Dosaggi ed effetti della soia. Sua sicurezza.
Oltre a quanto segnalato nella sezione dedicata a tutto il pubblico sui fitoestrogeni è necessario segnalare una serie di ricerche scientifiche che in realtà sono molto tranquillizzanti sui possibili rischi ventilati a proposito della soia e del suo eccesso di utilizzo nella popolazione occidentale.
Un gruppo di studio giapponese (Nakagawa H, Yamamoto D, Kiyozuka Y, Tsuta K, Uemura Y, Hioki K, Tsutsui Y, Tsubura A) ha proposto su J Cancer Res Clin Oncol 2000 Aug;126(8):448-54 una ricerca sulla azione della genisteina (isoflavone della soia) nei confronti di 5 linee tumorali della mammella.
Le cellule esposte alla genisteina attivarono un meccanismo dii apoptosi, fermando l’evoluzione cellulare. La genisteina agì in sinergia con l’acido eicosapentaenoico (EPA) derivato dal pesce. L’introduzione alimentare di genisteina e di olio di pesce può quindi essere benefica in caso di tumore della mammella.
Uno studio epidemiologico statunitense (Bouker KB, Hilakivi-Clarke L) ha confermato su Environ Health Perspect 2000 Aug;108(8):701-708 che la differenza di incidenza nel tumore della mammella è da ascrivere alla introduzione alimentare della genisteina e della soia (soy) in generale.
Un altro studio americano (Xu X, Duncan AM, Wangen KE, Kurzer MS) effettuato nella Università del Minnesota, comparso su Cancer Epidemiol Biomarkers Prev 2000 Aug;9(8):781-6, ha confrontato in donne postmenopausali il consumo nullo di soia, 0,1 mg/kg di isoflavoni, 1 mg/kg e 2 mg/kg.
La utilizzazione di una dose di 65 mg/die o di 135 mg/die ha sempre modificato il metabolismo estrogenico, aumentando il rapporto urinario dei 2/16alfa-(OH) estrogeni e riducendo l’escrezione di 4-(OH) estrone. Anche in questo caso il rapporto 2/4idrossi estrogeni cresce.
È la soia complessivamente, e non solo l’isoflavone che svolge una azione preventiva sul tumore della mammella, trasformando metaboliti attivi ormonali, in metaboliti inattivi.
Un ulteriore recente studio di C. A. Lamartiniere, pubblicato su Am J Clin Nutr 2000 Jun;71(6 Suppl):1705S-7S; discussion 1708S-9S, rilevando l’azione degli isoflavoni della soia (antiossidanti, inibitori della topoisomerasi II e della angioneogenesi, induttori della differenziazione cellulare, regolatori del recettore dell’epidermal growth factor), sostiene che la differenza di incidenza tumorale della mammella tra asiatici e occidentali, dipende anche da un imprinting importante che potrebbe avvenire solo nella prima fase della vita.
Questo dato potrebbe derivare dalla interpretazione di un lavoro di (Wu AH, Stanczyk FZ, Hendrich S, Murphy PA, Zhang C, Wan P, Pike MC) pubblicato su Br J Cancer 2000 Jun;82(11):1879-86, in cui si rileva l’azione della soia sul livello ormonale in donne premenopausali.
L’azione più intensa avviene sulle donne asiatiche, ma forse un “bias” (cioè un errore di impostazione) del lavoro è legato all’uso di soia e derivati nelle asiatiche studiate, e solo di proteine della soia nelle altre.
Questo dato per altro ci sembra corrispondere ad una cecità metodologica, in quanto chi si occupa da anni di fitoterapia sa che gli effetti della planta tota, o dell’estratto totale, sono sempre più intensi della azione di una sua singola parte costituente.