C’è un vaccino per la cistite e le infezioni urinarie?

23 Marzo 2025
C’è un vaccino per la cistite e le infezioni urinarie?

Buone notizie per chi soffre di cistiti batteriche recidivanti, spesso causate dalle cose più semplici e solitamente innocue, come un colpo di freddo, una gita in bicicletta o un semplice e non traumatico contatto sessuale.

Intervistato da Medscape News UK l’urologo britannico Bob Yang ha raccontato gli effetti del trattamento con i lisati batterici, lavoro di ricerca che è stato presentato durante lo  European Association of Urology Congress (EAU) tenutosi a Parigi nel 2024.

Questo tipo di ricerca è nato grazie alla pratica clinica “empirica” di molti colleghi, e in seguito con la evidenza dei primi lavori, che risalgono ancora al 2018 e successivamente ai molti lavori di conferma della efficacia di questo trattamento tra cui alcuni molto recenti.

La preparazione usata viene definita “vaccinale” in modo improprio perché si tratta di un insieme di residui di alcuni batteri inattivati e scelti tra i più frequentemente presenti nelle cistiti, che entrando in contatto con l’organismo attivano delle risposte difensive aspecifiche, non mirate quindi direttamente ad un singolo batterio o ad un unico virus, ma ad attivare una risposta sistemica e contribuire alle difese generali dell’organismo.

Il microbiota intestinale è influenzato fortemente dalla assunzione di zuccheri. Anche usando uno stimolo immunologico come i “vaccini” preparati con i lisati batterici, non si può pensare di riequilibrarlo senza personalizzare la propria dieta in accordo coi propri livelli di glicazione.

Nel caso in questione, la preparazione usata per il lavoro clinico è chiamata Uromune (prodotto in Spagna dalla Immunotek S.L.) e non è disponibile in Italia. È composta da lisati batterici inattivati scelti tra quelli più spesso coinvolti nelle infezioni urinarie, cioè Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Proteus vulgaris ed Enterococcus faecalis. Il ceppo più importante è sicuramente Escherichia coli, responsabile di quasi il 95% di queste forme di cistite. 

Mentre questo prodotto è spruzzato sotto la lingua due volte al giorno per tre mesi, in Italia è disponibile già da molti anni una preparazione a base di lisati batterici del solo Escherichia coli (il nome è UroVaxom) che va preso per 3 mesi al dosaggio di una capsula al mattino a digiuno.

Il prodotto disponibile in Italia fa parte dei prodotti che ho fatto e faccio utilizzare ai miei pazienti da molti anni all’interno di una strategia terapeutica sistemica.

Infatti la prima cosa che metto in atto in queste situazioni è la valutazione della infiammazione da alimenti e della glicazione che, quando è elevata, facilita la localizzazione di batteri a livello vescicale o urinario anche a seguito di minimi stimoli irritativi.

La colite o la sindrome del colon irritabile sono spesso alla base della infiammazione e della infezione delle vie urinarie e infatti nel centro SMA in cui lavoro ci rendiamo conto di dovere affrontare prima la normalizzazione del transito intestinale per avere di conseguenza una normalizzazione delle vie urinarie.

Insieme ai suggerimenti nutrizionali si imposta il riequilibrio delle eventuali carenze vitaminiche e  minerali (Oximix 1+, Driatec) e in alcuni casi anche il supporto con Uro-Vaxom (usabile anche in caso di cistite acuta) affiancando spesso un prodotto a base di Ulivo (ad es. Micotirosolo della NutraLabs) che agisce sulla mucosa intestinale, proprio là dove l’Escherichia coli si sviluppa e prolifica prima di passare alle mucose uretrali o vescicali. 

È comunque indispensabile lavorare molto sugli zuccheri e sulla dolcificazione, perché ormai è certo che sia gli zuccheri sia i dolcificanti artificiali modificano il microbiota facilitando lo sviluppo di batteri non adatti che infettano anche i tessuti urinari. 

Nel settembre 2022 è stata pubblicata su Cell (rivista di elevatissimno standing e di fortissima credibilità scientifica) l’evidenza del fatto che una dieta con alto contenuto in zuccheri promuova la sindrome metabolica a causa della perdita di cellule linfatiche TH17 intestinali, che sono protettive delle reazioni infiammatorie  e delle rezioni metaboliche.

Le cellule TH17 proteggono dalla sindrome metabolica; significa che chi ne ha in abbondanza, anche mangiando “malaccio” riesce a difendersi abbastanza bene dalle evoluzioni patologiche che possono nascere. 

Gli zuccheri invece (tutti), quando sono mangiati in eccesso, attivano alcune cellule immunitarie che si chiamano ILC3 che a loro volta fanno “scomparire” le cellule TH17 stimolando la espansione locale di Faecalibaculum rodentium, un batterio “antipatico” che riduce ulteriormente il numero di cellule TH17, che proteggono appunto dallo sviluppo di sindrome metabolica. 

Ebbene, con un’altra ricerca (sempre pubblicata su Cell da Suez J. nell’agosto 2022), gli autori hanno fornito prove evidenti che aspartame, saccarina, sucralosio e stevia (tutti dolcificanti classificati come NNS, Non Nutritive Sweeteners, cioè a zero – o quasi – calorie), determinano una reattività del microbiota umano e modificano la sua capacità di trasmettere effetti a valle sulla tolleranza al glucosio dell’organismo che se ne nutre. 

Per anni si è pensato che questi dolcificanti (NNS) fossero metabolicamente inerti, mentre questi dati suggeriscono che il microbiota intestinale umano può costituire un “hub di reattività” che consente, in alcuni individui, la trasmissione degli effetti degli NNS sulla fisiologia umana, stimolando ad esempio la sindrome metabolica e la alterazione dei livelli di glucosio nel sangue e facilitando la recidiva infettiva. 

Quali sono, quindi, le soluzioni pratiche da mettere in atto?

La prima è quella di valutare e misurare i propri livelli di glicazione, che GEK Lab analizza attraverso Glyco Test e PerMè, per sapere quali sono i limiti che si devono affrontare per mantenere o recuperare la propria salute. 

Basta poco, perché fin dal 2014, una ricerca pubblicata su Nature ha dimostrato che il microbiota intestinale può rispondere alle modifiche della dieta in tempi molto brevi, nell’ordine di pochissimi giorni.

L’elemento fondamentale per riequilibrare il microbiota è quindi la dieta e la composizione della flora intestinale può variare nel corso di uno/quattro giorni dalla modifica alimentare impostata. 

I probiotici o i postbiotici possono quindi fare bene ma la vera discriminante è l’impostazione dietetica e soprattutto la modifica della glicazione. Solo il controllo dei valori di metilgliossale e di albumina glicata possono rendere efficace una terapia di riequilibrio del microbiota e garantire l’efficacia del trattamento integrato contro la cistite.