Giappone: difendersi dal Cesio radioattivo 137
Noi speriamo che non ci sia bisogno di mettere in pratica quanto suggerito da questo articolo. Lo avevamo detto anche dopo Chernobyl, sperando di non dovere mai più ripubblicare pagine di questo tipo, ma la realtà è spesso più pazza della fantasia quindi manteniamo le orecchie aperte e seguiamo con attenzione le notizie, cercando di interpretarle.
Dobbiamo capire cosa stia succedendo, iniziando a predisporre quello che potrebbe essere necessario fare per difendersi da un eventuale rischio nucleare connesso alle centrali nucleari giapponesi (in particolare Fukushima) e al fallout (ricaduta di materiale radioattivo al suolo) che riuscirebbe ad avere effetti globalmente più devastanti di quelli della esplosione locale.
Le notizie di questa mattina hanno evidenziato l’evacuazione di oltre 50.000 persone dall’area di Fukushima alle 7.52. Poi tra le 9.31 e le 9.36 ci sono state esplosioni intorno al reattore e infine il crollo del tetto della struttura. Viene rilevato del Cesio radioattivo intorno alla centrale e gli abitanti non evacuati sono stati invitati a chiudersi nelle case bloccando qualsiasi spiffero proveniente dall’esterno. Alle 11.27 l’ordine di evacuazione intorno alla centrale è stato portato a 20 km, raddoppiando il limite posto solo ieri (riportato dall’agenzia Kyodo).
Le ultime notizie danno molti abitanti di Tokyo in allontanemento dalla città e una ridda di informazioni poco coordinate. L’autorità preposta a livello internazionale a questo tipo di valutazione è l’IAEA (International Atomic Energy Agency) in questo momento sottoposta a un eccesso di richieste e quindi non facilmente raggiungibile on line; le notizie sono complete anche se purtroppo in lieve ritardo con l’attualità.
Purtroppo le rassicurazioni di ieri rilasciate dalle autorità giapponesi assomigliano a quelle di cui ormai bisogna diffidare fin dall’inizio (vedi il raddoppio del limite di evauazione dato da poco). Quando si parla di difesa del nucleare la certezza della verità è davvero inconsistente ed è spesso molto meglio prevedere autonomamente le proprie strategie di difesa.
Non dovrebbe esistere il rischio dello Iodio 131 (non presente in un impianto “leggero” come dovrebbe essere Fukushima) ma tutti gli altri rischi dovuti alla fusione nucleare sono presenti come a Chernobyl. In particolare dobbiamo tenere sotto controllo il Cesio la cui presenza è stata già segnalata nei dintorni della centrale.
Quando ci si trova in mezzo all’equivalente di una esplosione nucleare non ci sono grandi vie di fuga, ma nella sciagurata ipotesi che questa sia dovuta al mancato controllo di un reattore nucleare o che sia dovuta all’impiego dell’arma atomica, tattica, intimidatoria o terroristica che sia, possiamo e dobbiamo essere preparati a controllare il fallout radioattivo, cioè la ricaduta nel corso dei giorni o delle settimane successive alla esplosione delle polveri radioattive.
Queste, come è già successo per Chernobyl, sono in grado di provocare danni gravissimi, ma possono essere controllate con efficacia. Dobbiamo ricordarci che i reattori nucleari sono possibili oggetti di terremoti o tsunami (come in Giappone) e sono sempre anche obiettivi sensibili del terrorismo, e la loro manomissione può comunque portare a danni di questo genere.
Di fronte ad una contaminazione nucleare specifica, si deve intervenire a contrastare l’azione di ogni singolo radionuclide presente; ognuno di essi infatti ha delle caratteristiche peculiari che consentono di mettere in atto delle difese efficaci.
Vanno conosciuti però i tempi di comparsa dei singoli contaminanti in relazione al tempo trascorso e alla distanza dal luogo della esplosione nucleare.
