A ridotto contenuto di zuccheri: cosa significa?
Uno studio pubblicato su Nutrition Bulletin ha indagato il significato che viene dato dai consumatori agli avvisi pubblicitari sui prodotti alimentari e, in particolare, alle indicazioni di “ridotto contenuto di zuccheri” e “nessuno zucchero aggiunto”.
L’indicazione di “nessuno zucchero aggiunto” è risultata in generale preferita, con l’idea che gli zuccheri fossero comunque sostituiti con qualche cosa di altro.
Inoltre, lo studio ha osservato che generalmente il consumatore che legge “ridotto contenuto di zuccheri” si aspetta che questo si traduca in “ridotto contenuto calorico”.
Questo avviene probabilmente a causa della confusione (comunque giustificata) che esiste tra il concetto di assunzione calorica e di perdita di grasso corporeo. Il primo viene generalmente identificato come mezzo per il secondo, mentre sono anche altre le variabili da tenere in considerazione.
A parità di calorie, un alimento a ridotto contenuto di zuccheri a rapido assorbimento consente una miglior gestione degli stessi rispetto al prodotto che invece ne è ricchissimo, tendenzialmente anche quando le calorie del primo siano un po’ di più di quelle del secondo.
Vero quindi che generalmente una riduzione della quantità di zuccheri si traduce in una minor “forza ingrassante” dell’alimento, senza però necessariamente passare attraverso la riduzione calorica immediata (si consideri ad esempio che un alimento con meno zuccheri e quindi con qualche grasso o proteina in più tenderà a far venire meno fame nel prossimo futuro, con una riduzione delle calorie assunte nel lungo termine a fronte di un piccolo aumento istantaneo).
Resta da analizzare il fatto che gli zuccheri ridotti o non aggiunti, come correttamente percepito, vengano o meno sostituiti con elementi migliori o peggiori: dolcificanti a calorie zero spesso aggiunti in vece dello zucchero usuale abbassano le calorie dell’alimento, ne mantengono il sapore dolce, ma stimolano la fame; alcuni di essi sono stati correlati con il rischio di ictus e a lungo andare possono anche favorire depressione o altro.
Sembra che l’utilizzo di dolcificanti artificiali di questo tipo abbia portato, di fatto, all’aumento dell’obesità invece che alla sua riduzione.
Ancora differente è però il caso di quelle aziende che, in un’ottica di tutela del consumatore, stanno piano piano riducendo gli zuccheri presenti nelle proprie preparazioni in modo da ottenere risultati sì saporiti, ma migliori per la salute di chi ne faccia utilizzo.
Lo stesso vale per un succo di frutta o una spremuta la cui dicitura “nessuno zucchero aggiunto” o “ridotto contenuto di zuccheri” è da considerarsi virtuosa: sfruttare il naturale gusto dolce degli alimenti permette di ridurne l’assunzione preservando un’ottima palatabilità del prodotto.
Controllare i valori nutrizionali e l’etichetta può essere un buon metodo per valutare il prodotto per il suo contenuto e valore effettivo.
Controllare (dove presente) la quantità di zuccheri semplici, confrontandola eventualmente con quella di altre marche può essere un buon modo per scegliere il prodotto che abbia davvero meno zuccheri, e meno zuccheri aggiunti (e nessun dolcificante artificiale aggiunto), controllando la lista degli ingredienti.