Per sempre nutriti e contenti: quando il cibo cura la depressione
Il metodo è stato chiamato “SMILES” (“sorrisi”, in inglese), sta per “Supporting the Modification of lifestyle In Lowered Emotional States” (ovvero “supportare il cambiamento di stile di vita negli stati emotivi deflessi”), e funziona.
Il concetto fondamentale è che l’educazione alimentare in persone con depressione lieve o grave è stato di supporto significativo nella gestione dei sintomi di carattere depressivo.
Lo studio è stato condotto tra Australia e Nuova Zelanda e ha coinvolto 67 persone a cui era stato diagnosticato uno stato di depressione da lieve a severa attraverso un particolare punteggio chiamato “MARDS” (Montgomery–Åsberg Depression Rating Scale).
Di queste 67 persone, 57 erano comunque sotto altra forma di terapia (farmacologice e/o psicologica), che è stata continuata.
Le persone selezionate per lo studio avevano anche compilato un questionario che accertasse una bassa qualità dietetico-nutrizionale dei partecipanti. In particolare, i selezionati consumavano poca frutta e verdura, poca fibra, e poche “proteine sane”, mentre le loro giornate dietetiche abbondavano in dolci, carne lavorata e snack.
Se il vostro umore non è dei migliori e vi ritrovate nella descrizione alimentare appena fatta, ci sono delle buone notizie per voi: migliorare e ricominciare a stare bene potrebbe essere molto più facile del previsto (Jacka FN, A randomised controlled trial of dietary improvement for adults with major depression (the ‘SMILES’ trial), BMC Med. 2017 Jan 30;15(1):23. doi: 10.1186/s12916-017-0791-y).
Il gruppo di studio in cui la dieta è stata cambiata per 12 settimane ha trovato miglioramento clinico significativo, fino alla remissione dei sintomi (punteggio MARDS<10) nel 32% dei casi, più di 4 volte la percentuale rinvenuta nel gruppo di controllo.
I cambiamenti messi in atto nel gruppo in analisi riguardano l’uso delle proteine (ben presenti) da fonti sane (pesce, pollo, carne rossa magra, uova, noci e semi oleosi), l’utilizzo di leguminose, cereali integrali e frutta e verdura come fonti di carboidrati e il limite al consumo di alcol, dolci, alimenti di fast food, e cereali raffinati (con un massimo di 3 assunzioni complessive alla settimana).
Migliorare il proprio stato di benessere a partire dalla tavola è davvero facile e l‘attenzione all’impatto glicemico in questo caso è una buona abitudine nutrizionale assolutamente indispensabile da mettere in pratica.
Staccarsi il più possibile da quegli alimenti che molto più di altri creano non solo infiammazione, ma anche dipendenza e instabilità umorale è un altro elemento fondamentale delle modificazioni messe in atto, lasciandosi comunque lo spazio di gustare la propria socialità e di essere liberi di scegliere per sé (addirittura 3 volte alla settimana nello studio).
La nutrizione e il controllo dell’infiammazione anche attraverso il cibo sono da sempre utilizzati nel Centro Medico SMA di Milano come supporto al trattamento dei disturbi dell’umore.
Lo studio non fa che confermare una strada nota da tempo che lascia spazio alla funzionalità di ciascuno come strumento potente di benessere: un organismo funziona, quando è messo nelle condizioni di funzionare.
E la nutrizione assume un ruolo profondo ed essenziale in questo meccanismo.