Misurare i livelli di BAFF e di infiammazione per una gravidanza sana. Conferme da una ricerca internazionale
Nel Maggio 2018 l’importante rivista internazionale di ginecologia Pregnancy Hypertension ha pubblicato i risultati di un lavoro che il nostro gruppo di ricerca ha effettuato insieme all’Imperial College di Londra (guidato da Christopher Lees) e al professor Enrico Ferrazzi, direttore della Clinica Ostetrica Ginecologica, Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità, dell’Università degli Studi di Milano.
La ricerca, leggibile e scaricabile gratuitamente a questo link fino al giorno 5 luglio 2018 (50 giorni dalla pubblicazione online dell’articolo), ha valutato la presenza di BAFF e di PAF e di altre citochine infiammatorie, nel plasma di un gruppo di donne gravide che avevano manifestato preeclampsia nel corso della gravidanza (Tay J et al, Pregnancy Hypertension 2018:13;58-61).
Il lavoro clinico è stato svolto su 69 donne di età compresa tra i 25 e i 40 anni di età, reso possibile dalla disponibilità di una sieroteca dell’Imperial College, che, avendo conservato i precedenti prelievi, effettuati nei vari momenti della gravidanza, ha consentito di valutare direttamente sui sieri delle donne che avevano sviluppato preclampsia quali citochine si fossero elevate nei mesi precedenti alla comparsa del disturbo.
La preeclampsia è una condizione che riguarda in modo specifico le donne in gravidanza, caratterizzata dal coinvolgimento di numerosi organi e apparati e correlata ad un aumento repentino della pressione arteriosa e alla sofferenza renale con perdita di proteine con le urine (proteinuria) e gonfiori diffusi.
Spesso si considera questa malattia come dovuta alla “sfortuna statistica”, un po’ come se fosse tra i possibili effetti collaterali della gravidanza, mentre gli studi scientifici più recenti stanno dimostrando che questa condizione è fortemente legata alla crescita della infiammazione nell’organismo e che questo livello di infiammazione è fortemente correlato con il tipo di alimentazione della donna gravida.
Ed è infatti quello che l’analisi retrospettiva ha potuto dimostrare.
Come si può leggere nel lavoro originale appena segnalato, le analisi sulle citochine, effettuate negli stessi laboratori dell’università Tor Vergata di Roma in cui vengono effettuati i test Recaller e BioMarkers, hanno consentito di evidenziare che un livello dl BAFF elevato durante il primo trimestre di gravidanza, quando cioè la malattia non si è ancora manifestata, è un importante indicatore dello sviluppo successivo di questo disturbo.
Considerata la relazione intensa che esiste tra l’innalzamento del BAFF e la propensione alle malattie autoimmuni, nella mia comunicazione fatta al 3° Congresso Internazionale sulla Ipertensione Materna (Cambridge, UK), ho proposto che la preeclampsia sia in parte una malattia autoimmune in cui il ruolo del BAFF sia evidente e determinante.
La buona notizia è che l’innalzamento del BAFF può dipendere in gran parte anche dall’alimentazione e questo significa che regolando l’alimentazione in risposta al livello di infiammazione misurato e in relazione al proprio profilo alimentare, si può ridurre il valore delle citochine infiammatorie coinvolte e arrivare alla gravidanza già preparati e nelle migliori condizioni possibili, oppure si può lare intervenire immediatamente per regolare, anche a gravidanza iniziata, lo sviluppo della malattia.
Nello stesso lavoro si è visto che anche il PAF ha delle importanti connessioni che riguardano invece, in caso di suoi livelli elevati, la crescita fetale, ma si tratta di una ricerca ancora in corso di pubblicazione che comunque conferma l’importanza infiammatoria nella gestione di una fase così bisognosa di attenzione e delicatezza come la gravidanza. In cui modulare l’alimentazione e l’infiammazione che ne dipende può essere fondamentale per la salute del prossimo bimbo e della madre.