Vitamina D per proteggersi da raffreddore, tosse e laringite
Nel febbraio del 2017 il British Medical Journal ha pubblicato un articolo interessante che vede coinvolta la Vitamina D.
L’analisi è stata definita di alta qualità e ha identificato la supplementazione di vitamina D utile per la protezione dalle infezioni acute del tratto respiratorio, includendo quindi nella categoria tutto lo spettro di infezioni che vanno dal semplice raffreddore alla polmonite, passando per tosse e laringite.
La protezione, come ipotizzabile, è risultata maggiore nelle persone che partivano da un livello di vitamina D sierica più basso (e, in particolare, minore di 25 nmol/L o 10 ng/mL).
I risultati migliori, inoltre, sono stati raggiunti con la somministrazione di vitamina D settimanale o giornaliera piuttosto che con dosi più alte e meno frequenti, il che probabilmente è dovuto a un maggiore assorbimento della vitamina D somministrata (Vitamin D supplementation to prevent acute respiratory tract infections: systematic review and meta-analysis of individual participant data. BMJ 2017;356:i6583).
La vitamina D, in effetti, sembra svolgere un ruolo di modulazione importante a livello del sistema immunitario, tanto che la deficienza di vitamina D è stata correlata con disturbi tra cui il Crohn, l’artrite reumatoide e l’asma, come con tante altre condizioni caratterizzate dalla cosiddetta low grade inflammation (infiammazione generalizzata di basso grado).
È interessante notare che diversi studi in Italia hanno mostrato livelli di vitamina D circolante inferiori ai livelli da considerarsi ottimali in una percentuale considerevole della popolazione; in particolare gli studi identificati hanno interessato le neo-mamme e gli adolescenti (Vierucci F, Prevalence of hypovitaminosis D and predictors of vitamin D status in Italian healthy adolescents. Ital J Pediatr. 2014 Jun 5;40:54. Cadario F, High Prevalence of Vitamin D Deficiency in Native versus Migrant Mothers and Newborns in the North of Italy: A Call to Act with a Stronger Prevention Program. PLoS One. 2015 Jun 11;10(6):e0129586).
Si tratta di un elemento in più da considerare quando ci si trovi in presenza di pazienti che si ammalano con facilità e con cui può essere utile parlare con il proprio medico, tenendo in considerazione che anche livelli eccessivi di Vitamina D possono essere un problema (meglio evitare l’integrazione eccessiva, senza controllo medico).
Il fabbisogno giornaliero indicativo secondo le linee guida americane è di 600 UI (corrispondenti a 15 mcg) al giorno di vitamina D tra i 19 e i 70 anni; quantità che nelle persone carenti aumenta considerevolmente a seconda dei casi.
L’alimento che contiene più vitamina D è il pesce in cui le quantità di vitamina D per 100 grammi variano considerevolmente (essa è contenuta nel grasso).
Sgombro, pesce spada, salmone e carpa vincono mediamente con valori di vitamina D sono all’incirca tra i 10 e i 20 mcg per 100 grammi.
Uovo, burro, carne grassa e latte seguono con valori nettamente ridotti (1-2 mcg per 100 grammi).