La superiorità morale della farina integrale
Se è vero che i veli e l’attesa accendono il desiderio, vero è anche che, quando è il momento, le cose fatte a metà danno a tutti meno soddisfazione di quanto si vorrebbe. E per i cereali vale la stessa cosa: integrale è meglio.
Il chicco raffinato potrebbe essere messo allo stesso livello di una coccola interrotta dalla necessità impellente di fare qualche cosa di diverso da quello che si sarebbe davvero desiderato.
Naturale è che una persona abituata a doversi comunque interrompere arrivi a pensare che quella sia la cosa migliore, anche se così non è.
Vogliamo citare il primo dei vantaggi che il chicco intero apporta, in una società in cui l'”alvo alterno” e la stipsi (o stitichezza) sono sempre più diffusi? Ad esempio, mangiare integrale, fa andare in bagno le persone che hanno difficoltà ad andarci e rende più solide le feci di chi ci va troppo spesso. La fibra lì contenuta, in poche parole, regolarizza il transito.
Certo, come qualsiasi cambiamento di abitudine, anche il passaggio da “mezzi alimenti” a “alimenti interi” può provocare qualche subbuglio, che tuttavia viene facilmente evitato masticando con molta attenzione. In questo modo si rendono le componenti del chicco (o delle farine) meglio assorbibili e gestibili da tutte le componenti del tratto digerente, flora intestinale compresa, nonché dal sistema immunitario che sarà molto più disponibile nella conoscenza dei nuovi antigeni.
Il chicco o farina integrale, dalla sua, ha per la verità anche il fatto di modulare la reattività infiammatoria e allergica. L’interleuchina-12, una delle tante molecole attraverso cui le celluline del sistema immunitario comunicano, è maggiormente presente in chi abbia mangiato integrale, con un’azione immunomodulante, ossia tiene ferme le cellule che reagirebbero anche in assenza di reale pericolo.
Un’ultima e comunque per molti non meno importante considerazione? È quella legata al dimagrimento (ma anche alla salute cardiovascolare): i cereali integrali e le loro farine hanno, tra l’altro, una parte proteica tendenzialmente più importante di quando si mangi la sola gemma e sono, di conseguenza, maggiormente delicati nei confronti della glicemia e dell’insulina, con un accumulo delle scorte e una gestione della fame post prandiale decisamente più funzionale.
Questo è parte di ciò che è spiegato nello studio SMA di Milano dove le persone vengono accuratamente seguite per garantire anche una efficace gestione del proprio benessere psico-fisico e nutrizionale.
A parità di condimento e di quantità, chi mangia una pasta integrale risulterà più sazio e lo sarà più a lungo di chi abbia scelto la controparte “più bianca”. Non solo: avrà anche una gestione dell’introito alimentare più funzionale che ne renderà meno pesante l’accumulo, con possibili vantaggi anche sull’ago della bilancia. La salute cardiovascolare viene poi maggiormente salvaguardata, grazie ad una maggiore controllo della quantità di zuccheri nel sangue che può peggiorare quadri di aterosclerosi o di danno vascolare.
Meglio l’integrale quindi, almeno dove si può, e sicuramente in tavola.