Ebola, il virus della povertà che non ha bisogno di vaccini
Durante il mese di agosto, seguendo l’epidemia di Ebola esplosa in Africa Occidentale, Eurosalus ha pubblicato un articolo molto dettagliato sul vero significato di questa epidemia.
Il virus Ebola, dal 1976 ad oggi, non ha mai passato lo Stretto di Gibilterra, e le sue epidemie si sono sempre autolimitate seminando malattia e morte in persone afflitte da condizioni sociali disastrose, e fermando poi il suo cammino.
Tutte le epidemie di Ebola scoppiate negli anni, si sono fermate quando il virus incontrava persone meglio nutrite e con il sistema immunitario più efficiente, esattamente come fanno tutti i virus, compreso quello dell’influenza.
Eppure, le comunicazioni che vengono proiettate sul pubblico anche in questi ultimi giorni continuano ad essere orientate solo alla creazione di paura. I giornali e i bollettini parlano di proporzioni drammatiche dell’epidemia, mentre i numeri veri e ufficiali, che tengono conto anche dei casi incerti, dei dubbi e e dei sospetti, dicono esattamente il contrario.
Sta crescendo il numero totale di persone infettate, ma sta riducendosi in modo deciso la gravità dell’infezione.
Come abbiamo indicato nel nostro articolo di Agosto, il tasso di mortalità provocato dal virus sta riducendosi, come se ormai, nella sua diffusione, il virus incontrasse persone più reattive e in grado di difendersi.
Sono i dati ufficiali dell’OMS a parlare con chiarezza. Il 3 luglio la mortaità da Ebola in tutta l’Africa Occidentale evidenziava un tasso del 61%. Il 19 agosto il dato era sceso al 54% e infine, il 28 agosto il dato complessivo era del 50%.
A fronte di una mortalità iniziale elevatissima (ricordiamo che non c’è una cura specifica) attualmente la mortalità delle ultime persone che si sono ammalate ha un tasso del 38%. In pratica oggi 2 ammalati su 3 vengono dimessi guariti, dopo avere superato l’infezione (e senza avere preso alcun farmaco specifico).
Ammetto che pur rallegrandomi della guarigione dei due sanitari statunitensi riportati in USA grazie alla somministrazione di un farmaco sperimentale anti Ebola, trovo più miracoloso che guariscano due su tre ammalati in una regione come la Sierra Leone o la Guinea che non due cittadini statunitensi messi sotto gli occhi del mondo, anche se le correlazioni “miracolose” tra farmaco e guarigione sulla stampa si sono davvero sprecate.
Confermiamo, nella lettura dei numeri di questa epidemia, che anche se i numeri dell’infezione crescono, la sua forza complessiva e la sua gravità continuano nel trend di riduzione che avevamo ipotizzato a metà di Agosto.
Il direttore generale dell’OMS, la dottoressa Margaret Chan, ha pubblicato sul New England Journal of Medicine del 20 agosto un articolo significativo sulle vere cause di questa epidemia.
Dato che non si tratta di una persona qualsiasi, ma della massima autorità sanitaria mondiale nel campo della epidemiologia infettiva, vale la pena di segnalare le sue parole in modo testuale, sapendo che aiuteranno molte persone a completare le loro riflessioni (Chan M. N Engl J Med. 2014 Aug 20. [Epub ahead of print]).
“L’esperienza ci dice che le epidemie di Ebola possono essere controllate anche senza vaccini e cure specifiche. Nonostante ciò, a causa della tremenda concomitanza di povertà, sistemi sanitari inefficienti e paure, nessuno parla di una rapida conclusione dell’epidemia. Serviranno sforzi coordinati da parte della comunità internazionale ancora per molti mesi… “.
Ci auguriamo che non siano mesi sprecati alla ricerca di un vaccino inutile, ma mesi spesi per aiutare davvero queste popolazioni a ricostruire una condizione vitale accettabile.
L’articolo della Chan inizia con una domanda: “Perché questa epidemia di Ebola è così vasta, così severa e così difficile da limitare?”. La risposta, dice la Chan, è in una sola parola: povertà.