Influenza e Covid: nuovi virus e nuovi equilibri
In Australia, durante la nostra primavera (che per loro corrisponde all’autunno), sono successe cose strane. Per tanti anni quello che è successo lì ha anticipato di sei mesi le epidemie influenzali europee, al punto che gli stessi vaccini antinfluenzali europei e statunitensi sono stati spesso rielaborati sulla base dei tipi di virus diffusi in Australia nei mesi precedenti.
L’epidemia influenzale che noi aspettiamo sempre tra dicembre e gennaio (e loro tra giugno e luglio) è arrivata inaspettatamente ad aprile, come se da noi, in Europa, l’influenza “scoppiasse” ad ottobre.
La ripresa della circolazione di virus influenzali (prevalentemente di tipo A) è stata, inoltre, numericamente molto più limitata delle ultime influenze “pre Covid” del 2019 e del 2018. Lo scorso anno (2021) si diceva che questa anomalia fosse dovuta all’uso della mascherina obbligata dalla pandemia da Covid, ma dopo un’estate in cui si è quasi stati “liberi tutti”, questo strano spostamento di tempi e di tipi di infezione apre più di un interrogativo.
Con la pandemia il mondo sta riposizionando le proprie nicchie di batteri e di virus e ha iniziato dei cambiamenti che vanno seguiti con la giusta cautela. Se si pensa che più della metà degli italiani ha comunque incontrato ufficialmente il virus del Covid-19 (in realtà i numeri veri sono decisamente più elevati) e che la maggior parte della popolazione è stata anche vaccinata, si comprende che la quasi totalità delle persone ha sviluppato una immunità anticorpale o cellulare nei confronti di questo virus.
Un lavoro pubblicato su Allergy, Asthma & Clinical Immunology nel 2022 ha anche confermato quanto Eurosalus aveva proposto fin dai primi mesi del 2021, che cioè esiste una immunità cellulare (non misurabile con titoli anticorpali classici) che giustifica la resistenza al virus di molte persone senza anticorpi anti Sars CoV-2 e che seppur fragili ed esposti pesantemente al contagio non sembrano essersi contagiati o ammalati nemmeno in modo asintomatico.
Sembra, facendo il confronto con l’immunità cellulare della prima Sars, che questa immunità cellulare possa durare per molti anni anziché per pochi mesi (e questa è una gran buona notizia!!).
Nel settembre 2022 il gruppo di ricerca di GEK Lab, insieme al Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia dell’Università di Milano, ha pubblicato su Nutrients i risultati di una ricerca di fortissimo impatto effettuata su donne gravide infettate da Covid durante la loro gravidanza.
In sintesi, l’unica differenza esistente tra le donne che hanno sviluppato malattia grave e hanno dovuto essere supportate sul piano respiratorio rispetto alle donne che hanno passato il Covid in modo paucisintomatico o lieve sono stati i livelli di glicazione misurati dal Metilgliossale e dalla Albumina Glicata. Nessun altro biomarcatore fisico o biologico ha potuto definire una differenza tra i due gruppi.
Significa che la glicazione (individuabile con i test GEK Lab) è stata, ed è in pratica per tutti, una delle concause più rilevanti di infezione e di aggravamento della patologia. Probabilmente non solo del Covid.
Per il prossimo futuro è necessario ricordare che esistono alcune “nicchie” specifiche che fanno parte della modalità con cui l’umanità vive la sua relazione con virus e batteri. Nel corso dei millenni, alcune patologie si sono stabilizzate su un certo livello di prevalenza nella popolazione e questi valori oscillano nel tempo senza troppe variazioni. Qualcosa di nuovo, dopo la pandemia di Covid e le vaccinazioni a livello mondiale, è invece successo.
Come segnalato, la riduzione delle infezioni influenzali nel corso dell’inverno 2021 (in Europa come in Australia) non dipendeva dalle sole misure di contenimento in atto, con mascherine, distanziamento e limitazione delle attività sociali. Si era pensato che tutti i virus che si trasmettono per via respiratoria, tramite la saliva e il contatto con le mani fossero stati controllati dalle misure di contenimento anti Covid.
