer Institute, documentando la sicurezza di applicazione degli estrogeni locali per persone che hanno avuto un cancro del seno, e discutendo poi l’utilità per il trattamento dei sintomi genito urinari della menopausa.
Raccogliendo globalmente i risultati degli studi effettuati, si può confermare che si possono usare con sicurezza creme estrogeniche locali anche per chi ha avuto il tumore del seno, con alcune necessarie cautele ma con un ottimo profilo di sicurezza generale.
C’è sempre stata discussione, in caso di forme tumorali della mammella che presentassero una positività per i recettori degli estrogeni, sul fatto di usare o meno creme vaginali ormonali per migliorare la nutrizione della mucosa e la lubrificazione spontanea.
Rispetto a 30 o 40 anni fa, il tema di una sessualità serena e sicura si presenta oggi in modo decisamente più intenso perché purtroppo il tumore del seno con recettori ormonali positivi si presenta in soggetti decisamente più giovani della media delle persone colpite negli anni passati, e il miglioramento delle terapie consente fortunatamente di riprendere una vita piena, da tutti i punti di vista, anche a soggetti che sono giovani ed efficienti e giustamente desiderosi di vivere bene anche la loro sessualità.
Purtroppo, la secchezza vaginale indotta dalle terapie anti ormonali può rendere difficile la ripresa di rapporti intimi e non sempre le terapie con gel umidificanti o lubrificanti riescono a risolvere il problema.
Nel centro SMA in cui lavoro, siamo in rapporto diretto con ginecologhe e ginecologi attenti a recepire questo tipo di problema e oltre ad una attenta valutazione personalizzata dell’alimentazione, suggeriamo l’uso dei preparati a base di ormoni bioidentici (cioè gli stessi che ogni donna produce durante la sua vita), come l’estriolo (ad es. Colpogyn) invece dei vari ormoni coniugati come l’estradiolo, chiedendo l’applicazione un dosaggio comunque efficace anche se molto ridotto rispetto a quanto di solito è indicato sul “bugiardino”.
Le istruzioni da bugiardino richiedono delle dosi elevate da introdurre quasi quotidianamente a livello vaginale, mentre di solito noi suggeriamo l’uso di un ovulo da porre profondamente in vagina solo ogni 10-15 giorni e l’uso locale (ogni giorno o a giorni alterni) di una piccola quantità di crema ormonale da apporre sulle zone “avide” di estrogeni, come le piccole labbra, la clitoride e l’adito vaginale.
In genere, questo tipo di uso limitato va regolato dalla risposta individuale e il dosaggio è molto variabile perché dipende anche da tutti i fattori che contribuiscono al mantenimento di una mucosa sana e ben nutrita. In questo viene coinvolta la sfera emotiva, una corretta nutrizione, l’attività sportiva, il controllo infiammatorio e della glicazione (Test GEK Lab) e il corretto assorbimento di vitamina D3, minerali e Omega 3, che aiutano a mantenere sana anche tutta la zona pelvica e a mantenere ottimo il trofismo vaginale.
Un minimo di ormoni locali, può essere il giusto complemento al controllo della glicazione e e della infiammazione, alla fitoterapia (ad esempio la cimicifuga, “erba di Pocahontas”), insieme a Ribilla e Zinco.
Le due ricerche danesi hanno studiato un gruppo di quasi 10.000 donne per almeno 10 anni (in relazione al possibile ritorno della malattia) e per almeno 15 anni per la valutazione della sopravvivenza. Si è visto che considerando insieme le donne che avevano assunto tamoxifene e quelle che avevano preso inibitori della aromatasi (come l’anastrozolo o il letrozolo) non si evidenziava statisticamente nessuna variazione sul ritorno della malattia o sulla sopravvivenza sia nelle donne che avevano usato estrogeni vaginali sia in quelle che non li avevano usati.
In realtà, nonostante questi ottimi dati, una piccola differenza si è evidenziata tra le donne sotto tamoxifene (estrogeni locali del tutto sicuri) e quelle sotto anti-aromatasi (estrogeni locali con un minimo di aumento della ricorrenza, appena al di sopra della significatività).
Quindi un rischio molto basso ma presente per una sola classe di prodotti, a riconferma di una sostanziale sicurezza degli estrogeni locali in qualsiasi caso, con una predilezione per il tamoxifene.
Questo porta, in modo consapevole, ad una possibilità di scelta relativa al tipo di espressione tumorale evidenziata, che rappresenta una possibile richiesta da parte della donna e che l’oncologo dovrebbe sempre porre nella discussione preliminare alla scelta della terapia più indicata.