Manca il sonno? Meglio controllare la vitamina D
La vitamina D è una vitamina estremamente particolare. Pare infatti che faccia un po’ tutto: fa bene alle ossa e all’umore, previene il raffreddore, e, da analisi recenti parrebbe addirittura in grado di ridurre la progressione del cancro del colon.
Un’altra buona notizia legata alla vitamina D? Riguarda la correlazione tra livelli di vitamina D, qualità del sonno e percezione del dolore.
A quanto pare, livelli di sonno e vitamina D sarebbero in grado di influenzarsi a vicenda, ed entrambi agirebbero modificando la percezione del dolore.
Il particolare, livelli più bassi di vitamina D sono correlati a una cattiva qualità del sonno (probabilmente per l’azione positiva sull’umore) ed entrambe le variabili sono in grado di far incrementare la percezione dolorifica. Per cui, sia che si patisca per il dolore (pensiamo ad esempio alla fibromialgia) sia che la qualità del sonno non sia ottimale, un’analisi della vitamina D può essere utile per evidenziare (e quindi trattare) eventuali carenze.
La vitamina D si trova in quello che mangiamo, legata alle sostanze grasse, per lo più di origine animale (tuorlo dell’uovo, pesce, carne, latte…). La quantità giornaliera consigliata (RDA) è tra le 200 UI (5 microgrammi) dell’infanzia e della giovane età adulta e le 600 UI (15 microgrammi) degli ultrasettantenni, passando per ile 400 UI (10 microgrammi) dei cinquantenni.
Le quantità non sarebbero così difficili da raggiungere in una dieta ricca di pesce e uova, che però non è esattamente la tipica dieta europea. In più, spesso la vitamina D non viene assorbita come sarebbe opportuno.
L’altro modo di incrementare i propri livelli di vitamina D è l’esposizione solare, ma sappiamo che usare filtri di protezione è utile per altri motivi.
Per questo, di frequente, l’integrazione è utile. Essa si fa con oli arricchiti di vitamina e posti in boccette e capsule. L’integrazione può essere di bassa dose oppure a dose più alta, con assunzioni settimanali o mensili, a seconda delle necessità.
Le accortezze da avere sono di assumere la vitamina D durante un pasto, per migliorarne l’assorbimento, ed eventualmente di associare l’assunzione dell’integratore a degli enzimi digestivi, sempre per motivi legati alla digestione del grasso e all’assorbimento della vitamina.
Un’ultima cautela: è utile che l’integrazione autoprescritta non superi le 800 UI al giorno (20 microgrammi). Anche i livelli eccessivi di Vitamina D sono un problema. Per questo farsi seguire dal proprio medico, eseguendo dei dosaggi di vitamina D, qualora ci sia un fondato sospetto di carenza, è utile e senz’altro la scelta migliore.
Bibliografia essenziale
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