Gravi danni dal nuovo vaccino anti Rotavirus.
La verifica scientifica è solo del 22 febbraio, ma su questo vaccino si era a lungo dibattuto già durante l’estate del 1999, tanto che il settimanale americano Newsweek (il 20 settembre 1999) titolava un suo articolo centrale “Sono necessarie le vaccinazioni?“.
Questa servirebbe per difendersi da una forma virale che da sintomi molto simili all’influenza, ma che coinvolge anche l’intestino. Molti genitori la conoscono bene senza saperlo: le loro discussioni fuori dalle scuole sulla “influenza intestinale che sta girando adesso”, riguarda spesso una infezione da Rota virus. Un gran numero di bambini vaccinati ha dovuto essere operato per una occlusione intestinale, oggi sicuramente attribuibile agli effetti indiretti del vaccino.
Sull’autorevole New England Journal of Medicine (2001;344:564-72) è stato pubblicato due giorni fa un lavoro molto attento, che purtroppo riconferma alcuni dei dubbi che già erano nati su questa vaccinazione.
I bambini vaccinati (in 19 diverse nazioni) hanno avuto una incidenza di “occlusione intestinale” conseguente al vaccino di circa 1 caso su 5000 vaccinati; per inciso si tratta di bambini di età compresa tra 1 mese e 11 mesi a cui deve essere aperta la pancia per risolvere un problema indotto da una scelta sanitaria. È una malattia che non porta a morte (se uno la sa riconoscere e vive vicino ad un ospedale) ma è una complicanza che obbliga ad un intervento chirurgico importante in età neonatale. È un dato che non può non fare riflettere.
I dubbi relativi a questo vaccino erano iniziati fin dalla sua comparsa. Le infezioni da Rota virus non sono problematiche nel mondo occidentale; hanno invece una notevole importanza nel mondo non occidentale, e infatti il vaccino era stato studiato per questi paesi, realizzando un interessante paradosso.
C’era un vaccino efficace, ma il costo della singola dose era superiore al costo del mantenimento globale per due mesi per un bambino. Il ciclo di vaccinazione completo sarebbe pesato come costo molto grave sulle realtà familiari e sociali locali, e venne ritenuto una buona idea “inservibile”. Ma gli investimenti devono portare i loro utili, e così si è pensato di proporre l’uso di questa vaccinazione anche in nazioni che non conoscono più la mortalità da Rota virus.
In questo caso c’è il rischio di danni alla salute molto gravi indotti da una necessità (tutta da discutere) di difendere degli interessi di salute. Non è chiaro se si tratti della salute della gente o delle “casse” di alcune industrie farmaceutico-chimiche.
Alcune vaccinazioni hanno fatto il bene della umanità, troppe stanno probabilmente facendo del male. Serve una riflessione sulla ricerca ideale di una salute perfetta che non esiste, e che dimentica la capacità e la necessità di adattamento degli individui.