Non si dimentichi mai comunque che esiste un sinergismo enorme tra i diversi agenti inquinanti, e gli effetti nel tempo del fallout radioattivo di una esplosione nucleare o di una ripetizione di una nuova Chernobyl, si sommano a quelli degli altri inquinanti (gas di scarico ecc.), e agiscono in senso moltiplicativo tra loro grazie alla presenza di un livello elevato di radioattività.
Purtroppo non sempre la conoscenza specifica dei tempi di ricaduta di ogni singola sostanza radioattiva è certa e anzi molto spesso è volutamente celata per motivi politici o militari (in Francia ad esempio quasi tutti i dati di radioattività ambientale sono considerati segreto militare e non divulgabili).
Come strategia difensiva indichiamo quella da mettere in atto nel caso di un incidente nucleare simile a quello dell’86, anche perché rappresenta una possibile “tipica” reazione cui il mondo potrebbe essere risottoposto. Infatti i radionuclidi dispersi nell’ambiente dal disastro dell’86 non sono tipici di “quel” reattore nucleare, ma comuni invece alla maggior parte dei reattori esistenti, e strettamente simili a quelli provocati dallo scoppio di una bomba nucleare.
Insieme ai singoli preparati indicati sia per il Cesio, per lo Stronzio che per lo Iodio 131 (che ricordiamo ad oggi non sarebbe presente nell’aria) l’impiego protettivo di una dose da 5 ml al giorno di una preparazione che contenga i più importanti antiossidanti (Zinco, Rame, Manganese, Selenio, Vitamina C) come ad esempio in Oximix 2+, ed una integrazione di Vitamina C, nelle varie formulazioni possibili, rimane uno dei capisaldi della difesa dalle radiazioni. Ricordiamo che lo Zinco ha una specifica azione di riparazione sui danni del DNA.
Il Cesio viene assorbito a livello intestinale in modo rapidissimo; la sua struttura chimica è molto somigliante a quella del Potassio, quindi viene utilizzato dall’organismo per riempire le “cellule”; in conseguenza di questo la maggiore concentrazione si avrà nel muscolo degli animali, in modo progressivamente crescente nel volgere di qualche settimana dall’evento contaminante.
Sarà quindi opportuno seguire nel corso dei mesi successivi l’andamento della sua presenza nelle carni e nei pesci.
Il tempo di dimezzamento fisico del Cesio è di circa 30 anni, ma il dimezzamento biologico (cioè il tempo in cui l’organismo ne elimina la metà) è di circa 110 giorni.
Analogamente a quanto si dirà per lo Iodio 131 in questo articolo, si può cercare di “ingannare” l’organismo proponendogli l’assunzione di Potassio “sano” al posto del Cesio, e così sarà possibile utilizzare una integrazione di Potassio nell’ordine dei 250-300 milligrammi per un paio di volte al giorno (ad esempio Potassio Vitamina C, Driaforce di Driatec, 3-4 misurini al giorno, Oligo Potas Plus 2 al dì oppure KCl retard), ripartiti nella giornata, e in particolari condizioni, sotto controllo medico, sarà possibile utilizzarne anche un quantitativo maggiore.
L’uso di patate bollite al posto del pane consentirà ad esemipo di sfruttare la presenza di potassio e di vitamina C presenti nelle patate per incrementare questa azione difensiva.
Come il Cesio viene scambiato per Potassio, così lo Stronzio viene scambiato per Calcio, e viene quindi assorbito dall’organismo che lo fissa immediatamente nelle ossa; la situazione è quindi più drammatica perché lo Stronzio ha un dimezzamento fisico di circa 28 anni, ma una volta fissato nelle ossa tende a rimanervi stabilmente, ed esercita quindi per tutta la vita la sua influenza.
Benché quindi sia assorbito a livello intestinale solo nella misura del 30%, è importantissimo evitare anche questo pur minimo assorbimento, che può nel tempo essere responsabile della formazione di tumori ossei, leucemie e linfomi.
