Tumore del seno: prevenzione o tattiche di guerra?
Ottobre è il mese della prevenzione del cancro del seno, ma si ha la sensazione che sia una tattica di guerra, e a farne le spese sono le donne italiane.
La mammografia, la colonscopia, il PAP Test, la ricerca di sangue occulto nelle feci e quanto altro venga giustamente fatto per diagnosticare un’eventuale neoplasia al suo esordio non è infatti prevenzione del cancro ma diagnosi precoce. Eppure tutte le pubblicità ci parlano di prevenzione. Scoprire di avere un cancro quando è allo stadio iniziale è importantissimo per avere ottime probabilità di sopravvivenza, ma non sarebbe molto più efficace fare del nostro meglio per evitarne la formazione?
Le pubblicazioni che in questi giorni si stanno distribuendo per sensibilizzare le persone sul tumore al seno, ci informano che esistono due tipi di prevenzione: la primaria e la secondaria. La primaria è relativa alla individuazione dei fattori di rischio ma è considerata di “troppa difficile applicazione”. La secondaria è la diagnosi precoce. Ma perché allora chiamarla prevenzione?
È sconfortante vedere che su venti pagine del libretto che viene dato alle donne italiane, insieme ad un bel fiocchetto rosa, con il messaggio in prima pagina che parla di prevenzione del cancro al seno, si trovi mezza paginetta in cui ci spiegano i principali fattori di rischio mettendo in prima battuta l’età, continuando poi con altri fattori tipo madre con tumore al seno o gravidanza dopo i 35 anni e lasciando poi i dati relativi a obesità, scarsa attività fisica, errata alimentazione senza alcun commento in merito.
La Terapia Ormonale Sostitutiva finalmente rientra negli eventuali fattori di rischio e ci dicono debba essere giustificata da un “valido motivo medico” come se avesse funzione di cura su qualche patologia; è lecito chiedersi come si sentano le donne che sino a poco tempo fa hanno utilizzato la TOS in tutta tranquillità perché i loro ginecologi la prescrivevano non solo in quanto assolutamente sicura e d’aiuto per evitare i disturbi legati alla menopausa ma persino con funzione “preventiva” verso l’osteoporosi e l’invecchiamento della pelle.
Gli americani, che forse usano i termini più diretti e corretti, hanno chiamato questa campagna “Breast cancer awareness campaign – Early detection cure. Prevention” ovvero “Campagna per la consapevolezza del cancro al seno – Diagnosi precoce. Prevenzione”. E guarda caso entrando nel loro sito si parla anche della vera prevenzione con un link al World Cancer Research Fund International (WCRF) dove si trovano studi fatti da più di 100 scienziati di 30 diversi paesi sul ruolo dell’alimentazione nella prevenzione del cancro, compreso quello alla mammella.
Studi peraltro aggiornati al 2007, quindi assolutamente recenti. Si specifica inoltre molto bene che i fattori di rischio non comportano automaticamente il fatto che ci si ammali e dividono quelli fuori dal nostro controllo, tipo l’età, da quelli per i quali possiamo e dobbiamo fare qualcosa, tipo lo stile di vita.
Le dieci raccomandazioni che troviamo parlano di controllo del peso, di assunzione di sostanze meno raffinate possibile, della necessità di diminuire l’assunzione di sale e di cibi troppo lavorati, dell’attività fisica da svolgere con continuità, della pericolosità del fumo, ovvero di molte cose che possiamo fare per cercare di limitare al massimo l’insorgenza di un carcinoma.
Allora perché non dirlo? Perché liquidarci dicendo che la prevenzione primaria non e’ di facile applicazione e che quello che gli scienziati di tutto il mondo predicano con consapevolezza sono elementi che “sembrano correlati con la riduzione del rischio”?.
Certo è fondamentale il fatto che oggi la mortalità sia sensibilmente diminuita ma è corretto dare enfasi solo ed esclusivamente alla diagnosi precoce? Perché gli americani nella medesima campagna ci spiegano che mangiando più frutta e verdura si contribuisce ad evitare molte malattie, cancro al seno compreso, facendo riferimento ai due grossi studi in atto proprio dal WCRF, mentre a noi nemmeno lo accennano?
Forse qualcuno potrebbe obiettare che non ci sono ancora certezze definitive che dicano punto per punto la percentuale di diminuzione di insorgenza della malattia, perché in uno studio epidemiologico di questo tipo le varianti sono enormi, ma allora perché ci hanno “curato” durante la menopausa con la TOS ben sapendo che certezze non ce ne fossero, anzi non considerando affatto i primi studi che già alcuni anni fa in California avevano evidenziato un significativo aumento di cancro al seno nelle donne sottoposte alla terapia ormonale, rischiando quindi sulla nostra pelle, mentre in questo caso in cui il rischio è inesistente, se non legato al fatto di stare comunque meglio, nessuno ci informa?
Evidenze cliniche relative non solo alla diminuzione del rischio di ammalarsi ma anche di alte percentuali di migliore possibilità di sopravvivenza in caso di carcinoma ormai diagnosticato sono assolutamente ben documentate.
Possiamo solo essere grate ai ricercatori di quanto hanno fatto e stanno facendo non solo per salvarci la vita ma anche per rendere l’esistenza di chi è stata colpita da cancro al seno decisamente migliore nel corso degli anni, sia da un punto di vista di salute generale che dal lato estetico, ma non lasciamoci liquidare con il fatto che ben poco possiamo fare per non dover arrivare a combattere un cancro.
La storia insegna che è meglio evitare le guerre piuttosto che combatterle: quando si inizia una guerra è infatti impossibile sapere quanto durerà e chi vincerà e purtroppo sappiamo che a farne le spese non sono mai solo obiettivi militari ma anche i civili. Per il cancro non è molto diverso al momento, chemioterapia e radioterapia non sono certo armi di assoluta precisione e gli effetti collaterali sono pesantissimi.
Non lasciamoci ingannare. Informiamoci e cerchiamo di avere uno stile di vita che ci aiuterà a mantenere l’equilibrio nel nostro corpo non solo per evitare l’insorgere del cancro al seno, ma per vivere al meglio giorno per giorno possibilmente in pace con noi stessi, evitando le guerre…
di Marina Del Corno