Prendersi cura dell’intestino per prevenire patologie neurodegenerative
Le malattie neurodegenerative, come il morbo di Alzheimer ed il morbo di Parkinson, rappresentano una crescente preoccupazione per la salute pubblica a livello globale.
Numerosi studi suggeriscono un legame tra la salute intestinale ed il sistema nervoso centrale, noto come asse intestino-cervello.
Una nutrizione appropriata può rappresentare un valido strumento di prevenzione delle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, la malattia di Parkinson e, in generale, tutte le malattie connesse al decadimento cognitivo e al malfunzionamento del sistema nervoso centrale.
L’intestino è un organo spesso sottovalutato, anche se è stata dimostrata la sua importanza, oltre che per la sua funzione primaria legata alla digestione, anche per il suo collegamento al sistema nervoso centrale. Non a caso è stato definito “il nostro secondo cervello”.
Nel nostro intestino, infatti, vivono milioni di cellule e fibre nervose che formano un vero e proprio sistema nervoso secondario, indipendente dal sistema nervoso centrale e responsabile di una serie di attività cellulari, principalmente legate alla produzione di enzimi specifici per la digestione del cibo.
Quando l’intestino non funziona correttamente, ne risente direttamente il sistema nervoso centrale, dato che il 95% della serotonina del nostro organismo è prodotta dall’intestino.
La serotonina, conosciuta come la molecola del buonumore, regola anche la peristalsi intestinale (e quindi la digestione) ed invia al cervello segnali specifici (come quelli di sazietà o nausea).
Un’infiammazione intestinale può causare un eccesso di produzione di serotonina, compromettendo la regolarità del processo digestivo ed attivando in modo abnorme l’enzima responsabile della distruzione di questa sostanza: ne consegue un forte deficit di serotonina a livello cerebrale e depressione.
Uno studio del 2022 pubblicato sulla rivista Neural Regeneration Research ha dimostrato che la colite si associa alla comparsa di neuroinfiammazione e di significative alterazioni nella produzione di nuovi neuroni da parte dell’ippocampo.
Inoltre, la ricerca ha rivelato che in presenza di infiammazione intestinale si genera un’alterazione chimica del metabolismo degli amminoacidi, dei lipidi e della vitamina B1, quest’ultima fondamentale per la vita delle cellule e per il normale funzionamento di cervello, nervi e cuore.
Un ulteriore studio del 2023 pubblicato su Gut ha evidenziato che la presenza di alcuni disturbi intestinali ha una forte correlazione con la malattia di Parkinson.
Mantenere, quindi, un intestino sano attraverso interventi dietetici personalizzati e modifiche dello stile di vita potrebbe offrire una strategia efficace per prevenire o ritardare l’insorgenza di patologie neurodegenerative.
Mangiare bene, con attenzione a frutta, verdura, grassi buoni, cereali integrali (da abbinare sempre ad una analoga quantità di proteine), alla propria infiammazione da cibo e da zuccheri, rappresentano strategie di importante utilizzo.
È importante ricercare e gestire specifiche sensibilità individuali nei confronti di determinati gruppi di alimenti, dalla cui riduzione ma non esclusione nella dieta molte persone che soffrono di disturbi intestinali ne traggono beneficio.
Nello studio SMA in cui lavoro, l’identificazione dei livelli di infiammazione e la definizione del profilo alimentare di ciascuno attraverso specifici programmi terapeutici consente di impostare una alimentazione personalizzata che riduce lo stato di infiammazione da cibo e migliora notevolmente la sintomatologia.