Gravidanza, preeclampsia e alimentazione
La preeclampsia è una condizione che riguarda in modo specifico le donne in gravidanza, caratterizzata dal coinvolgimento di numerosi organi e apparati e correlata ad un aumento repentino della pressione arteriosa e alla sofferenza renale con perdita di proteine con le urine (proteinuria) e gonfiori diffusi.
Spesso si considera questa malattia come dovuta alla “sfortuna statistica”, un po’ come se fosse tra i possibili effetti collaterali della gravidanza, mentre gli studi scientifici più recenti stanno dimostrando che questa condizione è fortemente legata alla crescita della infiammazione nell’organismo e che questo livello di infiammazione è fortemente correlato con il tipo di alimentazione della donna gravida.
L’aumento della pressione arteriosa può poi associarsi a segni e sintomi quali cefalea, accentuazione dei riflessi, irritabilità esasperata, alterazioni della vista (scotomi), alterazioni della coagulazione, dolore epigastrico, nausea e vomito, tutti segnali di una maggiore severità del quadro.
Questa condizione va monitorata attentamente in quanto, in assenza di supporti adeguati, può creare conseguenze sia per la madre sia per il nascituro.
La sua eziologia non è ancora del tutto chiara e coinvolga sicuramente anche alcuni fattori ereditari, ma tutte le condizioni di resistenza insulinica e di infiammazione sono una sua forte concausa.
Si tratta di una patologia multifattoriale e gli stati infiammatori (come quelli correlati al cibo) e il conseguente stress ossidativo sono tra gli obiettivi di una prevenzione che può passare attraverso l’approccio nutrizionale adeguato per prevenire ma anche per trattare la malattia.
Alcune donne possono esser più a rischio di altre, ad esempio donne diabetiche, obese o ipertese, situazioni queste in cui la componente infiammatoria è molto presente.
Cosa fare
Una dieta personalizzata sul Profilo Alimentare definito dai test Recaller e BioMarkers e orientata al ripristino di una flora intestinale equilibrata, è uno dei pochi strumenti fisiologici che consentono di ridurre la presenza di citochine infiammatorie e che aiutano a ridurre il rischio di sviluppo della preeclampsia e delle sue successive complicanze.
Conoscendo il livello di infiammazione presente nell’organismo si può formulare uno schema dietetico di rotazione personale volto al controllo glucidico e insulinico della donna in gravidanza. Tutti strumenti integrabili alle terapie eventualmente in corso.
Altri suggerimenti
La naturale “terapia” della preeclampsia è il fatto di arrivare al parto ma la condizione di tante donne che affrontano una seconda gravidanza dopo avere avuto una prima in cui pressione arteriosa, metabolismo e funzione renale si sono alterati può oggi ricevere un supporto effettivo per una prevenzione efficace.
E durante la gravidanza, il controllo alimentare del livello infiammatorio affiancato alle necessarie terapie sintomatiche può minimizzare i fattori di rischio di questa condizione.
Poiché l’infiammazione interferisce nella distribuzione dei liquidi corporei, una dieta bilanciata a forte valenza antinfiammatoria si inserisce positivamente nel programma di prevenzione e terapia.
Tra i punti chiave del regime alimentare da impostare c’è il controllo del consumo di zuccheri semplici per evitare fenomeni di insulino-resistenza, accumulo di grassi e sovrappeso.
Molto importante per la donna in gravidanza è che l’apporto calorico giornaliero sia bilanciato correttamente tra proteine, carboidrati, vegetali e grassi. Nessuno cibo deve esser visto come “nemico”, ma inserito in modo corretto nella quotidianità favorendo eventualmente la necessaria rotazione suggerita dal test Recaller o BioMarkers.
La giusta idratazione e il ridotto consumo di sale sono altri aspetti importanti per il mantenimento del peso corretto e per evitare gli edemi periferici.
Altro punto fondamentale è l’attività sica (lieve o moderata) da praticare almeno 3 volte alla settimana: il movimento permette di mantenere un metabolismo attivo e controllare l’andamento glicemico.