Tossicità da chemio? Il digiuno breve la riduce
I meccanismi di azione del digiuno breve e del digiuno alternato o intermittente sono molto simili tra loro perché, sebbene con tecniche lievemente diverse, tutti modulano la sensibilità agli zuccheri e contrastano l’infiammazione, riducendo i segnali d’allarme presenti nell’organismo.
La storia di queste differenti forme di digiuno intermittente (digiuno breve, digiuno a giorni alterni e digiuno 5:2) è basata sulla loro azione antinfiammatoria nei confronti di asma e artrite. Solo in seguito ci si è accorti che avevano anche una azione intensa sul metabolismo degli zuccheri e quindi sul dimagrimento, fatto che giustifica oggi l’ampia risonanza mediatica di queste tecniche.
Queste scelte alimentari portano infatti l’organismo, durante le ore di astinenza alimentare, ad attivare alcune proteine specifiche e a produrre una certa quantità di chetoni che agiscono come molecole di segnale, attivando una serie di meccanismi di forte rilievo sul metabolismo e sull’infiammazione.
Numerosi centri di ricerca hanno poi capito che l’intervento sul metabolismo degli zuccheri poteva avere una grande interferenza in molte fasi dei processi di evoluzione tumorale e durante la loro terapia.
Giusto per citare le ricerche più significative, due studi presentati tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, uno tutto italiano pubblicato su Science Translational Medicine e l’altro pubblicato su Science Signaling, hanno consentito di muovere un altro passo nella comprensione del perché un eccesso alimentare di zuccheri possa aiutare le forme tumorali a sopravvivere meglio, contrastando le azioni difensive del sistema immunitario.
Come hanno spiegato ricercatrici e ricercatori dei due gruppi di lavoro (quello italiano fa capo al team di Monica Casucci dell’Ospedale San Raffaele), la glicazione e la glicosilazione (fenomeni favoriti e indotti dall’eccesso individuale di assunzione di zuccheri, anche di quelli nascosti e invisibili) aiutano le cellule tumorali a costruire una specie di schermo difensivo che le protegge dalla azione del sistema immunitario individuale.
Per questo motivo si è quindi iniziato a studiare l’effetto di queste tecniche alimentari in affiancamento alla chemioterapia per capire se era possibile ridurne la tossicità e migliorarne l’efficacia.
Uno studio pubblicato su Biomedicines ha documentato che una specifica restrizione calorica impostata nei 3 giorni precedenti al somministrazione della chemioterapia o nei 3 giorni successivi riduce effettivamente la tossicità farmacologica e migliora l’efficienza del trattamento.
In questo studio si è valutata la tossicità renale del Cisplatino (un potente farmaco antitumorale) che è significativamente diminuita in chi applicava una di queste tecniche nutrizionali in contemporanea al trattamento chemioterapico. E non solo, l’efficacia del trattamento era amplificata in modo positivo.
Questo è il motivo per cui in SMA, il centro medico in cui lavoro, diamo una specifica rilevanza al supporto nutrizionale e alla valutazione dell’infiammazione da zuccheri e da alimenti (test PerMè), per le persone che affrontano chemioterapia o radioterapia.
Vale la pena ricordare che si è visto, per ora a livello sperimentale, un incremento della azione chemioterapica in soggetti cui è stato chiesto di effettuare il digiuno breve nel giorno precedente la chemio, assumendo della metformina in più durante la notte per incrementare l’azione sul metabolismo e di restare a dieta quasi priva di carboidrati nel giorno della chemio.
Significa che con tutta probabilità una impostazione nutrizionale di questo tipo, più o meno intensa in relazione al profilo alimentare e ai livelli di glicazione di ciascuno, potrebbe presto diventare pratica consueta per migliorare le prospettive a lungo termine di qualsiasi terapia antitumorale.
La relazione tra zucchero e cancro è quindi sempre più specificata e la conoscenza personalizzata dei livelli di glicazione può diventare uno strumento potente di prevenzione e di supporto alla terapia.