Quando l’infiammazione causa ansia e depressione. Le strategie da suggerire a fianco dei farmaci
Al congresso statunitense su “Psichiatria e Salute Mentale”, tenutosi alla fine di ottobre 2016 a San Antonio (Texas), il medico Rakesh Jain, della Texas Tech University School of Medicine, ha presentato una relazione sulle sette strategie antinfiammatorie documentate scientificamente che possono essere utilizzate nella pratica di ogni psichiatra.
Significa che per disturbi rilevanti, come depressione, ansia e angoscia, al di là dei farmaci classici o in loro affiancamento o sostituzione (come talvolta può accadere), la modifica di alcuni comportamenti può controllare l’infiammazione e migliorare l’umore, lo stato psichico e le risposte neurologiche di molti pazienti.
Come ha riportato Healio.com/Psychiatry in una intervista al dottor Jain pubblicata il 7 novembre, l’infiammazione è un potente induttore di molte malattie, alcune delle quali anche gravi.
Molti disturbi psichici e problemi mentali fanno spesso parte di una condizione di infiammazione diffusa in cui gli ovvi sintomi fisici si sommano a quelli neurologici.
Ci sono infatti molti comportamenti alimentari che possono sfociare in depressione franca come in disturbi infiammatori cronici e sovente gli psicofarmaci sono meno efficaci del solito in pazienti che soffrono di un disturbo che coinvolga anche una condizione infiammatoria.
Le strategie terapeutiche cui Jain ha fatto riferimento e che possono affiancarsi con successo al trattamento psico-farmacologico di un paziente sono:
- Uso di probiotici
- Restrizione calorica e digiuno intermittente
- Quantità di sonno
- Esercizio fisico
- Corretta nutrizione
- Spinta alla socializzazione
- Meditazione
Eurosalus spesso parlato di questi temi, discutendo ad esempio di come anche l’aspirina possa contribuire al controllo di molti sintomi mentali o di come alcuni probiotici possano determinare il miglioramento di condizioni psicologiche di rilievo.
Nel giugno 2016 un gruppo di ricercatori statunitensi ha pubblicato su JAMA Internal Medicine i risultati di una ricerca che ha spiegato i meccanismi attraverso cui una restrizione calorica può migliorare lo stato dell’umore e i sintomi depressivi (Martin CK et al, JAMA Intern Med. 2016 Jun 1;176(6):743-52. doi: 10.1001/jamainternmed.2016.1189), anche se fin dal 2013 alcune ricerche avevano già ipotizzato l’effetto su umore e depressione di tecniche di controllo del sovrappeso come il digiuno breve (short fasting), tema di cui Eurosalus ha spesso scritto, fornendo anche molte indicazioni pratiche per effettuarlo in sicurezza.
La descrizione di una profonda connessione tra lo stato mentale e le condizioni intestinali continua a ricevere conferme, come nel lavoro di Tillisch pubblicato su Gut Microbes, riconfermando una relazione bidirezionale che esprime l’integrazione tra parte psichica e parte fisica di ogni essere umano.
Ed è infatti attraverso una vera integrazione tra tutti gli aspetti che aiutano la guarigione di una persona che si può iniziare un percorso di benessere che attraverso una impostazione nutrizionale personalizzata, il supporto di integratori adeguati, il necessario esercizio fisico e il riequilibrio del sonno possa aiutare a riprendere la gestione di se stessi.
Se il medico di base o lo psichiatra indicano ad un paziente depresso tecniche di meditazione ed esercizio fisico a fianco dei farmaci, o se suggeriscono di studiare le citochine infiammatorie correlate al cibo e di impostare uno schema nutrizionale che controlli i livelli di BAFF e di PAF, non sta diventando “new age” o un po’ pazzo, ma sta semplicemente mettendo in atto il frutto delle ricerche più recenti integrate in una visione dell’uomo più olistica e completa.