Quando artrosi fa rima con golosi
Uno studio canadese (di cui si parla anche su Corriere.it) evidenzia con precisione come non sia tanto il peso corporeo ad avere ruolo importante nello sviluppo dell’artrosi, quanto l’infiammazione eventualmente anche ad esso legata.
Per una volta l’attenzione si sposta dalle calorie e dal peso andando a porsi invece sullo stato infiammatorio e sulla salute.
Chi soffre di artrosi è dunque un goloso, seppur non necessariamente di cibi dolci o salati (anche se il legame infiammatorio con questi due elementi è spesso presente), ma rispetto a quegli alimenti che si sono sempre scelti e mangiati con regolarità, e che sono proprio quelli che, pur sembrando innocui (che mi farà mai un goccetto di whisky o un pezzetto di pane, ovviamente bianco?), ad un certo punto danno fastidio nella loro progressiva e continua assunzione.
Questo è il grande significato che acquisisce RecallerProgram nel trattamento di una patologia che diventa debilitante e limitante, generalmente tipica di persone anziane, nonostante possa talvolta colpire persone anche più giovani.
L’assaggio di un superalcolico, tipico della generazione dei nonni-genitori, così come il pezzetto di pane al pasto, non è cattivo di per sé, ma disfunzionale nell’ambito di continuità in cui lo si inserisce (l’assenza di proteine e degli antiossidanti della frutta e della verdura, la mancanza di attività fisica, la ripetitività della stessa assunzione, che è quella che dà infiammazione).
Proprio per questo motivo RecallerProgram propone una dieta di rotazione, andando ad analizzare tramite dosaggio delle IgG nel sangue, quelli che sono gli alimenti con il quale l’organismo è presumibilmente venuto in contatto con regolarità e che creano infiammazione. Questi stessi alimenti sono inseriti in una logica di rotazione settimanale, che permette la diminuzione netta dell’infiammazione da cibo e il recupero della tolleranza nei confonti degli alimenti che la provocano.
Così la golosità la fa da padrone nello sviluppo dell’artrosi, non necessariamente legata all’ingrassamento, ma invece all’attitudine dell’anziano anche magrolino e apparentemente in forma, ma che mangia sempre le stesse cose e che spesso non comprendono frutta e verdura (ad alto valore antiossidante e quindi modulante dell’infiammazione stessa).
Nessuno ha bisogno di eliminare totalmente i propri piccoli vizi, che talvolta sono ciò che tiene su l’umore e permette una vita serena, soprattutto se si parla dell’anziano.
La necessità potrebbe semplicemente essere quella di modularli con più attenzione, all’interno di uno stile di vita che sia funzionale e positivo (con proteine sufficienti, carboidrati integrali, movimento e frutta e verdura in abbondanza), lasciando almeno un giorno settimanale “di magro” in cui lasciar prendere al proprio organismo una boccata d’aria e lo spazio di recupero dalla propria quotidianità (scegliendo alimenti e “bibite” differenti dal consueto).
Ciò permette una serena e sana gestione del resto della propria quotidianità ed esistenza, anche articolare.