Lo strano effetto del fumo sull’artrite reumatoide
La vera notizia, si sa, è un cane morsicato da un uomo, non il contrario.
Parafrasando questo luogo comune del giornalismo, potremmo ben dire che, ormai, in tema di sigarette, l’unica notizia degna di essere riferita è la scoperta che fumarle possa far bene a qualcosa.
Il caso è così raro da ricevere sempre una certa attenzione. È già accaduto di recente con la conferma della forte correlazione inversa tra fumo di sigarette e rischio di Parkinson (Ritz B et al, Arch Neurol 2007 July, 64(7):990-997) e accade di nuovo, con effetti questa volta assai più sorprendenti.
La malattia in questione è infatti l’artrite reumatoide, un disturbo cronico di origine autoimmune che ha effetti distruttivi sulle articolazioni e per il quale il fumo è un ben noto elemento scatenante (il fattore di rischio sarebbe circa doppio per i fumatori che per i non fumatori).
Tuttavia uno studio condotto in Svizzera da un gruppo di specialisti delle Università di Ginevra e Zurigo, con la collaborazione di un immunologo del Brigham and Women’s Hospital di Boston, ha dato risultati inattesi, che hanno sorpreso gli stessi ricercatori (A Finckh et al, Ann Rheum Dis 2007 Aug, 66:1066-1071).
Lo studio ha riguardato oltre 2.000 pazienti affetti da artrite reumatoide, oltre il 70% dei quali non fumatori, quasi il 30% fumatori moderati e soltanto 55 (il 2,5%) forti fumatori. L’obiettivo era quello di valutare l’effetto del fumo sull’evoluzione della malattia nel tempo.
Ebbene: si è scoperto che non fumatori e fumatori moderati presentavano modelli di evoluzione (cioè di graduale peggioramento della loro condizione) analoghi, mentre nel gruppo dei forti fumatori (oltre un pacchetto al giorno) i progressi del male erano sensibilmente più lenti.
Nessuno si aspettava un esito come questo, che risulta perciò piuttosto imbarazzante. Né sembra facile spiegare come la stessa abitudine (fumare sigarette) possa agire come probabile concausa nella genesi di una malattia e come fattore di rallentamento nella sua evoluzione.
È vero che l’artrite reumatoide è una malattia autoimmune, dovuta cioè a una disfunzione del sistema immunitario che, per cause non ben chiarite, attacca con un’azione “suicida” le articolazioni come se si trattasse di corpi estranei e potenzialmente dannosi. Il fumo di sigarette, indebolendo il sistema immunitario, potrebbe dunque ottenere l’effetto paradossale di giovare alle articolazioni.
Ma, in questo caso, perché dovrebbe invece agire, nella fase inziale della malattia, come un fattore di rischio? Più probabilmente, nei grandi fumatori la compulsione a fumare riesce a tenere controllati alcuni fattori stressogeni, e forse, come se il fumo agisse come un antidepressivo o un tranquillante comportamentale, riesce ad indurre nel sistema immunitario delle azioni di riequilibrio sufficienti a ridurre la progressione della malattia e i suoi dolori.
Il problema è ancora ben lontano da una soluzione.