Colonscopia pomeridiana “neque bona, neque sana…”
Un bellissimo film del 1991 (“Un medico, un uomo”), interpretato dall’attore William Hurt, racconta la storia di un famoso cardiochirurgo che ironizza sulle terapie dolci e su un modo umano di pensare la medicina, fino al momento in cui non gli viene diagnosticato un cancro alla laringe. I colleghi lo vogliono operare al pomeriggio, e lui chiede di essere operato al mattino. Nessuno ravvisa la necessità di farlo, ma lui, da chirurgo, sa che al mattino c’è maggiore concentrazione, maggiore energia e maggiore attenzione. E così si fa operare da un chirurgo (che prima derideva) che opera solo al mattino e che parla ai pazienti addormentati, perché ritiene che anche in anestesia, abbiano bisogno di sentirsi rassicurati…
Farebbe bene a molti rivedere quel film, e soprattutto ora, dopo che un lavoro interessantissimo, svolto da ricercatori statunitensi (Sanaka MR et al, Am J Gatroenterol 2006 Dec;101(12):2726-30) ha evidenziato che un atto medico abbastanza semplice e ripetitivo, come una colonscopia, nel 5% dei casi fornisce risultati inadeguati se le colonscopie sono svolte al pomeriggio; il 3% delle persone deve ripetere la colonscopia o subire altri tipi di indagine per una correttezza diagnostica.
Si pongono quindi diverse questioni sulle possibili cause:
Se si tratta di eccessiva attesa dei pazienti “allarmati” fin dal mattino e forse diventati “impazienti” si devono meglio organizzare le gestioni pratiche degli appuntamenti.
Se si tratta di stanchezza del medico si deve agire perchè la sua attenzione resti elevata, e allora si deve pretendere da chi opera o da chi esegue esami una alimentazione che controlli i livelli di insulina e impedisca fenomeni di ipoglicemia frequenti; il fatto che il metabolismo venga fortemente modificato dalle scelte alimentari è ormai noto, e non può più passare sotto silenzio.
Se si tratta di una rivincita del bioritmo, la medicina deve ripensare molte delle sue convinzioni, e riprendere a considerare la globalità dell’uomo, la possibilità di errore, la necessità di rispetto di tempi umani e il riconoscimento di qualche parte ancora misteriosa presente in ogni individuo. Si tratta di parti che non si lasciano ridurre dentro ad uno schema numerico o ad una codifica che non sa cogliere differenze tra l’energia dell’alba e quella del tramonto.