Lo svezzamento del bimbo e della famiglia, per ridurre le allergie
Su Allergy è uscito un articolo interessante che valuta l’introduzione di alimenti di vario tipo nel lattante, esaminando poi il grado di reattività allergica nel bambino all’età di 5 anni.
Si è evidenziato che avere uno spettro più ampio di assunzione alimentare già nei primi mesi sarebbe una forma di protezione nei confronti di diversi allergeni nell’età più adulta.
Il contatto con l’orzo e con l’avena prima dei cinque mesi e mezzo diminuirebbe la reattività nei confronti del frumento, delle uova, del latte, di una delle graminacee più classiche e della betulla. L’introduzione della segale prima dei 7 ridurrebbe la reattività alla betulla, mentre il pesce prima dei 6 mesi e l’uovo entro gli undici evidenzierebbero una minore reattività nei confronti di tutti gli allergeni analizzati.
Un’introduzione di meno di 4 alimenti (generalmente i primi ad introdursi sono frutta e verdura) entro i sei mesi è stata invece associata alla reattività alla polvere.
Ciò identifica una responsività del bambino già dai primi mesi dalla nascita e il fatto che uno spettro minimamente più ampio di esposizione all’ambiente circostante già nel primi mesi può essere utile nell’educare il piccolo che quello che è fuori non deve necessariamente fare “paura”.
Tali indicazioni possono comunque inserirsi in una logica di “autosvezzamento“, seguendo alcune norme di base. Ad esempio è comunque utile aspettare che sia passato almeno il primo anno di vita fuori dall’utero per introdurre il latte vaccino che, oltre ad essere eccessivamente differente dal latte materno dal punto di vista nutrizionale e vitaminico, è stato correlato allo sviluppo di diabete di tipo 1. La stessa cosa vale per gli zuccheri raffinati e lo zucchero in quanto tale che, se dato presto, rischia ancora più che altrove di portare il bambino ad atteggiamenti compulsivi nei confronti del cibo e di obesità da più adulto.
Se nello studio pubblicato questo aprile su Allergy uno stop dell’allattamento al seno entro i primi sei mesi rappresenta un vantaggio rispetto alla protezione dalle allergie è da ricordare che un allattamento più prolungato e uno svezzamento più lungo è invece correlato ad un quoziente intellettivo più alto e ad un miglior rapporto con il cibo da adulti (meno obesità e atteggiamenti di tipo compulsivo).
Sono due nozioni che vanno bilanciate attentamente, rispettando anche le esigenze del bambino e integrando uno spettro di alimenti che sia abbastanza ampio, anche mentre l’allattamento al seno prosegue, facendo della gradualità e della variabilità, alleate importanti, esattamente come nel recupero dell’amicizia col cibo quando la persona è già diventata adulta.
Lo svezzamento è per il bambino un momento in cui conoscere il mondo esterno. Imparare che si tratta di un mondo amico passa attraverso la delicatezza, la variabilità e la salute. E chissà che anche qualche adulto non possa essere educato all’amicizia degli allergeni dal proprio piccolo bimbo e attraverso un percorso che sia di tutti, all’interno della rinnovata famiglia.