Quando la tiroide si aggiusta da sola, anche se il TSH è elevato
Quanti sono gli “schiavi” dell’Eutirox o del Tirosint? Sono due farmaci che contengono levotiroxina, che danno cioè all’organismo l’ormone tiroideo che (forse) la tiroide non è più in grado di produrre.
Per molti anni, in passato, anche una semplice lieve alterazione dei valori di TSH, indipendente dalla presenza o meno di sintomi specifici, portava all’immediata prescrizione della levotiroxina facendo diventare questa pratica una specie di obbligo per tutti gli anni successivi.
Una ricerca pubblicata nel marzo 2024 sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism ha documentato in modo preciso che il famoso “ipotiroidismo subclinico”, spesso considerato associato alla tiroidite di Hashimoto, in molti casi può guarire da solo.
In una analisi effettuata su persone che avessero più di 65 anni, si è visto che un TSH a 5, nel corso di un anno, senza fare alcuna terapia, tornava perfettamente normale nel 75% dei casi.
La percentuale di riequilibrio per valori di TSH pari a 10 era minore (intorno al 20%) ma comunque presente e ben documentata. Sempre senza fare alcuna terapia.
La nostra considerazione è che In fin dei conti anche alla tiroide può capitare un semplice “raffreddore” che passa svelto… Nessuno si spaventa se per due giorni si starnuta e il naso è sgocciolante, e qualcosa di simile può capitare anche alla tiroide senza che questo caratterizzi una grave malattia.
Importante è avere la pazienza di aspettare un poco di tempo e capire se ci sono sintomi di rilievo correlabili all’ipotiroidismo (che in quel caso va trattato) oppure se, come capita spesso, le persone scoprono “solo per caso” di avere valori di TSH alterati mentre stanno facendo una analisi del sangue magari per tutt’altro problema.
Su Eurosalus abbiamo già iniziato a parlare di questo aspetto fin dal 2008, riprendendo queste indicazioni anche negli anni successivi, e sappiamo che intervenire sulla glicazione e supportando la funzione tiroidea con sostanze naturali, come il selenio e la tirosina, e controllando la glicazione anche con l’aiuto del cromo vediamo molto spesso il ritorno verso la norma del TSH anche nei soggetti giovani.
Ci sono quindi situazioni in cui i sintomi sono di rilievo e si deve agire con la pronta somministrazione di ormone tiroideo, ma tante e tante volte, anche nei giovani, se non ci sono sintomi e la tiroide continua a funzionare bene, senza produrre noduli e con valori accettabili di ormoni tiroidei, è meglio aspettare e seguire l’eventuale evoluzione spontanea della situazione.
Bisogna essere pronti ad intervenire con la terapia se comparissero sintomi di rilievo ma nello stesso tempo anche a leggere una spontanea gurigione che nella nostra esperienza clinica è molto frequente.
Perché spesso si guarisce del tutto e in molti casi si può comunque gestire il trattamento con il minimo dosaggio necessario (sempre personalizzato) e non in modo standardizzato.
Infatti nel nostro centro vediamo molto frequentemente persone con alterazioni tiroidee, ad esempio tiroiditi o che abbiano bisogno di un supporto alla funzione tiroidea e teniamo da conto tutti gli aspetti di tipo infiammatorio e le carenze che possono indurre un problema (selenio, cromo, manganese) e le interferenze negative della glicazione oltre che l’abitudine al fumo di sigaretta (che blocca o riduce l’azione fondamentale del selenio).
Per capire quanto l’alimentazione c’entri con la funzione tiroidea è bene sapere che la “tiroidite di Hashimoto” (diagnosticata spesso solo per l’innalzamento del TSH e per la presenza di autoanticorpi senza che si mnaifesti alcun sintomo specifico) può essere indotta e mantenuta dall’aumento di BAFF, citochina infiammatoria che si innalza in presenza di infiammazione da cibo, come dimostrato in numerosi lavori fin dal 2015.
Individuare l’infiammazione da alimenti e sapere come affrontarla (test PerMè e test Recaller) consente di supportare efficacemente la guarigione della tiroide.
Sono infatti da segnalare i lavori del novembre 2015 di Campi e del gruppo di Beck-Pecoz che hanno identificato la presenza di BAFF e il suo livello elevato come induttore della tiroidite di Hashimoto (Campi I et al, Thyroid. 2015 Sep;25(9):1043-9. Epub 2015 Aug 13) e la riconferma di quegli stessi risultati nel novembre 2016 da parte del gruppo di endocrinologi di Taiwan guidati da Lin che ha evidenziato la stretta relazione tra tutti i tipi di tiroidite autoimmune e i livelli aumentati di BAFF (Lin JD et al, Clin Chim Acta. 2016 Nov 1; Epub 2016 Sep 8).
Questo ultimo lavoro pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism ci dice appunto che in presenza di valori di tiroxina regolari (FT4), l’aumento del TSH può tornare alla norma in una elevata percentuale di casi.
Questa specifica ricerca è stata effettuata su pazienti che avevano almeno 65 anni, ma come spiegato poco sopra, il ritorno alla normalità e la guarigione potrebbero evidenziarsi anche nelle persone più giovani.
La pazienza, con le dovute cautele, e il supporto personalizzato alimentare che si può oggi definire, non sono cattivi compagni e il rispetto per l’equilibrio sistemico di ogni paziente rientra tra le cose positive della professione medica.