Colesterolo e statine: se sono da usare, aiutiamole a funzionare bene
Le statine sono farmaci importanti che hanno aiutato a modificare gli indici di mortalità per numerose malattie cardiovascolari e che hanno consentito importanti azioni di prevenzione. Il fatto che siano utili ed efficaci non le rende però una panacea e spesso sono oggi utilizzate in modo molto più ampio e diffuso di quanto meriterebbero.
Su queste pagine abbiamo discusso a lungo di quale sia il “giusto valore di colesterolo” e del fatto che oltre i 60 anni di età il colesterolo elevato non rappresenta più un rischio cardiovascolare.
Inoltre un valore di LDL elevato può avere dei vantaggi. Sempre nelle persone di oltre 60 anni è correlato a una minore mortalità da tutte le cause e oltre i 70 anni ad una minore incidenza di malattie tumorali. Questi aspetti hanno scatenato molte polemiche (abbiamo ripreso con ampie spiegazioni le controversie scientifiche e legali tra la FDA americana e il BMJ inglese) e ne deriva che davvero si tratta di farmaci utili, che sfruttano una spinta commerciale senza precedenti che arriva forse al di là del necessario.
Proprio per la presenza di effetti collaterali (ad esempio sui dolori muscolari, sul sistema nervoso e sull’umore e sulla efficienza fisica), è necessario conoscere i possibili “trucchi” per subire i minori effetti collaterali possibili delle statine e per farle funzionare al meglio.
È necessario ricordare che l’innalzamento dei livelli di colesterolo, nella maggior parte dei casi non dipende dalla assunzione di grassi o di colesterolo perché a parte il caso della ipercolesterolemia familiare, l’innalzamento dei livelli è molto più correlato agli zuccheri o all’eccesso di carboidrati alimentari, come spiegato nell’articolo “Colesterolo, zuccheri e statine: riflessioni per l’uso”.
In particolare, già nel 2014 un lavoro sviluppato da ricercatori britannici (Università di Warwick) e svedesi (Università di Linköping), pubblicato su Nutrition & Diabetes, aveva evidenziato che la glicazione (fenomeno dovuto appunto a un eccesso individuale di glucosio, fruttosio o alcol) contribuisce a trasformare il colesterolo buono (HDL) in colesterolo cattivo (LDL) determinando cioè un aumento del rischio cardiovascolare (Godfrey L et al, Nutr Diabetes. 2014 Sep; 4(9): e134) . Published online 2014 Sep 1. doi: 10.1038/nutd.2014.31).
Questo può spiegare perché l’aumento del Metilgliossale (che si misura con il Glyco Test o con il test PerMè) è indice di quella variabilità glicemica correlata con l’aumento di mortalità da tutte le cause, e quella cardiovascolare è sicuramente la più rappresentata.
C’è inoltre un tema da ricordare, quando si usano statine; la loro azione si sviluppa attraverso la inibizione di uno specifico enzima che impedisce la produzione di colesterolo endogeno. Quello stesso blocco induce contemporaneamente la carenza di Coenzima Q10, sostanza indispensabile alla efficienza muscolare e per per controllare la stanchezza che viene prodotta nell’organismo proprio grazie all’enzima che le statine bloccano.
Infatti, nelle persone che seguo clinicamente e che usano statine, suggerisco sempre una integrazione con Glucontrol base (ricco di Cromo, Manganese, Selenio e Inositolo che agiscono sulla regolazione del metabolismo zuccherino) e con Coenzima Q10, almeno a cicli.
Uno degli spunti di riflessione quando si usano le statine è il fatto che molte persone smettono di percepire il proprio colesterolo come segnale di alterazione alimentare e mangiano poi in modo esagerato.
Infatti, una ricerca pubblicata sul JAMA fin dal 2014, e ben descritta nell’articolo “Colesterolo e statine: la falsa certezza del ghiottone”, spiega che tra gli utilizzatori di statine, solo per il primo paio di anni esiste una contemporanea azione di controllo della sfera dietetica. In quel periodo vengono ancora messi in atto quei comportamenti alimentari che dovrebbero ricondurre i valori di colesterolo, trigliceridi, massa grassa e glicemia nella norma, ma poi il controllo spesso si perde e il metabolismo si altera anche se i valori di colesterolo restano bassi grazie all’uso del farmaco.
Le statine sono sicuramente un ottimo prodotto in molte situazioni, ma si tratta di farmaci che devono sempre essere usati con sapienza per tutta la serie di motivi che abbiamo descritto e dovrebbero essere sempre affiancati dalla corretta attività fisica.
Quindi come al solito, anche l’uso del farmaco deve essere accompagnato dalla modifica personalizzata degli stili di vita e della alimentazione perché il risultato farmacologico sia reale e non venga disperso.
Per questo, nel centro SMA in cui lavoro, quando affrontiamo il sovrappeso, la ipercolesterolemia e la sindrome metabolica attraverso specifici percorsi terapeutici, dedichiamo sempre una attenzione personalizzata al quadro infiammatorio dovuto agli alimenti e alla misura del BAFF, del Metilgliossale e della Albumina glicata (attraverso i test di GEK Lab) perché la risposta clinica sia anche quella della perdita di massa grassa inutile, se necessaria, ma soprattutto quello della riattivazione del metabolismo e della riconquista del benessere personale.