Digiuno breve o intermittente nella terapia del diabete
Fasi di digiuno intermittente o ridotto possono contribuire efficacemente alla terapia e alla guarigione del diabete di tipo 2, la forma diabetica dovuta all’eccesso di alimentazione.
Il British Medical Journal ha pubblicato sul BMJ Case Report di ottobre 2018 la descrizione da parte di un gruppo di ricerca canadese di quanto successo a tre uomini (40, 52 e 67 anni) in trattamento insulinico da molti anni per una forma diabetica non controllabile con le convenzionali terapie nutrizionali. I tre uomini erano ammalati e in trattamento insulinico rispettivamente da 25, 17 e 10 anni (Furmil S et al, BMJ Case Rep. 2018 Oct 9;2018. pii: bcr-2017-221854. doi: 10.1136/bcr-2017-221854).
Il tipo di impostazione alimentare proposta a questi pazienti non è stata quella che io personalmente proporrei ai miei pazienti. Chi mi segue su queste pagine sa che le mie preferenze sono per il digiuno breve da applicare 2-3 volte alla settimana, associato alla pratica dell’attività fisica e al controllo dell’infiammazione dovuta al cibo.
Questa ricerca esprime ancora una volta il fatto che una forma particolare di segnale alimentare dato all’organismo sia in grado di agire in termini protettivi su una grave patologia metabolica, aprendo la strada a sistemi di trattamento integrato che possano tenere in considerazione anche gli aspetti di segnale che il cibo può dare ad ogni organismo, sia quando il cibo viene mangiato, sia quando avviene l’opposto.
Nei casi descritti in questa ricerca, i tre uomini sono stati prima di tutto educati in modo approfondito a capire il significato dell’origine del diabete, della resistenza insulinica, del valore dei nutrienti e della loro distribuzione e sono stati informati degli effetti del digiuno.
Una volta ricevute le informazioni necessarie hanno iniziato il loro schema di terapia, digiunando per 24 ore consecutive in tre giorni della settimana.
In pratica, in tre giorni della settimana scelti autonomamente dai pazienti, cenavano alla sera e restavano senza mangiare alcun tipo di alimento e bevendo solo acqua o tisane o infusi (assolutamente non zuccherati o dolcificati) fino all’ora di cena del giorno successivo. Questo per tre giorni alla settimana, e continuando questa pratica per diversi mesi.
I risultati non si sono fatti attendere: in tutti e tre i casi si è avuta la sospensione dell’insulina entro 18 giorni dall’inizio della terapia e due dei tre pazienti hanno potuto sospendere anche qualsiasi altro farmaco antidiabetico in uso (ad esempio metformina), mentre il soggetto di 67 anni, che ne stava prendendo 4 diversi, ne ha sospesi tre (uno dei quali appunto l’insulina) mantenendo poi un efficace controllo glicemico nel corso del tempo.
Tutti e tre i partecipanti allo studio hanno:
- Ridotto il livello di Emoglobina glicata
- Ridotto il peso (dal 10 al 18% del loro peso) e la circonferenza vita
- Descritto come eccellente il loro stato d’animo durante i giorni di digiuno
I risultati sono di sicuro interesse, ma non punterei tantissimo sull’effetto del digiuno (breve o intermittente che sia) per capire questo effetto.
Come già descritto su Lancet nel dicembre 2017, il calo di peso è in molti casi lo strumento più efficace per ridurre le necessità farmacologiche nel diabete e aiutare il recupero di un rapporto equilibrato con gli alimenti (Lean ME et al, Lancet. 2018 Feb 10;391(10120):541-551. doi: 10.1016/S0140-6736(17)33102-1. Epub 2017 Dec 5).
Per ottenere il calo ponderale, il digiuno intermittente o il digiuno breve (che io preferisco di gran lunga perché molto più fisiologico), abbinati all’attività fisica e al controllo della infiammazione da cibo, sono gli strumenti più efficaci per guidare una persona verso un riequilibrio metabolico.
Lo stimolo alla riflessione indotto da questa ricerca è importante, anche se riferito a tre soli casi, che possono però “suggerire” dei meccanismi d’azione senza potersi considerare dei riferimenti assoluti.
Io stesso, come ho già detto, non farei mai adottare a un paziente diabetico uno schema di questo tipo, proponendo invece lo schema già descritto nell’articolo “Segnali dal cibo: il digiuno breve in pratica“, ma è evidente che il digiuno breve (sia lo short fasting appena citato, sia il digiuno intermittente) possono essere degli strumenti utili che riescono a avere azioni che non sono ottenibili con il solo trattamento farmacologico.
Un segnale metabolico come quello attivato dalle forme di digiuno controllato e di breve durata può essere inserito, sotto attenta guida e controllo medico, negli schemi terapeutici classici fino ad ora utilizzati in questa malattia.
In conclusione riprendo ciò che gli stessi autori pongono come considerazione finale della loro ricerca:
- il digiuno terapeutico è un intervento dietetico nutrizionale sotto-utilizzato, che può dare effetti di riduzione di glicemia e emoglobina glicata superiori a quelli ottenibili con la terapia farmacologica classica;
- il digiuno controllato può essere una strategia pratica di intervento nutrizionale;
- l’accettabilità da parte dei pazienti, dopo una corretta informazione motivazionale, può essere elevata.
Il digiuno controllato è perciò uno strumento che può con efficacia entrare a far parte dell’armamentario terapeutico di ogni medico.