La soluzione per “ingannare” l’organismo c’è, e si attua mediante un particolare composto chiamato acido alginico, che si fissa allo Stronzio e ne impedisce l’assorbimento; lo si trova massimamente concentrato in alcuni tipi di alghe, generalmente le alghe marroni e non quelle rosse, e in particolare nelle Laminarie.
Un prodotto disponibile in commercio è il Kelp, appunto un particolare tipo di alga, già preparato in compresse, che possono essere assunte in ampia quantità in corrispondenza del periodo di contaminazione (ad esempio Dima Norwegian Alghe, da 3 a 6 tavolette al giorno).
Poiché lo Stronzio si concentra anche nel latte degli animali, si dovrà porre attenzione sia nel periodo immediato al latte e ai formaggi freschi, sia nei mesi o negli anni successivi ai formaggi stagionati, seguendo comunque con attenzione l’andamento della radioattività negli alimenti.
Anche l’acido fitico presente nei cereali integrali può aiutare nella fissazione dello Stronzio, e il loro uso può essere di estrema utilità.
In questa situazione va sempre integrato l’uso dello Zinco, minerale “riparatore” e stimolatore del sistema immunitario, attraverso l’uso quotidiano di preparati antiossidanti (Oximix 2+, Cellfood, Antiossidanti solforati).
Non dovrebbe essere presente a Fukushima, ma iniziamo a leggere in attesa di notizie. Vedi il nuovo articolo aggiornato!!
Il problema derivante da questa sostanza è legato alla sua rapidità di assorbimento e alla sua immediata concentrazione nella tiroide: è assolutamente inutile effettuare qualsiasi tentativo di “arresto” dello iodio 131 se si è già stati esposti per più di 6 ore al radionuclide (e in genere prima si è esposti e poi lo si sa).
Nel “fortunato caso” in cui lo si sappia in anticipo, si cercherà di fornire alla tiroide lo iodio sufficiente a “rifornirla” per un paio di mesi, in modo che non debba assorbire lo iodio 131 che è presente nell’ambiente.
Si potrà utilizzare una soluzione satura di ioduro di Potassio al 50% in acqua, somministrando per via orale, mischiati ad un poco di acqua, per soli 3 giorni i seguenti dosaggi:
- bambini da 0 a 2 anni, 1 (ripeto una) goccia al giorno (solo dopo avere sentito il proprio pediatra)
- bambini da 2 a 6 anni, 2 (ripeto due) gocce al giorno
- bambini da 6 a 12 anni, 2 gocce al mattino e 2 gocce a sera
- maggiori di 12 anni, 3 gocce al mattino e 3 gocce a sera
Il trattamento deve essere attuato per soli tre giorni ed esclusivamente con questi dosaggi, e deve essere comunque sottoposto alla valutazione, se possibile, del proprio medico.
Il tempo di dimezzamento biologico dello iodio 131 è di 138 giorni, ma fortunatamente il suo dimezzamento fisico è di soli 8 giorni.
La sostanza alimentare che ne viene impregnata in modo maggiore è fondamentalmente il latte, e relativamente alla stagione della contaminazione possono essere contaminate le verdure a foglia larga piuttosto che altri tipi di ortaggi. Lo iodio 131 si assorbe anche per inalazione.
Superata la fase acuta di inquinamento sarà necessario valutare la radioattività dei formaggi, preparati effettivamente con il latte nel suo momento di massima concentrazione radioattiva.
Sempre che non siano contaminate esse stesse, le varie crocifere (come il cavolo e la verza) stimolano l’aumento del livello di Glutatione, che rappresenta uno dei più validi “spazzini” dei radicali liberi. Presenti sul mercato alcuni integratori che ne garantiscono un ottimo apporto come Fito-Geno Broccoli o altri antiossidanti solforati.
Dopo l’evento acuto, in cui queste indicazioni possono avere un importante valore, diventa assolutamente necessario seguire l’andamento dei livelli di radioattività dei diversi alimenti, determinati a volte da caratteristiche delle colture, dei fertilizzanti e dei terreni, e non definibili a priori. Quindi restiamo all’erta.