Fibromialgia, immunità e infiammazione
Ogni volta che si incontra una persona che soffre di fibromialgia ci si rende conto che dietro ad una diagnosi di questo tipo c’è una storia complessa e lunga, che non può ridursi alla somministrazione di analgesici e psicofarmaci, come invece spesso avviene, perché si tratta di una condizione certamente difficile, ma districabile.
Nel centro SMA di Milano in cui lavoro, insieme ai medici e alle nutrizioniste del team, ci occupiamo molto frequentemente di persone che soffrono di fibromialgia e affrontiamo questa condizione partendo dalla valutazione personalizzata della condizione infiammatoria, metabolica e neurodegenerativa.
Quando questi aspetti sono controllati, anche se la malattia non è del tutto risolta, solo allora può anche essere utile un supporto psicofarmacologico o meglio ancora una terapia psicologica o comportamentale di supporto, ma ridurre il dolore fibromialgico alla sola componente psichica, è riduttivo e spesso porta solo alla cronicizzazione del disturbo.
La maggior parte delle persone che ne soffre arriva alla diagnosi un bel po’ di tempo dopo essere stata considerata “matta” o nevrotica da più di un medico.
Le stesse persone che ne soffrono si trincerano spesso dietro ad una tematica quasi solo psichica, quando molta parte del loro disturbo ha anche una importante componente fisica che può essere diagnosticata, personalizzata e curata.
Leggendo la lettera che ancora nel 2001 una nostra lettrice e paziente ha scritto su Eurosalus (“Come sono guarita dalla fibromialgia: la mia storia”) si coglie in pieno questo screzio tra la caratterizzazione psicoemotiva del disturbo (che la nostra lettrice ha vissuto sulla sua pelle) e gli aspetti metabolici e infiammatori che invece ne sono spesso alla base o almeno contribuiscono a generare il problema.
Insomma non si tratta di disturbi che hanno solo bisogno di psichiatri o psicologi di supporto o di farmaci adatti al “dolore psicosomatico”, ma anche di valutazioni infiammatorie personalizzate, di una considerazione metabolica attenta, di un controllo della neurodegenerazione e di una guida personalizzata al controllo della alimentazione.
La pandemia di COVID ha aiutato gli scienziati a capire che il virus stesso può indurre una degenerazione dei nervi e provocare un danno attraverso un meccanismo autoimmune, e la stanchezza cronica può essere frutto di una situazione legata all’infezione.
La condizione di stanchezza infiammatoria tipica della fibromialgia ha moltissimi punti in comune con la condizione di astenia post-Covid con cui ci si dovrà confrontare a lungo nella fase post pandemia.
Il protocollo di lavoro che impostiamo nel nostro centro per aiutare le persone che soffrono di fibromialgia segue una linea molto precisa, pur con tutte le variazioni che le caratteristiche individuali richiedono.
La relazione tra disturbi articolari e muscolari e infiammazione da zuccheri e alimenti è stata definita scientificamente già dal 2007 con gli studi di Francisca Lago.
Per avere una idea di cosa avvenga a livello muscolare o tendineo basta immaginare che l’organismo, come dovesse spegnere un incendio, butta acqua sopra l’infiammazione per diluire le sostanze infiammatorie (come BAFF, PAF o MGO) creando gonfiore, dolore e difficoltà di movimento anche nei muscoli o nei tendini in cui ha riversato acqua come strumento di difesa, provocando dolorabilità elevata.
Analgesici e antinfiammatori farmacologici tolgono temporaneamente il dolore (e meno male che esistono…) ma non risolvono la causa.
Se questa risiede nello stile di vita o nell’alimentazione, tutto ritorna presto come prima, mentre la interazione e la sinergia migliore, per un risultato terapeutico valido e duraturo, devono bilanciare:
- scelte nutrizionali personalizzate (Test GEK Lab)
- uso di farmaci e di integratori mirati (ad esempio Inositox, Ribilla, Oximix Multi+, InoSAMeBrain)
- riequilibrio del sonno
- attività fisica adatta ed efficace (ad es. Tai Chi)
- attivazione del metabolismo e controllo della glicazione (Glucontrol Base)
- reintegro delle carenze vitaminiche e minerali (spesso la Vitamina D3 e lo Zinco)
- riduzione della attivazione autoimmune
A quel punto, quando questi aspetti sono almeno parzialmente sotto controllo, o comunque consapevoli, diventa utile e spesso utilissimo anche un supporto psicoterapeutico e/o psicofarmacologico, per aiutare a riportare in equilibrio l’organismo e a riprendere una condizione di benessere.
La relazione tra immunologia, infiammazione e psiche (tra le cause di fondo dello sviluppo della fibromialgia) è di grande importanza ed Eurosalus ha dedicato molte pagine a questi aspetti, come l’articolo su Rita Levi Montalcini “C’è un rapporto preciso tra un trauma emotivo e lo sviluppo di malattie autoimmuni”.
L’aspetto psichico dei disturbi fibromialgici è sempre da tenere in considerazione, ma l’aspetto infiammatorio legato all’intestino e a quello che si mangia, come descritto nell’articolo “Anticorpi antinucleo positivi: prima che al Lupus pensare all’intestino” obbliga ad una preliminare azione di consapevolezza delle possibili cause infiammatorie, metaboliche e immunologiche prima di dedicare alla fibromialgia solo trattamenti orientati all’aspetto psicologico e comportamentale.