Diete, pro e contro: la dieta Dukan
L’appuntamento settimanale di Eurosalus con l’analisi dei vantaggi e degli svantaggi dei diversi regimi dietetici tocca oggi un metodo che, negli ultimi mesi, è balzato agli onori delle cronache mondane grazie a un matrimonio regale. Parliamo infatti della dieta elaborata da Pierre Dukan.
La dieta Dukan basa la sua azione sul controllo estremo di qualsiasi carboidrato e sulla utilizzazione esclusiva, soprattutto nelle prime fasi del programma di alimenti proteici. Lo schema segnala l’utilizzazione di proteine definite “magre” caratterizzando così aspetti positivi in realtà solo di facciata.
Alla base del metodo vi è una divisione in 4 fasi di applicazione, la prima delle quali, definita fase di attacco, dura 5 giorni nei quali si possono mangiare solo proteine cosiddette “magre”, evitando ad esempio quelle del maiale (che in realtà oggi ha lo stesso contenuto in grasso di quella di bovino). La seconda fase dura ancora 5 giorni ed è consentito in quel caso introdurre qualche verdura. Secondo le indicazioni si devono alternare la fase 1 e la fase 2 fino a raggiungere il peso voluto. La terza fase è detta di consolidamento e si dovrebbe ritornare ad una alimentazione normale (pur con molte limitazioni suggerite) facendo durare questa fase almeno 10 giorni per ogni chilo perso. La quarta ed ultima fase prevede per tutta la vita una alimentazione varia (sempre con molte limitazioni suggerite) ma con effettuazione al giovedì di un giorno di sole proteine magre come durante la fase numero 1. Viene chiesto di bere molto e di non eccedere col sale. Si dice che si può mangiare, mantenendo queste indicazioni, a volontà.
Questa la teoria. Nella pratica la dieta Dukan è una dieta di tipo ipocalorico, che grazie ad un meccanismo di autolimitazione da “monocibo” porta chi la segue ad una forte riduzione delle calorie complessive introdotte.
L’unico vantaggio di questa dieta sembra essere quello dell’inserimento “obbligatorio” in ogni giornata di una certa quantità di crusca di avena, per apportare in modo “non calorico” la fibra benefica che viene tolta eliminando la frutta e spesso ance la verdura, come indicato dallo schema dietetico.
In persone sovrappeso od obese questo tipo di dieta, pur con le limitazioni spiegate poco oltre, può portare alla perdita di grasso e di liquidi insieme alla perdita purtroppo di muscolo. Quando invece una dieta di questo tipo è messa in atto da persone che partono da una condizione più normale (magari solo un lieve sovrappeso in chi pratica sport) la carenza di apprto calorico complessivo porta alle conseguenze di perdita muscolare ben note.
Poiché le proteine hanno sempre una azione di incremento metabolico, nelle prime fasi il calo del metabolismo dovuto alla ipocaloricità della dieta è compensato dallo stimolo proteico. Questo apparente vantaggio dura fino al momento in cui l’organismo reclama le sue ragioni invertendo il percorso in modo aggressivo ed ingrassante.
La eliminazione in molte fasi anche della sola verdura, e il controllo attento della frutta sono antitetici a tutte le indicazioni salutistice di prevenzione antitumorale che oggi si conoscano.
L’impostazione di una dieta ipocalorica (in tutte le versioni ufficiali e non della dieta la conta calorica non supera mai le 1000-1200 calorie al giorno) comporta un calo ponderale a carico di muscolo e in percentuale minore di grasso ed un immediato rallentamento metabolico.
Il dimagrimento che si ottiene, quindi, non è mai ottenuto a spese del solo grasso corporeo, quanto piuttosto a spese dei tessuti muscolari e dei liquidi.
Come nella dieta a zona, ad un primo promettente inizio, segue una fase di catabolismo muscolare e di possibile stanchezza, con una documentazione statistica, documentata per tutte le diete ipocaloriche, del recupero del peso perso nel 90-95% dei casi.
Sostenere l’uso di dolcificanti artificiali e di cibi sgrassati (yogurt 0% grassi ad esempio) rientra tra i meccanismi di “inganno” dell’organismo che possono generare fame e recupero del peso nei tempi successivi.