Se la cena è il pasto più ricco, a parità di calorie aumentano i valori di colesterolo
Il colesterolo si alza quando si mangia di più alla sera e si abbassa se l’introito maggiore di calorie è nelle prime ore del giorno.
La prima colazione e il pranzo evidenziano sempre di più il loro importante ruolo nella gestione dell’equilibrio della glicemia e dei grassi. Aumentare l’introito calorico al mattino e ridurlo alla sera fa bene al peso, all’insulina, alla glicemia e al colesterolo.
Importante quindi è rilevare che il “timing” della assunzione alimentare, cioè la distribuzione dei pasti nella giornata, ha un significato importantissimo non solo nel controllo della glicemia, come abbiamo riportato nell’articolo “Diabete e prima colazione ricca: la glicemia scende del 20%“, ma anche nel controllo e nella regolazione del colesterolo.
Si conferma un tema che ho spesso discusso in questi ultimi anni: l’importanza delle calorie è sempre più ridotta e prendono sempre più valore i segnali che vengono dati all’organismo attraverso il cibo.
Sappiamo che una dieta adeguata e corretta deve essere molto personalizzata, come è nostra prassi nel nostro centro quando impostiamo dei percorsi terapeutici sul diabete, sul sovrappeso o sulla dislipidemia. Sappiamo che gli effetti dell’alimentazione dipendono dal livello di infiammazione che questa induce nell’organismo (oggi si può valutare e misurare con precisione), dal momento della giornata in cui si mangia e dalla composizione del piatto e dalla proporzione corretta tra carboidrati e proteine in ogni piatto.
Per scendere nel particolare del lavoro scientifico cui faccio riferimento, pubblicato nel gennaio 2019 su Nutrition, Metabolism & Cardiovascular Diseases, sono stati valutati oltre 1200 partecipanti, di età maggiore dei 19 anni, dei quali circa il 45% era rappresentato da donne. Sono state svolte interviste ripetute sulla distribuzione e sul timing dei pasti e sulla loro composizione in carboidrati, grassi e proteine, confrontando i risultati con i valori ematici riscontrati nei diversi controlli (Chen HJ, et al. Nutr Metab Cardiovasc Dis. 2019;doi:10.1016/j.numecd.2019.01.003).
Per ogni 100 kcalorie in più mangiate di sera o di notte il valore di colesterolo LDL (quello cattivo) cresceva in media di 1 mg/dL e per ogni 100 kcalorie di grassi notturni (l’equivalente di due cioccolatini) il valore di LDL cresceva di 3 mg/dL.
Ancora più interessante da leggere è l’effetto inverso: trasferendo quei due cioccolatini (o l’equivalente in calorie e grassi) dalla notte al pranzo pomeridiano, il colesterolo scendeva di 5,21 mg/dL e spostandolo invece dalla notte alla cena calava di 3,19 mg/dL.
Significa che un atteggiamento virtuoso che ritrasferisca al mattino per la prima colazione o al pranzo i cibi “insidiosi” può generare effetti ottimi per la salute e la prevenzione delle malattie.
Sono gli stessi presupposti che guidano molte delle considerazioni relative al digiuno breve e al suo effetto sul dimagrimento. Il cibo è “segnale” e le interferenze sul metabolismo possono essere modulate attraverso una nutrizione sana e evoluta che sappia tenere in considerazione questi aspetti.