Quel cibo che toglie il respiro: quando anche l’asma può dipendere da quello che si mangia
Questo è un periodo in cui le allergie respiratorie sembrerebbero tutte ben correlate con la crescente quantità di pollini circolanti nell’atmosfera.
Eppure non è tutto così semplice. Una ricerca pubblicata nel Febbraio 2019 su Clinical and Translational Allergy specifica che esiste anche un sottogruppo di asmatici, privi di allergie respiratorie o alimentari, che presentano una particolare sensibilità alla ingestione di latte vaccino o di prodotti lattiero caseari (Tsolakis N et al, Clin Transl Allergy. 2019 Feb 22;9:12. doi: 10.1186/s13601-019-0250-2. eCollection 2019).
Significa che i ricercatori svedesi dell’Università di Uppsala hanno precisato che alcuni asmatici, sicuramente non allergici (cioè senza IgE specifiche), presentano un profilo di tipo infiammatorio più intenso degli allergici e dei controlli sani, e evidenziano sintomi generali dovuti alla ingestione di latte e latticini.
Anche se per meglio precisare questi dati serviranno altre ricerche, questo studio vuol dire che alcuni giovani (il gruppo osservato andava dai 10 ai 35 anni), con una particolare sensibilità al latte e ai prodotti lattiero caseari, pur non essendo “classicamente” allergici né ai pollini né agli antigeni alimentari, possono manifestare fenomeni asmatici evidenti, correlate a specifiche variazioni sul piano infiammatorio, visto che alcune citochine come la Proteina C Reattiva (PCR) sono significativamente aumentate.
Siamo quindi di fronte a persone che non sono allergiche, ma che devono trattare la loro condizione asmatica come se lo fossero. Il problema posto dagli autori è se e quanto questa presenza di sintomi “da latte” (ma potrebbe essere anche qualsiasi altra sostanza alimentare) possa condizionare questa particolare condizione.
Sicuramente si aprono delle future ipotesi di ricerca, ma chi ci segue da tempo sa che almeno dal 2006 discutiamo questo aspetto per il quale l’organismo si comporta come “un vaso pieno” e qualsiasi polline o acaro agisce come “una goccia che fa traboccare il vaso”.
Gli studi di Brandt hanno chiarito anche su modelli animali che la parte alimentare può creare la base infiammatoria su cui poi si manifesta un quadro asmatico dovuto a stimoli aspecifici (temperatura, pollini, muffe o acari cui non si è allergici, sforzo fisico e così via).
Inoltre sappiamo, dal 2017, che l’eccesso di zuccheri e di fruttosio può essere la vera causa di induzione di sintomi allergici, anche in assenza di specifiche IgE.
In qualsiasi condizione allergica respiratoria, nei protocolli terapeutici del centro SMA di Milano valutiamo sempre anche la possibile esistenza di una infiammazione correlata al cibo o di un fenomeno dovuto alla glicazione (test GEK Lab).
Talvolta si tratta dell’unica condizione evidenziabile, ma anche quando esiste una allergia specifica (mediata dalle IgE ai pollini ad esempio); la possibilità di ridurre i livelli di infiammazione dovuta al cibo può contribuire al controllo dei sintomi e alla guarigione.