L’arancione che salva. Mangiare carote abbassa del 20% il rischio tumore
Negli ultimi mesi del 2023 un gruppo di ricercatori britannici ha pubblicato su Critical Reviews in Food Science and Nutrition una review da cui emergono alcuni dati importanti e soprattutto utili per la corretta prevenzione delle forme tumorali.
Sono stati valutati 50 studi prospettici riguardanti svariate forme di tumore (colon, seno, polmoni, prostata ed altri ancora) in diverse regioni del mondo (non solo Europa e USA ma anche Asia ed altre nazioni), studiando la frequenza di assunzione di alcuni alimenti.
Inoltre è stata studiata a livello sanguigno la presenza di Alfa-carotene una sostanza provitaminica correlata all’assunzione delle carote.
Non si è voluto sondare il Betacarotene perché già altri numerosi studi avevano documentato una scarsa correlazione con la riduzione delle forme tumorali.
Sono stati valutati oltre 50.000 casi di cancro, confrontandoli con altrettanti controlli, quindi si tratta di uno studio di vaste proporzioni.
Valutando insieme la frequenza di assunzione delle carote e gli aumentati livelli di alfa-carotene nel sangue, la riduzione del rischio di ammalarsi è valutabile in media intorno al 20% (e in molti casi arrivando anche al 30%) con una elevatissima significatività statistica.
Questo vale per chi usa le carote almeno 5 giorni alla settimana (basta aggiungerene anche una piccola porzione in uno dei pasti). Per chi le usa una sola volta alla settimana la riduzione è ancora molto evidente, ma dal 30% si riduce al 5% (che comunque non è male lo stesso).
Il nostro suggerimento è quello di mantenere carote crude, possibilmente bio, in frigorifero e mangiarne comunque qualche morso prima di iniziare a mangiare i propri pasti. Con questo si attiva anche un ottimo processo antinfiammatorio e antiallergico, come già spiegato su queste pagine fin dal 2007.
Si tratta di una ottima notizia che si affianca a quella già discussa per il controllo dei cibi ultra processati (UPF). Ridurne un po’ l’assunzione abbassa moltissimo la possibilità di sviluppare forme tumorali. E si tratta, anche qui, di percentuali di prevenzione molto elevate. Lo abbiamo spiegato bene in un articolo recente di Eurosalus intitolato “Fare lo slalom tra merendine, tumori e cibi ultra raffinati…”.
Un’altra buona notizia è che la gran parte degli effetti di facilitazione tumorale derivanti dagli UPF sono dovuti alla produzione di sostanze ossidanti, di sostanze infiammatorie e di glicazione.
Come più volte indicato da queste pagine, soprattutto per gli aspetti dovuti alla glicazione (che ossida le sostanze organiche, provoca resistenza insulinica e modifica la struttura del DNA di molte cellule), questa si può misurare con efficacia controllando anche gli effetti dei propri cambi alimentari a distanza di poche settimane da quando si inizi a nutrirsi in modo più corretto.
Fare diventare il “crudo vivo e colorato” prima di mangiare una buona abitudine, ridurre la presenza di cibi ultraprocessati o raffinati (UPF) e controllare i propri livelli di infiammazione e glicazione rappresenta una delle armi più potenti per mantenersi sani e prevenire le più importanti patologie in modo efficace.