Ipersensibilità al lievito di birra: gli Anticorpi Anti Saccharomyces Cerevisiae e il Crohn
La componente legata all’infiammazione da cibo è ormai riconosciuta come una delle cause delle malattie infiammatorie intestinali.
Soprattutto dal momento in cui si è capita la realtà del BAFF nel determinare un’infiammazione non solo a livello di tutti i distretti corporei, ma soprattutto a livello intestinale.
Infatti già nel 1992, (Gut, 1992; 33,7,909-13) (Scand J Gastroenterol 1992; 27; 196-200) erano iniziati studi sull’effetto del lievito nelle patologie intestinali.
In particolare si era già evidenziata una prevalenza di reazione ai lieviti nel Crohn, e una prevalenza di reazione al latte e al frumento nella colite ulcerativa.
La domanda da porsi è: perché nessuno chiede ad un malato di Crohn di mangiare meno pane? La risposta, temiamo, tarderà molto ad arrivare. È indispensabile che il mondo medico si renda conto della forte importanza del cibo nel generare infiammazione e nel modularne gli effetti.
Lavori più recenti (J Clin Pathol 1999 Jan;52(1):47-53) hanno consentito di definire il comportamento anticorpale nel Crohn.
Gli ASCA (Anti Saccharomyces Cerevisiae Antibodies) sia IgA sia IgG erano significativamente innalzati nel Crohn rispetto alla colite ulcerativa. C’è elevazione delle IgG nell’interessamento del piccolo intestino, mentre l’elevazione delle IgA è connessa con la durata della malattia.
Un richiamo recentissimo (Am J Gastroenterology 2001 Jan; 96(1):252-253) segnala la presenza di ASCA anche nelle patologie autoimmuni epatiche.
Dato da tenere ben presente in ambito clinico, sia per la frequente ipersensibilità alimentare ai lieviti che si ritrova nelle epatopatie, sia per il rischio connesso al fatto che la vaccinazione antiepatite B deriva da ingegneria genetica da Saccharomyces cerevisiae.