Prostata e salute maschile: zuccheri e metastasi fortemente correlati
Sulle pagine di Eurosalus abbiamo spesso richiamato la documentata correlazione tra uso individualmente eccessivo di zuccheri e forme tumorali.
In particolare ritengo da rileggere due articoli. Il primo, intitolato “Zuccheri e tumori. Una relazione sempre più stretta”, spiega perché le forme tumorali riescono a costruire con gli zuccheri una specie di “scudo” con il quale si difendono dal sistema immunitario e dagli attacchi della chemioterapia.
Il secondo, “La variabilità glicemica. Quei picchi di zuccheri che fanno male”, discute il ruolo del metilgliossale come biomarcatore della variabilità glicemica, che raddoppia il “rischio morte” da qualsiasi causa.
La ricerca scientifica ha dimostrato recentemente quello che già nel 2007 la World Cancer Research Foundation (WCRF) aveva ipotizzato, cioè che non fossero singoli alimenti ad essere “colpevoli” della degenerazione tumorale ma il fatto che la loro assunzione creasse infiammazione e resistenza insulinica, contribuendo quindi alla glicazione di cui stiamo oggi parlando.
In particolare, oggi, segnalo e discuto l’importanza dell’eccesso zuccherino nelle metastasi del tumore prostatico.
Che esista una connessione tra zuccheri e funzione dell’osso è un dato già noto, descritto in questo articolo dal titolo “La dolce osteoporosi: quando lo zucchero indebolisce le ossa”, ma una ricerca italiana ha dimostrato che il livello di metilgliossale attiva un particolare processo di comunicazione tra osso e tumore e stimola l’insediamento osseo delle metastasi a distanza.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Perugia ha infatti pubblicato nel 2022 sull’International Journal of Molecular Science un articolo di forte significato clinico da cui si comprende che la localizzazione alle ossa delle metastasi di un tumore della prostata è fortemente correlata ai livelli di metilgliossale.
Nell’articolo viene spiegato che la metastasi ossea (che è la più frequente per questo tipo di tumore) è favorita da uno dei prodotti di glicazione (AGEs) che deriva dal metilgliossale. Si chiama MG-H1 ed è proprio la sostanza misurata dal laboratorio GEK Lab con i sui test di glicazione (PerMé e Glyco test).
Per qualsiasi forma tumorale, è indispensabile la comprensione dei meccanismi con cui le cellule atipiche “viaggiano” per l’organismo e si localizzano in sedi distanti, solo che questa volta si è capito che un elevato livello di metilgliossale contribuisce al “dialogo” tra tumore ed osso e il metilgliossale porta proprio alla apertura di canali nell’osso in cui la metastasi facilmente si annida e prosegue la sua dannosa crescita.
Nasce quindi spontanea la domanda sul “cosa fare” per difendersi da questa eventualità. Fortunatamente, per i “maschietti” la scoperta di un tumore della prostata si rivela molto spesso riguardare solo un adenoma prostatico che non evolverà ma non è dato saperlo in anticipo, mentre in anticipo si può fare prevenzione mirata.
L’attenzione agli zuccheri potrà ridurre la possibilità che un semplice adenoma prostatico evolva in un adenocarcinoma e riducendo il rischio che questa evoluzione sia accompagnata dalla disseminazione di metastasi in altri organi dell’organismo.
Molto spessoper il tumore prostatico, le indicazioni nutrizionali preventive si limitavano ad un generico concetto di “mangiare sano”, mentre da oggi sappiamo che controllare l’assunzione degli zuccheri (pur senza arrivare alla loro completa eliminazione) può essere un importante strumento di prevenzione e difesa.
Non è casuale che GEK Lab studi proprio il metilgliossale, sostanza che si pone all’origine della catena degli AGEs e riesca, grazie alla misurazione della glicazione, ad indicare le Unità Zuccherine settimanali adeguate ad evitare la progressione di numerose malattie correlate agli zuccheri.
Significa che non si deve mai eliminare lo zucchero ma semplicemente imparare a usarlo in alcuni pasti della settimana nel modo corretto.
Seguendo l’andamento del livelli di glicazione si può capire cosa succede degli zuccheri nel proprio organismo e definire se l’alimentazione seguita è adatta o meno a mantenere elevate le migliori possibilità di sopravvivenza.