Dieta di rotazione: una semplice riduzione o un controllo vero?
Capita spesso, nei commenti dei lettori di Eurosalus o durante le visite nutrizionali che effettuo nel centro medico SMA in cui lavoro, di sentir parlare di un alimento come “nemico, ostile, responsabile di…”.
Nonostante sia assolutamente comprensibile il fatto di attribuire un sintomo a un alimento specifico, in quanto spesso compare nel breve periodo dalla sua assunzione (es. formaggi e pancia gonfia o ancora pasta e mal di testa), è importante comprendere che non è l’alimento in sé ad esserne l’artefice, bensì la sua modalità di assunzione che spesso, anche senza rendersi conto, è ripetuta o eccessiva.
Un esempio pratico: immaginate un ospite (sig. Frumento), anche molto piacevole (la pizza o i grissini effettivamente lo sono), che inizia a presentarsi frequentemente a casa (a colazione sotto forma di fette biscottate, a pranzo in un piatto di pasta e a cena come pezzo di pane, anche se integrale e di ottima qualità). Cosa avviene? Il sistema immunitario, come il proprietario di casa, inizia ad accusare la frequenza eccessiva o ripetuta del Frumento (che per qualcun altro potrebbe essere Latte, Lieviti o ancora Nichel…) portando a un incremento del quadro infiammatorio.
Questo perché, come emerge da un’importante lavoro di ricerca pubblicato nel gennaio 2016 sul Journal of Immunology (Kang S et al, J Immunol. 2016 Jan 1;196(1):196-206. doi: 10.4049/jimmunol.1402527. Epub 2015 Nov 30), quando viene introdotto l’alimento, si forma un immuno-complesso tra l’antigene alimentare (pezzetto microscopico di alimento) e le immunoglobuline G prodotte dal sistema immunitario in seguito al contatto con l’alimento (es. Sig. Frumento). Questi immuno-complessi vanno poi ad avvicinare le cellule B (i linfociti che producono gli anticorpi specifici per il cibo) e, SOLO in presenza di un livello elevato di BAFF, stimolano la produzione di altri anticorpi per quell’alimento. Ciò significa che l’ospite continua ad amplificare lo stato infiammatorio dell’organismo, portando alla nascita o al peggioramento di sintomi e disturbi.
Allora cosa fare? Molte persone, purtroppo, scelgono in autonomia o affidandosi a “maghi della nutrizione” di eliminare l’ospite (intraprendendo una dieta senza glutine anche senza una celiachia, eliminando formaggi, prodotti lievitati ecc…). In questo modo il sistema immunitario si dimenticherà di Sig. Frumento e quando, anche se involontariamente (ad esempio se presente in un’impanatura al ristorante o come addensante in un gelato) viene reintrodotto, i sintomi e i disturbi saranno amplificati in quanto l’ospite è ormai diventato uno sconosciuto.
L’obiettivo invece è innanzitutto comprendere chi è l’ospite che si presenta troppo spesso alla porta del nostro sistema immunitario tramite test specifici (test GEK Lab), ricordando che misurare è meglio che supporre, per poi mettere in atto una strategia che permetta di recuperare nuovamente un rapporto di amicizia con l’alimento (in questo caso Sig. Frumento).
Fondamentale in tal senso la dieta di rotazione, e mai di eliminazione: si avranno dei giorni di totale astensione (la pasta verrà sostituita con patate, risi integrali e colorati, quinoa, avena, amaranto, grano saraceno, legumi… sempre associati a proteine e vegetali) e giorni in cui il Frumento verrà reintrodotto (solitamente il mercoledì, sabato sera e domenica, ovvero in 7 pasti su 21). Questa tecnica, che mima lo svezzamento infantile, permette, dando delle “regole” all’ospite, di recuperare nuovamente con lui un rapporto fisiologico, di amicizia.
Fondamentale però, che nei giorni di dieta l’astensione sia totale: il sistema immunitario è un organo integrato estremamente sensibile e vigile, ciò significa che anche “solo un biscottino dopo pranzo o una mollica di pane” verrebbe riconosciuta, senza mai interrompere la formazione dell’immuno-complesso e di conseguenza l’incremento delle citochine infiammatorie.
Questo significa che solo le poche ore di “vera astinenza” da latte, pomodori, crackers, formaggi, in base al proprio profilo infiammatorio personale consentono al BAFF di abbassarsi e alla cellula B di smettere di produrre nuovi anticorpi per la sostanza correlata al latte, al frumento ecc.
Una dieta di rotazione, dunque, permette di abbassare il quadro infiammatorio e ridurre i propri sintomi e disturbi. Questo aspetto traspare in modo chiaro nell’ultima pubblicazione scientifica fatta dal nostro Team di ricerca (Cappelletti M et al, Nutr Metab (Lond) (2020) 17:101 https://doi.org/10.1186/s12986-020-00528-x) in cui pazienti con Sindrome del Colon Irritabile (IBS) hanno iniziato a seguire la loro personale dieta di rotazione: i pazienti che hanno seguito correttamente la dieta per sei settimane hanno visto ridursi in modo significativo sintomatologie intestinali che si dimostravano resistenti da anni ad altri tipi di trattamento, regredendo a un livello corrispondente quasi alla guarigione. Traspare anche che solo i pazienti che hanno seguito correttamente la loro personale dieta di rotazione hanno visto calare in modo significativo i valori di Immunoglobulina G (IgG) specifiche per gli alimenti, motivo per cui, come già indicato, nei giorni di controllo l’astensione deve essere totale.
Altro aspetto fondamentale è che una dieta di rotazione permette di incrementare notevolmente la propria varietà alimentare: spesso la domanda che mi viene posta è “Dottoressa, ma allora io nei giorni di controllo da Frumento, cosa mangio?” La risposta è sempre: “Il mondo!”
Ecco un esempio pratico:
Colazione: crêpes con farina di castagne, uova, fragole e cioccolato fondente o ancora uova strapazzate con gallette di grano saraceno e un frutto.
Pranzo: quinoa, straccetti di pollo e peperoni o insalatona di ceci, tonno e pomodori.
Cena: insalata di tonno, patate, noci e cubotti di speck o ancora salmone alla piastra patate americane e asparagi. Gli esempi naturalmente sono infiniti.
Ultimo aspetto, ma non per importanza, è che un percorso alimentare personalizzato, basato anche su una rotazione alimentare, permette di recuperare nuovamente la gioia del mangiare.