Polmoni arrabbiati? Occhio a come mangi!
Le patologie polmonari sono molto diffuse in tutto il mondo, anche in Italia. In generale sono patologie che affliggono il 10% della popolazione occidentale, mentre in Italia l’incidenza è pari al 4,5% (dati del 2019).
Tra le patologie più diffuse troviamo l’asma, le allergie respiratorie, la tosse.
Il paziente che soffre di tali patologie e che ha eseguito dei test allergologici pensa di sapere qual è il suo destino: assumere farmaci per il resto della sua vita, soprattutto nei periodi dell’anno più critici per combattere il sintomo (asma, allergia, rinite).
Infatti, il trattamento specifico consigliato è quello a base di antistaminici o antileucotrieni, ma anche colliri o spray nasali a seconda del diverso tipo di sintomo. Per questo motivo il paziente che soffre di tali patologie non vede via d’uscita, se non ricorrere all’uso di tali farmaci.
Ci sono vie alternative?
L’alimentazione gioca un ruolo cruciale, anche nel trattamento e nella prevenzione delle patologie polmonari come tosse, asma e bronchiti.
Da anni, nel centro SMA in cui lavoro trasmettiamo che nessun cibo è nemico, ma la ripetuta assunzione di un certo alimento crea un terreno solido di infiammazione. Tale infiammazione, se persistente e non trattata, può essere la causa di moltissimi sintomi, tra questi anche quelli legati alle vie respiratorie.
Generalmente il soggetto allergico imputa i suoi sintomi al classico polline di stagione, ma spesso si nasconde ben altro. Se il soggetto è già particolarmente infiammato le reazioni saranno maggiormente dovute a ciò che si mangia e non solo a ciò che si respira nell’aria.
In molti casi, la reazione allergica non dipende solo da anticorpi specifici verso una sostanza, un polline o un cibo, ma dalla modalità con cui ci si nutre, che contribuisce ad aumentare l’infiammazione dell’organismo e a facilitare successivamente una reazione di tipo allergico.
La letteratura scientifica a tal proposito è riuscita a supportare tale correlazione.
Tra i primi studi, alcuni ricercatori hanno osservato che a seguito di un carico alimentare ripetuto si evidenziava la presenza di una infiammazione e di una reazione irritativa del sistema respiratorio.
Polmoni, trachea, bronchi e naso di soggetti non allergici ad acari e muffe erano stimolati a reagire come se fossero allergici agli stessi verso cui precedentemente non avevano mai manifestato nessuna reazione.
Le ricerche più recenti invece si focalizzano sulla correlazione tra asma e zuccheri.
La quotidianità del gusto dolce incrementa i livelli infiammatori nell’organismo attraverso un processo chiamato glicazione. Con la glicazione si rilasciano delle sostanze che possono contribuire ad attivare delle reazioni allergiche, aumentando così il livello di infiammazione.
Un soggetto quindi, anche se non allergico o reattivo a una determinata sostanza, a seguito dell’utilizzo quotidiano di zuccheri e il relativo incremento infiammatorio potrebbe manifestare una reazione allergica a quella specifica sostanza.
Moltissime ricerche nel corso di questi ultimi anni, hanno infatti focalizzato l’attenzione sull’evidenza che l’asma può essere associata all’eccessivo consumo di fruttosio e suoi derivati (es. sciroppo di fruttosio, fortemente utilizzato nell’industria alimentare).
I risultati di una dieta di eliminazione rigida hanno evidenziato che l’utilizzo sistematico di fruttosio può causare bronchiti croniche, asma e ipersecrezioni nelle vie aeree superiori.
È stata anche indagata la quantità di utilizzo in relazione ai sintomi e si è visto che l’uso modesto (1-4 volte a settimana) e l’uso regolare (maggiore di 5 volte a settimana) di fruttosio (attraverso succhi di frutta, bibite dolcificate con fruttosio) è stato associato a un’incidenza maggiore di asma nell’infanzia, pari a 4-5 volte superiore rispetto a soggetti il cui consumo era definito come “mai o raramente”.
Cosa fare in pratica?
Mantenere una buona alimentazione che miri al proprio benessere è fondamentale come base di partenza.
La personalizzazione è tuttavia fondamentale. L’esecuzione di test come il PerMè, che indica nello specifico come ridurre l’aspetto infiammatorio con gli alimenti è fondamentale. L’aderenza a una dieta di rotazione (in cui si rimodula l’assunzione di alcuni gruppi alimentari nel corso della settimana) è fondamentale al fine di migliorare la propria condizione infiammatoria e quindi ridurre la probabilità di quei sintomi correlati alle patologie polmonari e respiratorie.
D’altro canto, è ancor più fondamentale il controllo stretto sugli zuccheri.
Come? La riduzione della quotidianità è fondamentale per tutti, ma sapere quanti zuccheri ci si possono individualmente concedere a settimana fa parte sempre di una corretta personalizzazione, in modo da mettere in pratica le indicazioni appropriate al proprio organismo. Ad oggi è possibile saperlo tramite il test PerMè o il Glyco test.
L’utilizzo sistematico di zucchero nel caffè, il consumo di fruttosio addizionato agli alimenti e/o usato in forma singola, la doratura dei cibi tramite cottura, il sorso di vino serale; sono tutti zuccheri che possono incrementare un aspetto infiammatorio.
Ciò non significa che un sorso di vino ogni tanto non sia più lecito o che il dolce occasionale non sia concesso, ma mantenere un’alimentazione ricca di carboidrati e zuccheri non è sicuramente la strategia migliore per ridurre la probabilità di reazione allergiche e problematiche respiratorie.
Controllare la cottura dei cibi, cuocendo a basse temperature ed evitando le bruciacchiature del cibo, evitare succhi già pronti, ma concedersi un frutto ben masticato (con i suoi semi e la buccia) sono solo alcune delle strategie da mettere in atto per controllare gli zuccheri e migliorare la propria condizione polmonare.
I polmoni saranno più felici con meno zuccheri e più attenzione alla varietà alimentare.