Prima che il tumore si sviluppi, teniamo a bada gli sbalzi glicemici
Chiunque desidera vivere il più a lungo possibile, invecchiando bene e in salute. Sebbene qualche fattore genetico predisponente e sfavorevole lo possiamo purtroppo ereditare, è ormai ben noto che nello sviluppo tumorale la maggior parte dei fattori di rischio è di tipo ambientale.
Alcuni fattori di rischio per lo sviluppo tumorale sono ad esempio l’età avanzata, l’inquinamento, l’esposizione al fumo di sigaretta (attivo o passivo), l’incontro con agenti virulenti come Helicobacter pylori, mentre altri invece possono derivare – ahimè – anche da come ci si alimenta.
Chi è in sovrappeso, obeso, ha il diabete o la sindrome metabolica ha ulteriori fattori di rischio per lo sviluppo tumorale. In questi casi l’iperglicemia, l’iperinsulinismo e l’insulino resistenza possono svolgere un ruolo importante nel rendere l’organismo un terreno fertile per la proliferazione tumorale.
Queste condizioni patologiche, in cui ci possono essere anche fluttuazioni rilevanti dei livelli di zucchero nel sangue, aumentano lo stress ossidativo, la disfunzione endoteliale, l’infiammazione subclinica, promuovono il danno ai tessuti e agli organi.
Alcuni studi hanno dimostrato che la sola iperglicemia è una condizione in grado di “staccare” le cellule dalla loro matrice, ossia le cellule modificano la loro natura e possono andare liberamente “in giro”. Questa è ad esempio una caratteristica tipica delle metastasi.
Negli ultimi anni più studi hanno fatto emergere come situazioni di “picchi zuccherini” possono generare complicazioni gravi e aumentare la mortalità da tutte le cause cardiovascolari indipendentemente dal controllo glicemico. In parole più semplici, non è solo sufficiente che la glicemia media a digiuno sia all’interno dei valori di riferimento ma è necessario controllare che, all’interno di una giornata, non vi siano frequenti “picchi glicemici” per evitare complicazioni o lo sviluppo di gravi patologie.
Frequenti “picchi zuccherini” quotidiani, misurabili attraverso nuovi marcatori di danno precoce da zucchero come l’albumina glicata e il metilgliossale, riflettono abitudini alimentari errate, piatti sbilanciati spesso ricchi in cibi raffinati e in zuccheri semplici. Cosa significa questo in termini pratici?
Per prevenire repentine fluttuazioni glicemiche è importante che il piatto contenga la giusta quantità di proteine, fibre e grassi che hanno un ruolo importante nel rallentare l’assorbimento di tutti gli zuccheri e amidi. La glicemia infatti si alza bruscamente quando un pasto è principalmente composto di carboidrati raffinati e zuccheri.
La più comune e diffusa colazione (sia per gli adulti che per i più piccini) a base di latte e biscotti o latte e fette biscottate con marmellata o miele andrebbe quindi sostituita con una colazione più sana e bilanciata, che moduli l’assorbimento degli zuccheri.
Alcune colazioni che spesso suggerisco ai miei pazienti nel centro SMA in cui lavoro sono ad esempio le seguenti:
- un frutto piccolo, una ricottina, del pane integrale, una tisana e una manciata di frutta secca
- una insalata di finocchi e arancia, una fetta di castagnaccio o farinata di ceci, uova strapazzate e tè verde
- uno yogurt greco bianco con fiocchi d’avena, lamponi e crema 100% mandorle.
Questo tipo di prima colazione, con la giusta quantità di grassi, fibre e proteine, è in grado di assicurare sazietà per più tempo e l’organismo ne gioverà perché si modulano i “picchi glicemici” riducendo diversi aspetti infiammatori.
Anche l’ordine con cui vengono consumati gli alimenti può avere un impatto significativo sui livelli di glucosio nel sangue. In generale diversi studi mostrano che i livelli di glicemia sono più bassi se i carboidrati sono mangiati per ultimi.
È possibile quindi migliorare i valori glicemici e la sensibilità insulinica prevenendo brutte malattie attraverso piccoli cambiamenti nelle scelte alimentari quotidiane e una attività fisica moderata e costante. Chi presenta condizioni di iperglicemia, familiarità nei confronti di patologie come il diabete o le neoplasie, chi è in sovrappeso o semplicemente sa di avere una alimentazione sbilanciata può fin da subito decidere di fare una scelta diversa.
Non è mai troppo tardi per cambiare rotta.