Braccio di Ferro sconfitto dagli antibiotici
C’è chi si butta sui broccoli, chi decide di eliminare gli spinaci dal menù del proprio ristorante e chi si riunisce per affrontare la crisi economica che potrebbe costare più di 100 milioni di dollari ai coltivatori californiani abituati a vivere del proprio raccolto.
Sono solo alcune delle soluzioni (più o meno sagge) che sono state trovate dai consumatori americani a meno di un mese dai primi casi, e dai primi decessi, dovuti a spinaci contaminati dal batterio Escherichia coli, ormai resistente a qualsiasi trattamento.
Una vera catastrofe per l’economia di tutte quelle comunità a sud di San Francisco che hanno sempre vissuto grazie alla coltivazione degli spinaci, ma un bel disastro anche per la salute di milioni di persone che, “per prudenza”, hanno eliminato gli spinaci dalla propria alimentazione, nonostante l’emergenza sia ufficialmente rientrata.
Il problema sembra dovuto alla fertilizzazione degli spinaci con acque contaminate (in modo più o meno consapevole) da scarichi fognari. E oggi, il batterio Escherichia coli che transita negli intestini umani è resistente a praticamente qualsiasi antibiotico, vista l’indigestione che ne fa nel corso della vita, a volte anche per banali infezioni.
Peccato che, avanti di questo passo, tra mucche pazze, spinaci di fogna e riso terminator, si rischia di non mangiare più nulla e di mettere in pericolo la nostra salute per gravi carenze di sostanze nutrienti fondamentali… solo “per prudenza” naturalmente.
Certo, bisogna ammettere che è difficile sentirsi rassicurati da alcune soluzioni bizzarre come quella che suggerisce, ad esempio, di provare a spruzzare sugli spinaci uno spray capace di distruggere tutti (tutti?) i batteri. Sarebbe un po’ come volersi togliere tutti i denti per non avere più male.
Forse i cittadini preferirebbero sentirsi dire che c’è chi vigila per loro e controlla tutti i cibi, acque di irrigazione comprese. In Italia, questo avviene per tutti i prodotti certificati biologici, non solo secondo le regole già severe delle Comunità Europea (Reg. CEE2092/91), ma anche in base alla garanzia AIAB che aggiunge ulteriori controlli a quelli già previsti.
Gli spinaci oggi riammessi al consumo sono quelli irrigati con acqua che proviene dai pozzi, ancora puliti grazie alla azione di filtro del terreno e delle rocce.
Agli americani, vittime dei propri metodi a dir poco disinvolti, suggeriamo di dare ascolto a Joe Miranda, un contadino di 77 anni che vive a Gonzales non lontano da Salinas, in California, epicentro della diffusione del batterio, che dice: «Mio padre ha coltivato spinaci per tutta la vita e non ha mai neanche sentito parlare di Escherichia coli. Credo che quanto è accaduto sia strettamente collegato alle coltivazioni intensive e alla poca cura che si ha oggi nel coltivare. I contadini di oggi dovrebbero smetterla di badare alla quantità e imparare a rendersi conto delle responsabilità che hanno».
Di certo sarebbe un buon inizio. Anche dalle nostre parti.