Il caffè continua a fare bene. Una buona dose quotidiana può far parte di una dieta salutare
Non c’è più ragione scientifica per dire che “il caffè è veleno…”.
Certo, vanno considerati gli effetti della caffeina, che per alcune persone può essere un potente stimolante mentale come un induttore di insonnia, e per i bambini può rappresentare un eccesso di stimolo, ma vanno anche considerate le forti valenze positive che derivano dal suo naturale contenuto di sostanze antiossidanti.
Chiarisco subito il tema della dose. In una intervista rilasciata allo Washington Post da Giuseppe Grosso (medico, epidemiologo e ricercatore universitario) lo scorso 4 febbraio il collega spiega con chiarezza che una sua meta-analisi ha evidenziato effetti positivi sulla salute per dosaggi che vanno da 350 fino a 500 mg al giorno di caffeina contenuta nel tipico caffè americano (quindi 4-5 tazze al giorno o l’equivalente di 2 “grande” di Starbucks), mentre il caffè espresso italiano contiene circa 50-75 mg di caffeina per tazza, consentendo così un utilizzazione positiva entro le 6-7 tazzine al giorno.
La citata ricerca di Grosso, pubblicata su Annual Review of Nutrition, ha considerato la meta-analisi di un numero molto elevato di lavori (sia osservazionali sia randomizzati e controllati) e ha portato a definire in modo concreto i probabili effetti del caffè sulla salute umana (Grosso G et al, Annu Rev Nutr. 2017 Aug 21;37:131-156. doi: 10.1146/annurev-nutr-071816-064941).
Dal punto di vista rigorosamente statistico le affermazioni di Grosso e dei suoi colleghi esprimono un alto livello di probabilità. Nella epidemiologia nutrizionale è quasi impossibile definire una “certezza”, per la quale servirebbe un confronto con placebo, anche se mi domando chi berrebbe un finto caffè senza accorgersene. In effetti già questo indice di elevata probabilità ha un profondo significato e rappresenta qualcosa di molto vicino alla certezza scientifica.
Come spiega lo stesso autore, l’uso di caffè è stato associato alla riduzione di alcune forme tumorali (mammella, intestino, utero e prostata) e ad un ridotto rischio di malattia cardiovascolare, di diabete alimentare (tipo 2) e di Parkinson. Anche il rischio di mortalità da qualsiasi causa è ridotto, il che non significa che chi beve caffè possa vivere una lunghissima vita, ma che rispetto a chi non ne beve c’è un minor rischio di ammalarsi di malattie che portino a morte.
L’unico effetto negativo sembra essere quello di una interferenza sulla crescita del feto e sull’equilibrio della gravidanza. Questo avviene perché il feto è ancora carente di alcuni enzimi che consentono la elaborazione della caffeina e questa si accumula nell’organismo in crescita provocando dei possibili danni.
Qualche mese dopo la pubblicazione di questa meta-analisi, una ricerca britannica pubblicata sul BMJ riformulava quasi le stesse conclusioni, evidenziando che il caffè potesse addirittura essere usato come prodotto farmacologico in studi controllati con la certezza che ai dosaggi indicati non provoca danno, in modo da poterne valutare non solo l’associazione con un miglior stato di salute, ma gli effetti causali diretti sull’organismo (Poole R et al, BMJ. 2017 Nov 22;359:j5024. doi: 10.1136/bmj.j5024).
Del caffè però bisogna ricordare che erano stati già evidenziati alcuni effetti in una ulteriore meta-analisi pubblicata su Molecular Nutrition & Food Research che ha documentato un effetto protettivo sullo sviluppo di depressione, che è rilevabile, in misura minore, anche per il tè e per la sola caffeina, isolata dalle bevande (Grosso G et al. Mol Nutr Food Res. 2016 Jan;60(1):223-34. doi: 10.1002/mnfr.201500620. Epub 2015 Nov 23).
L’importante è che il caffé sia rigorosamente senza zucchero, perché questo aspetto di dolcificazione potrebbe trasformare la tazzina in un vero killer.
Una buona tazza di caffè, soprattutto se bevuta in compagnia, può allungare la vita in modo positivo. Si arriva alla fine della propria esistenza lo stesso, ma magari un po’ più avanti nel tempo… Come dire che il tempo perso bevendo un caffè viene restituito con gli interessi e che quel tempo lo si può vivere meglio.