Invece, nella relazione settimanale della Società Americana di Malattie Infettive, il 30 settembre 2021 l’IDSA (Infectious Diseases Society of America) ha confermato che i virus del semplice raffreddore e altri virus comuni hanno continuato a circolare indisturbati, mentre i virus influenzali e il virus respiratorio sinciziale (RSV) si sono ridotti in modo elevato. Nel campione studiato, la percentuale di bambini positivi per per il RSV è passata dal 20,5% all’1,2% mentre quella dell’influenza, sempre per la stagione 2019-2020, è passata dal 10,5% al 2,6%. Come se le misure di contenimento potessero controllare alcuni tipi di virus ma non altri, come riportato nell’articolo di Healio.
Queste “stranezze” stanno continuando a manifestarsi in modo evidente. Come abbiamo visto per l’influenza in Australia, si stanno evidenziando effetti di cambiamento delle prevalenze infettive a livello mondiale che suggeriscono la riorganizzazione della prevenzione autunno/invernale.
Sia nell’estate 2021 che in quella 2022 sono comparse in Europa “strane” patologie da raffreddamento:
- Raffreddori prolungati
- Forme similinfluenzali estive
- Tracheo-bronchiti estive
che per la loro inusualità hanno stimolato riflessioni epidemiologiche importanti su un qualche cambiamento in corso negli equilibri tra i diversi ceppi virali e batterici.
In Nuova Zelanda, ad esempio, si è potuto assistere alla esplosione di casi di infezione da Virus Respiratorio Sinciziale che hanno portato alla saturazione delle rianimazioni del sistema sanitario neozelandese non più per trattare il Covid ma per trattare le problematiche virali, normalmente presenti in piccoli numeri e emersi in misura esageratamente rilevante nel loro inverno appena passato.
Nell’estate 2021 e in quella 2022 ho assistito alcuni pazienti con una sintomatologia respiratoria tale per cui, se fosse stata presente anche la febbre e l’età infantile avrei “giurato” sulla presenza del RSV, mentre la causa era legata ad altri e diversi agenti virali non così definiti. E anche altre situazioni cliniche come quelle appena descritte hanno richiamato alla mente la presenza di virus diversi dal solito che si presentavano in momenti del tutto inaspettati. Come se, anziché arrivare nel tardo autunno o in inverno, stessero riadattandosi ad un equilibrio biologico mondiale in fase di definizione (che nella storia tende poi a stabilizzarsi).
Lungi dall’essere preoccupato, mi rendo conto del fatto che oggi, più ancora di prima, serve una capacità di difesa “ad ampio spettro”, che non miri solo al virus X o al virus Y ma che supporti l’azione del sistema immunitario in modo generalizzato. La prima azione di difesa, oggi confermata anche dalla ricerca che il nostro gruppo ha appena pubblicato su Nutrients relativo alla interferenza della glicazione sulle infezioni virali, è una dieta personalizzata che identifichi la quantità di zuccheri accettabile per la buona salute di ciascuno.
Le altre armi che abbiamo a disposizione sono le stesse che da anni hanno consentito di affrontare anche i nuovi virus migliorando le capacità difensive. Vitamina C (Oximix C1000), Broccolo italico (Betamune) e minerali di supporto al sistema immunitario (Oximix Multi+ alternato a Oximix 1+), che rappresentano l’integrazione di base che insieme ad una dieta personalizzata io metto in atto per me stesso ad ogni inverno e che suggerisco a tutti i miei pazienti, ottenendo effetti fortemente positivi sulla prevenzione delle malattie invernali. Che vengano da virus vecchi o da virus nuovi.
Come per lo scorso anno la prevenzione si basa quindi, come già indicato nell’articolo “Covid, influenza e prevenzione invernale”, sulla assunzione di alcuni integratori (Betamune, Oximix e Vitamina C) e sulla attenzione dietetica nutrizionale personalizzata, con una particolarissima attenzione alla glicazione. Nell’articolo sono ampiamente descritte le modalità di assunzione preventive e sono anche indicati i suggerimenti per affrontare gli episodi acuti.
Nella attività clinica che svolgiamo in SMA (centro clinico in cui opero), segnaliamo la necessità di controllare l’infiammazione e la glicazione (attraverso il test PerMè e il Glyco Test) che sono fattori predisponenti alla infettività, alla contagiosità e allo sviluppo di complicanze non solo per il Covid ma anche per tutti gli altri virus, anche quelli che ancora non conosciamo ma che il nostro organismo può imparare ad affrontare nel modo migliore.