Dermatite: quando la causa può essere alimentare
La dermatite, per definizione, è un’infiammazione della cute ed è una patologia piuttosto comune tra la popolazione.
Le sue manifestazioni sono molteplici, dalla disidrosi alla rosacea, dalla dermatite atopica alla psoriasi. Ognuna si manifesta con segni clinici differenti e sicuramente è necessaria una diagnosi accurata per capire di cosa si tratta e come agire nel concreto.
Tuttavia, è da tener presente che le reazioni che avvengono sulla pelle sono spesso legate a uno stato infiammatorio interno che sicuramente possiamo modificare. Come?
La letteratura scientifica per anni si è dibattuta sul trovare possibili correlazioni con l’alimentazione, ma sicuramente molte riviste scientifiche hanno concordato che non è assolutamente consigliato evitare drasticamente alcuni alimenti, erroneamente considerati dannosi per la pelle. Molti studi scientifici, anche recenti, hanno infatti confermato che l’esclusione di taluni alimenti sembra non aver effetto sul miglioramento della pelle, qualunque sia la patologia presente.
È invece opportuno valutare la modalità di alimentarsi piuttosto che l’esclusione di certi alimenti che potrebbero avere effetti dannosi per l’organismo.
Lo studio dell’infiammazione da cibo, che quindi può giocare un ruolo preponderante in questo tipo di patologie, è fondamentale per far tornare il corpo nella condizione di funzionare correttamente e quindi migliorare il decorso della pelle.
Migliorare l’infiammazione generale del corpo significa anche intervenire sui processi infiammatori intestinali che impediscono l’assorbimento di minerali e vitamine, ma anche proteine, che sono fondamentali per la corretta funzione della pelle e il suo trofismo.
Per questi motivi l’esecuzione di un test Recaller che possa individuare il proprio profilo alimentare personale e che possa quindi ridurre la ripetitività di certi alimenti che incrementano l’aspetto infiammatorio è una delle prime strategie che consigliamo a chi si rivolge al nostro centro, per migliorare la condizione cutanea.
Spesso poi, dal profilo alimentare personale del paziente con problematiche cutanee, emerge un eccesso alimentare di Nichel. Infatti, è noto che le condizioni alterate della pelle spesso siano correlate a un eccesso di questo metallo e che questo possa essere in parte responsabile dei sintomi emersi.
Ma cos’è il nichel? Il nichel è un metallo comunemente presente negli alimenti e importantissimo per il corpo umano poiché cofattore di numerose reazioni.
Succede tuttavia che è un metallo quasi onnipresente negli alimenti e pertanto è probabile che ne consumiamo una discreta quantità se utilizziamo quotidianamente gli stessi alimenti. Ad esempio, una persona ghiotta di pomodori e mandorle introdurrà molto più nichel rispetto a una persona ghiotta di cetrioli e pasta. Per tale motivo, il problema con il nichel diventa reale quando la sua assunzione diventa eccessiva, d’altra parte così come con tutti gli alimenti.
In caso di dermatite quindi, il consiglio è di ridurre per qualche giorno o far rientrare in dieta di rotazione gli alimenti che lo contengono; ridurre ad esempio la frequenza di verdure quali pomodoro, spinaci, asparagi e funghi, prediligere il porro alla cipolla, sfruttare il riso piuttosto che il mais e l’avena e ancora ridurre la frutta secca e alcuni tipi di frutta come prugne e kiwi è sicuramente una strategia vincente.
È consigliato inoltre il consumo di olio a crudo. Perché? La cottura degli oli, e quindi anche la tostatura di prodotti che lo contengono (ad esempio la frutta secca), accentua la reazione verso quel cibo perché l’olio cotto in cottura si comporta come il nichel scatenando una reazione importante.
Il consiglio di evitare l’olio in cottura è un consiglio generale a tutti come ormai sappiamo, ma nei giorni in cui la pelle fa i capricci questa accortezza merita più attenzione.
Evidenze scientifiche più recenti hanno invece individuato una correlazione tra infiammazione della pelle e consumo di zuccheri. Come sappiamo, gioca un ruolo importante il fenomeno della glicazione, ovvero la reazione che determina la formazione di un legame tra una molecola di zucchero e delle proteine, come ad esempio il collagene.
Si creano quindi delle glicoproteine che portano alla formazione di prodotti tossici, noti anche come AGEs, che sono spesso responsabili di invecchiamento cellulare, diabete, Alzheimer, ma anche degenerazione cutanea e invecchiamento della pelle.
L’associazione quindi tra zuccheri e pelle diventa evidente; un consumo eccessivo di zuccheri può portare quindi all’esacerbazione di livelli di infiammazione che possono concorrere a peggiorare la qualità della pelle, determinando dermatiti e tutte le sue manifestazioni.
In particolare, le manifestazioni di acne sono state collegate a diete con alto indice glicemico.
Questa correlazione è stata recentemente confermata da molti studi che hanno evidenziato come in caso di infiammazione della pelle, ma soprattutto di acne è consigliabile una dieta a basso indice glicemico, proprio perché l’utilizzo di alimenti ad alto indice glicemico sembra esacerbare i sintomi.
Nello studio SMA in cui lavoro insegniamo sempre che l’occasionalità di dolce non è assolutamente dannosa; tuttavia, la quotidianità di certi alimenti zuccherini è da limitare.
L’esecuzione di test come il Glyco Test è uno strumento valido che ci permette di individuare il nostro livello soglia e consigliarci come godere dei momenti zuccherini in totale serenità, evitando la quotidianità del gusto dolce.
Si arriva quindi alla conclusione che nessun cibo è nemico; ma la ripetitività e l’abuso di certi alimenti possono concorrere a determinare certe condizioni cliniche e ad acutizzarle. La varietà quindi anche questa volta, risulta essenziale per ritrovare nel cibo un ottimo alleato.