WCRF London Conference – Istituzioni italiane assenti ingiustificate
Sono stati due giorni di forte impegno scientifico. Nei locali della London Royal Society, che ha come soci anche gli scopritori del DNA James Watson e Francis Crick (qui a fianco in una foto del 1953 ripresa da Antony Barrington ed esposta nei locali in cui si è tenuto il convegno), è stato presentato agli addetti ai lavori il secondo rapporto sulla relazione tra cibo, attività fisica e cancro, fortemente voluto dalla UICC (International Union Against Cancer) e preparato dalla WCRF (Worl Cancer Research Fund) a distanza di 5 anni dal precedente rapporto.
Nel corso delle relazioni (ognuna lasciava amplissimo spazio alla discussione tra tutti i delegati presenti) si sono intrecciati nuovi dati epidemiologici, analisi di rischio, indicazioni comportamentali e suggerimenti pratici di tale impatto sociale ed economico da lasciare in alcuni casi senza fiato.
Non sono mancate neanche alcune polemiche, ma a conti fatti le indicazioni sono state di tale forza da rendere immediateamente applicabili nel sociale alcuni dei suggerimenti o alcune delle indicazioni emerse.
Per capirne l’importanza, ne segnaliamo alcuni:
- Coinvolgimento dei grassi animali nella induzione tumorale (formaggi)
- Importanza protettiva evidente del consumo di frutta e verdura
- Pericoli connessi alla carne rossa, ma non al pollo o al pesce
- Obesità e incremento del peso come causa di induzione tumorale
- Possibilità di ridurre il rischio riducendo il sovrappeso
- Correlazione tra induzione tumorale e uso di bevande zuccherate (succhi di frutta “fasulli” e bibite)
- Possibilità di prevenire con l’alimentazione almeno 1/3 dei cancri
- Qttività fisica ormai certamente utile nella prevenzione e in alcuni casi anche nella terapia
- Citochine infiammatorie e insulina tra le cause di induzione tumorale
- Qualità alimentare obbligata in assenza di attività fisica
- E tante altre indicazioni…
Si tratta di dati di immediata rilevanza individuale e di necessaria applicazione sociale. Ci saremmo aspettati la presenza nutrita di un folto numero di rappresentatnti delle istituzioni, mentre noi italiani ci siamo contati: 9 in tutto, di cui solo 5 medici. Due delegati erano di Eurosalus. Per fare un confronto, uno stato come la Norvegia era rappresentato da 20 delegati, ed erano presenti responsabili di governo anche di paesi come Tanzania, Seychelles, Nigeria, Malaysia, Hong Kong.
Ci siamo incontrati e ci piace ricordare per nome alcune delle persone che hanno reso ulteriormente stimolanti quei due giorni, portando la loro esperienza professionale a confrontarsi con quella degli altri.
Il professor Gianfranco Piva, preside della facoltà di Agraria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza; Il professor Ercole De Masi, primario gastroenterologo dell’Ospedale San Carlo – IDI di Roma, e membro del comitato scientifico della Lega Italiana Lotta Tumori; la professoressa Attilia Giuliani, docente di Biochimica all’Università di Milano. Grazie a loro della solidarietà e dell’amicizia dimostrata.
Ma per sviluppare piani sanitari che aiutino i governi a ridurre le spese e a dare valore clinico alle scelte, la nostra presenza non bastava e purtroppo non basta. Le istituzioni sono mancate clamorosamente, o se c’erano, non si sono fatte notare. Si tratta di occasioni perse: siamo infatti convinti che il confronto internazionale consenta davvero di crescere dialetticamente per arrivare a azioni di prevenzione vera, utile, consapevole.
Nel nostro piccolo, oltre ad avere coperto in diretta alcune interessantissime comunicazioni nel corso del convegno, proporremo nei prossimi giorni uno “Speciale prevenzione cancro” che trarrà molti spunti dalla conferenza di Londra e dai dati della WCRF, raccolti in un volume di oltre 500 pagine che dovrebbe stare sulla scrivania di ogni medico e di ogni politico. Speriamo che questo secondo rapporto, qualche politico almeno inizi a sfogliarlo.