Prevenzione del diabete: l’importanza di personalizzare la dieta

20 Giugno 2024
Immagine di freepik

Che l’alimentazione sia un’arma potente lo diciamo da tempo e le conferme sono continue: un articolo pubblicato su Lancet nel maggio 2024 precisa che il trattamento precoce (nutrizionale e/o farmacologico) del diabete consente di avere una netta riduzione dei rischi cardiovascolari e metabolici associati.

Ciò significa che mettere in atto delle strategie valide di prevenzione sin da subito consente di guadagnare anni di vita, intesa come vita attiva e in grado di essere vissuta appieno. 

Le strategie per la quotidianità sono: 

  • Gestire ogni pasto inserendo la giusta quota proteica, di fibre, carboidrati integrali e grassi buoni.
  • Iniziare con delle verdure crude: partire da una porzione di finocchi, carote, sedano, ravanelli ecc. consente di usare la stratificazione dello stomaco che, proprio come un sacco, inizierà a digerire dallo strato più basso. Essendo le verdure ricche di fibre, si rallenterà l’assorbimento anche degli strati superiori, modulando quindi la velocità di assorbimento dei carboidrati.
  • Prediligere i carboidrati freddi o tiepidi. Pane, pasta, patate, riso ecc., se lasciati raffreddare, avranno un impatto glicemico inferiore rispetto alla controparte fumante, poiché l’amido che li caratterizza va incontro a un fenomeno conosciuto come “retrogradazione” che fa in modo che gli enzimi dell’organismo debbano lavorare più a lungo per scinderlo in molecole di glucosio.
  • Fare una camminata di 10 minuti dopo i pasti. Questa sana abitudine consente di avere le glicemie postprandiali più basse del 15%, e tale differenza è ancora più marcata dopo il pasto serale, raggiungendo un calo dei valori glicemici anche del 30-35%.
  • Evitare di assumere zuccheri o carboidrati “da soli”, in quanto portano a “picchi zuccherini” correlati con la variabilità glicemica. Le fluttuazioni di glicemia sono altamente correlate con la mortalità da tutte le cause, che può raddoppiare in modo del tutto indipendente dai valori di emoglobina glicata o di glicemia a digiuno. Se avete voglia di un frutto o di un pacchetto di cracker a metà mattina o a metà pomeriggio, quindi, mangiateci di fianco un pezzo di grana o sgranocchiate anche una buona manciata di frutta secca così da trasformare quel potenziale picco in una oscillazione.

Queste sono sicuramente tutte strategie valide ma limitare l’assunzione di zuccheri e alimenti che ne sono ricchi è sicuramente il punto su cui dover lavorare.

Il contatto clinico con i miei pazienti mi ha permesso di comprendere che gli alimenti dolci fanno parte della nostra vita ed eliminarli totalmente è controproducente per una sostenibilità alimentare nel medio-lungo periodo. 

Questo è il motivo per cui baso la frequenza del loro consumo su misurazioni precise dei danni da zucchero in atto nel paziente. Indicatori come albumina glicata e metilgliossale sono in grado di valutare i livelli di glicazione in modo più preciso rispetto ai classici marcatori come emoglobina glicata e glicemia e consentono quindi di captare in anticipo il diabete.

L’essere umano è naturalmente attratto del gusto dolce, ma siamo sempre più consapevoli del fatto che lo zucchero in eccesso sia dannoso. Questo è il motivo per cui la grande distribuzione nel tempo ha ampliato esponenzialmente l’offerta di prodotti low sugar o sugar free che, per essere comunque dolci e appetibili, contengono sostituti dello zucchero e dolcificanti (eritritolo, sucralosio, sorbitolo, mannitolo, acesulfame…).

Questi ingredienti risultano essere “invisibili” agli occhi dell’emoglobina glicata e della glicemia ma non a quelli del metilgliossale e dell’albumina glicata. Questo è il motivo per cui spesso anche pazienti attenti alla loro alimentazione hanno un’infiammazione da zuccheri e sostanze analoghe importante: nonostante facciano a meno della brioche al mattino, magari usano il dolcificante nel caffè o terminano il pasto con un budino proteico low sugar al gusto caramello. 

Anche la frutta (sia sotto forma di estratti che tal quale), nonostante sia più ricca di fruttosio e quindi abbia un impatto minore sulla glicemia (come l’alcol), porta all’incremento dei valori di albumina glicata e metilgliossale, facilitando quindi l’insorgenza di una resistenza insulinica. 

Mettere in atto le strategie di base e personalizzare poi l’inserimento di dolci, alcol e sostanze metabolicamente affini sul paziente tramite l’esecuzione di test attendibili come Glyco Test e Test PerMè è la strada che percorro con successo con i miei pazienti presso il Centro Medico SMA, al fine di migliorare il loro benessere e di agire in modo preventivo sul diabete.