Alcol e pancreas: è lo zucchero che fa la differenza
Molti autori considerano l’uso di alcolici come sempre dannoso per la salute. Altri autori, sempre su base scientifica, rilevano che l’assunzione moderata di alcol ha anche degli effetti preventivi per numerose patologie.
È la famosa forma a “J” della statistica che spiega che in alcune situazioni come le malattie cardiovascolari, chi beve alcolici in modo moderato e più “sano” (vino ricco di resveratrolo anziché superalcolici ad esempio), ha minor rischio cardiovascolare di chi non beve del tutto, mentre la curva di rischio si impenna pericolosamente quando la quantità di alcolici assunta cresce e diventa elevata.
Per capire questo apparente paradosso basta pensare agli effetti positivi della dieta mediterranea, che comprende tra i cibi sani una moderata quantità di vino rosso (non certo obbligatoria, ma comunque presente).
Per una patologia rilevante e critica come il cancro del pancreas si è pensato per molti anni che l’alcol avesse solo una valenza negativa e che fosse tra le cause principali della induzione tumorale, ma una ricerca pubblicata sull’autorevole European Journal of Cancer nel marzo 2022 ha evidenziato che la correlazione tra uso di alcol e cancro del pancreas dipende dallo stato glicemico della persona che lo utilizza.
I ricercatori, insomma, si sono chiesti, e hanno documentato, quanto c’entrino gli zuccheri con il tumore pancreatico, arrivando a spiegare che in questa relazione tra alcol e pancreas, è lo zucchero che fa la differenza.
Da ricercatore, alla luce delle scoperte sulla glicazione degli ultimi anni, mi viene da pensare che qualcosa di simile possa avvenire anche in molte altre forme tumorali, riportando il ruolo dello squilibrio zuccherino al primo posto nelle possibilità di prevenzione e cura di molte malattie. Su Eurosalus abbiamo spiegato, all’inizio del 2022, che un eccesso individuale di zuccheri può creare uno scudo difensivo per il tumore, che impedisce al sistema immunitario di lavorare per la sua eliminazione o il suo controllo.
In pratica lo studio ha documentato che nelle persone con un normale metabolismo degli zuccheri, due assunzioni settimanali di alcolici portavano ad una riduzione (ripeto, riduzione) di circa il 15% del rischio di cancro pancreatico. In chi invece arrivasse a cinque assunzioni settimanali il rischio cresceva di circa il 13%.
Chi invece si trovava in una condizione di glicazione elevata aveva un aumento del rischio del 38%.
La glicazione elevata, oggi misurabile attraverso la valutazione dei livelli di Metilgliossale e di Albumina glicata (test GEK Lab) indica i danni da zuccheri tipici del prediabete, situazione in cui una persona si sente sana, con glicemia a digiuno e emoglobina glicata normali, ma sta accumulando nel proprio organismo radicali zuccherini (glicanti) che determineranno lo sviluppo di numerose patologie future.
Per capire quanto sia importante lo squilibrio zuccherino per questo tipo di tumore (come per altri), basti pensare che nei soggetti diabetici conclamati (anche controllati farmacologicamente) il rischio di ammalarsi è quasi raddoppiato, con un 70% in più, che vale anche per i “non drinkers”, cioè anche per gli astemi. È davvero lo zucchero che fa la differenza…
Lo studio della glicazione sta sovvertendo alcune delle convinzioni classiche sulle cause delle malattie. È come se si fosse arrivati a capire una causa o una concausa patologica che per molti anni è stata scarsamente considerata.
La buona notizia è che gli effetti della glicazione “nascosta” sono perfettamente conoscibili, misurabili e controllabili in modo umano e personalizzato. Non serve eliminare gli zuccheri ma semplicemente conoscere come il proprio organismo risponde e magari aiutarlo con l’attività fisica, con un po’ di Cromo e di Manganese in più (Glucontrol base, ad esempio) e con uno stile di vita un po’ più sano.
Conoscere la glicazione consente sicuramente la prevenzione, ma ormai si sa bene che anche per la terapia anti-tumorale, la scelta degli orari di somministrazione della chemioterapia in rapporto alla assunzione di cibo (e alla glicazione che ne deriva) può essere di fondamentale importanza e aiutare l’efficacia della terapia.
Ne abbiamo già parlato in un articolo dettagliato alla fine del 2020 riportando le evidenze scientifiche che lo dimostrano e che da allora sono ulteriormente cresciute. Per questo nel centro SMA in cui lavoro, studiamo sempre infiammazione e glicazione nei percorsi terapeutici di sostegno alla chemioterapia.
Per questo continuiamo a battere sul concetto di personalizzazione della medicina e delle scelte terapeutiche e la glicazione, su base scientifica, sta sempre più diventando uno strumento di valutazione medica e di impostazione terapeutica di alto valore e di concreta efficacia.