Tutti gli zuccheri possono causare infiammazione e malattia. Difenditi con una scelta personalizzata
Dal 2017 sappiamo che un eccesso individuale di zuccheri scatena ben il 62% di tutte le possibili reazioni che noi crediamo allergiche o infiammatorie (dall’orticaria alla colite, dalla dermatite alla fibromialgia) e dal 2023 sappiamo anche qual è il meccanismo cellulare che determina questo effetto.
Una review pubblicata nel 2022 su Frontiers in Immunology ha spiegato con chiarezza che tutti gli zuccheri (che siano glucosio o fruttosio poco importa), quando sono assorbiti dall’intestino, possono attivare un processo infiammatorio che contribuisce alla formazione di citochine coinvolte in numerose malattie.
Gli autori descrivono gli effetti della assunzione eccessiva di zuccheri sulla artrite reumatoide, sulla sclerosi multipla (e sulle altre malattie neurodegenerative), sulla psioriasi, sulle malattie infiammatorie intestinali come la malattia di Crohn e sulla infiammazione cronica di basso grado.
Questo si affianca ad un dato che ormai è conosciuto con certezza: che la variabilità glicemica, dovuta ai picchi di fruttosio, di alcol e di carboidrati (oltre che di zucchero), aumenta del doppio il rischio di mortalità dovuta a qualsiasi causa.
È stata infatti la ricerca segnalata nell’ultimo articolo, che è stata pubblicata nel Novembre 2021 sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, a spiegare con chiarezza che le fluttuazioni di glicemia sono altamente correlate con la mortalità per qualsiasi causa, in modo del tutto indipendente dai valori di emoglobina glicata o di glicemia a digiuno.
Questo studio ha anche consentito di capire che i picchi glicemici non sono dovuti solo allo zucchero ma agli zuccheri in generale, alla frutta, ai dolcificanti artificiali e allo squilibrio nella composizione del piatto.
Quindi diventa importante capire quando e come gli zuccheri (o gli eccessi relativi di carboidrati) siano individualmente eccessivi. Anche un eccesso relativo di carboidrati (pur sanissimi) all’interno del pasto può infatti essere letto dall’organismo, come una assunzione diretta di zuccheri, che determinano poi effetti di glicazione evidenti.
Un eccesso individuale di zucchero, di fruttosio, di alcol, di dolcificanti e di carboidrati, determina non solo l’alterazione della capacità metabolica dell’organismo (diabete e sovrappeso ad esempio) ma una risposta infiammatoria correlata a tutte le malattie oggi più diffuse, come spiegheremo a breve.
Nella primavera del 2023, il British Medical Journal ha presentato le 43 malattie croniche gravi correlate all’uso di zucchero ed Eurosalus ne ha parlato diffusamente sulle sue pagine.
Dall’analisi pubblicata dal BMJ, che ha valutato decine di milioni di persone (un numero enorme di dati) e il loro uso di zuccheri, non è emerso nessun possibile effetto positivo dello zucchero se non quello legato al piacere e al gusto.
Si tratta di uno studio imponente (è una “umbrella review”, che consente di leggere in modo aggregato la clinica di decine di milioni di persone) ed ha documentato ben 43 patologie gravi correlate con certezza all’uso degli zuccheri.
È importante ricordare che quando si parla di zuccheri e di glicazione non si fa riferimento solo allo zucchero da cucina ma anche al fruttosio (ebbene sì anche l’eccesso di frutta), all’alcol e ai polioli (dolcificanti artificiali) che condividono la stessa via metabolica.
L’articolo “Zuccheri semplici, invisibili, nascosti: dove si trovano e come ridurne gli effetti?” descrive e spiega in dettaglio a che cosa fa riferimento il termine di “zuccheri”.
Se Infatti obesità e diabete sono immediatamente in rapporto con lo zucchero, dal lavoro di ricerca le associazioni dannose più significative tra consumo di zucchero nella dieta e malattie hanno evidenziato 18 esiti endocrini/metabolici, 10 esiti cardiovascolari, 7 esiti oncologici e 10 altri esiti “vari” (neuropsichiatrici, dentali, epatici, osteitici e allergici).
Più che utile quindi, diventa quasi obbligatorio, nella gestione dei consumi di zuccheri (e di eventuali “sgarri”), conoscere le proprie caratteristiche metaboliche, infiammatorie e genetiche. Capire cioè come il proprio organismo è in grado di gestire il flusso di zuccheri senza riceverne danno.
Ciò consente di godersi una Sacher, un cannolo o due cucchiaiate colme di marmellata senza troppi allarmismi o paranoie. Anche per questo motivo misurare eventuali danni da zucchero in modo preciso è sicuramente meglio che supporre.
Test come il Glyco Test o il PerMè consentono di identificare eventuali eccessi individuali di zuccheri e impostare una dieta personalizzata, con la giusta varietà alimentare (dolci compresi!).
Per questo, nel centro SMA in cui lavoro, quando affrontiamo tutte le malattie con una impronta metabolica, impostiamo sempre specifici percorsi terapeutici e dedichiamo una attenzione personalizzata al quadro infiammatorio dovuto agli alimenti e alla misura del BAFF, del Metilgliossale e della Albumina glicata (attraverso i test di GEK Lab) perché la risposta clinica sia soprattutto quella del controllo dell’infiammazione, della riattivazione del metabolismo e della riconquista del benessere personale.