Colesterolo in forse: sono infiammazione e PAF che causano la maggior parte delle malattie croniche
Una ricerca irlandese pubblicata nel maggio 2018 su Nutrients ha riconfermato che non è il colesterolo la vera causa delle malattie cardiovascolari e della maggior parte delle patologie croniche, ma l’infiammazione che modifica le risposte vascolari (Tsoupras A et al, Nutrients. 2018 May 12;10(5). pii: E604. doi: 10.3390/nu10050604).
I ricercatori (qui il link all’intero lavoro originale) hanno valutato i dati epidemiologici di tutte le aree legate alla dieta Mediterranea e al famoso studio “Seven Countries” su cui si è basata, approfondendo poi lo studio dei dati provenienti dalle cosiddette “zone blu”, quelle cioè in cui si abbiano i livelli di sopravvivenza più alti connessi alla buona salute. Le zone cioè in cui si è longevi e sani. Lì hanno verificato che l’incidenza delle malattie cardiovascolari è indipendente dai livelli di colesterolo nel sangue e soprattutto dall’introduzione di colesterolo nella dieta.
In particolare hanno potuto evidenziare che sono proprio i fattori che inducono l’infiammazione, tra cui in particolare il PAF (che oggi è facilmente misurabile), a correlarsi con l’inizio della patologia cardiovascolare e quindi delle malattie con queste correlate (dall’ipertensione all’infarto o alla insufficienza cardiaca).
Si tratta di una precisazione che va a confermare quanto già avevamo anticipato addirittura nel 2005, cioè 13 anni fa, con un articolo dal titolo “È l’infiammazione e non il colesterolo il vero obiettivo delle statine“, in cui si evidenziava che il calo della mortalità correlato all’uso delle statine era legato anche al calo della PCR (Proteina C Reattiva), indicatore importante dell’infiammazione. Come dire che l’effetto positivo delle statine fosse dipendente da una possibile contemporanea azione antinfiammatoria.
In effetti alcuni autori sostengono da tempo che le statine svolgono un’azione antinfiammatoria su alcune specifiche citochine, per le quali appunto si riducono gli effetti negativi sui vasi e sulle arterie. Grazie a questa azione si ottengono i risultati sperati sulla mortalità cardiovascolare.
Tutto questo è in accordo con quanto si discute almeno dal 2015 in relazione alla possibilità di ridurre il colesterolo ai minimi termini. Numerosi lavori che miravano ad abbassare i livelli al di là di “qualsiasi limite” hanno portato a risultati opposti, cioè all’aumento della mortalità.
Inoltre esiste una polemica (tuttora in corso) che vede in opposizione il British Medical Journal (che sostiene la profonda revisione della “ipotesi colesterolo”) e la FDA che invece persiste nel volere mantenere l’attenzione solo sul colesterolo per la prevenzione e la cura delle malattie cardiovascolari, a dispetto delle evidenze pubblicate sul BMJ che hanno smascherato alcune inesattezze “sporche” sulla comunicazione dei dati relativi all’azione delle statine nei primi grandi lavori che hanno portato ad emergere l’ipotesi “colesterolo” come causa di tutti i disturbi circolatori.
Di certo, la possibilità di misurare oggi alcune citochine infiammatorie consente di agire in modo molto più mirato attraverso gli strumenti che gli stessi autori propongono:
- Dieta
- Attività fisica
- Stile di vita salutare
Ma se dobbiamo pensare alle diverse azioni infiammatorie non possiamo certo fermarci alla sola azione del PAF. L’infiammazione può essere legata ad almeno tre aspetti nutrizionali:
- Infiammazione da profilo alimentare personale (con produzione di PAF e BAFF)
- Infiammazione da eccesso di prodotti di glicazione
- Infiammazione correlata allo squilibrio tra carboidrati e proteine, come spiegato dalla Harvard School of Public Health
Significa che l’impegno per prevenire e trattare le patologie cardiovascolari si basa su scelte personalizzate di tipo alimentare, che ogni persona può mettere in atto. Nei nostri centri lavoriamo da anni, attraverso percorsi terapeutici individualizzati, per aiutare a ridurre le componenti infiammatorie e riconquistare il benessere.
Di certo, la scienza sta avanzando, comprendendo sempre di più i legami tra infiammazione, nutrizione e salute. Il fatto che il PAF, da molti sottostimato negli ultimi anni, stia tornando alla ribalta della ricerca innovativa va nella direzione che da anni stiamo seguendo, confermando l’impegno nella ricerca su questi temi.