Attacchi di panico, asma e disturbi del comportamento
Dal primo lavoro americano (Goodwin RD, Eaton WW Asthma and the risk of panic attacks among adults in the communityPsychol Med 2003 Jul; 33(5):879-85) che analizza i rapporti tra attacchi di panico negli adulti e asma, emerge che esiste una connessione precisa tra presenza di asma e aumento del rischio di disturbo da attacco di panico. Non solo, la presenza del fenomeno allergico è associata anche a una maggiore severità e persistenza degli attacchi di panico e delle crisi asmatiche.
Non è ancora possibile stabilire una relazione causale tra i due disturbi; il fatto però che il trattamento sintomatico dell’asma (scomparsa dei sintomi infiammatori) non riduce la presenza degli attacchi di panico porta a pensare a una causa metabolica o biochimica sottostante entrambi i fenomeni.
Sempre Goodwin (Goodwin RD et al. Mental disorders and asthma in the communityArch Gen Psychiatry 2003 Nov; 60(11);1125-30) ha studiato in Germania l’associazione tra disagio psichico e asma negli adulti, arrivando a stabilire una relazione statisticamente significativa tra il disturbo respiratorio e una vasta gamma di disturbi psicoaffettivi.
L’attacco di panico è correlato con alcune condizioni di tipo clinico fisico molto evidenti, tanto che alcuni psicologi e psichiatri lo segnalano come “il più fisico” tra i disturbi psichici. Non è un caso che infatti si possa intervenire su questo disturbo, modificandolo, anche solo inducendo un diverso tipo di ventilazione o riuscendo a far respirare la persona in modo diverso.
Questo significa, in modo congruente con la nostra casistica, che sovente le condizioni psicologiche di una persona possono essere modificate anche solo intervenendo sulla sua componente allergologica alimentare.
Trattare e rieducare una ipersensibilità alimentare, nella mia esperienza, è spesso di grande aiuto per migliorare le condizioni legate alla sofferenza nervosa che contribuisce a generare l’attacco di panico.
Un altro lavoro, questa volta spagnolo e pubblicato in giugno (Martinez-Moragon E et al, Determinants of dyspnea in patients with different grades of stable asthmaJ Asthma 2003 Jun; 40(4):375-82), è andato ad analizzare i fattori indipendenti che determinano la difficoltà respiratoria nei pazienti asmatici e ha rilevato che, indipendentemente dalla severità del disturbo respiratorio, i fattori determinanti indipendenti risultano essere l’età, l’ostruzione respiratoria e lo stato psicologico.
Un lavoro con una significatività statistica molto elevata, quindi, illustra come la presenza di un disturbo psicologico sia associata con un livello più elevato di difficoltà respiratoria.
Dato che tuttavia non ci sono solo determinanti fisse, ci sembra utile citare anche il lavoro svolto dal gruppo inglese di Adnan Custovic, del quale abbiamo già segnalato la lezione sull’allergia ai peli di gatto tenuta al congresso mondiale di allergologia di Vancouver. Si tratta di uno studio prospettico e di una serie di indagini proiettate nel tempo sui fattori psicosociali connessi allo sviluppo di sintomi respiratori.
Lo studio ha preso in considerazione bambini che presentavano un fattore di rischio basso, medio o alto in base alla storia allergica famigliare e ha stabilito che all’età di 3 anni:
- i bambini con sintomi asmatici hanno un rischio elevato di problemi comportamentali;
- i bambini provenienti da famiglie senza una storia di asma o di allergia possono essere particolarmente vulnerabili al disturbo comportamentale.
Benché i problemi comportamentali dei bambini siano significativamente correlabili anche ad altre variabili psicologiche famigliari, è probabile che questo dato segnali anche la presenza di uno stato di irritazione di tipo neurologico consistente.
In famiglie già avvezze alla gestione di difficoltà respiratorie, però, il contributo dato dalla relativa tranquillità famigliare può avere un impatto positivo sul comportamento del bambino, così come la preoccupazione costante (per esempio di genitori non avvezzi a gestire questo tipo di patologia) può invece favorire lo sviluppo di problemi comportamentali o accentuarli.
Al di là dell’esistenza di uno stimolo irritativo particolare, quindi, anche un aiuto di tipo conoscitivo, un supporto culturale, una guida che aiuti ad affrontare il problema della difficoltà respiratoria del bambino può contribuire a migliorare i disturbi comportamentali presenti nelle condizioni asmatiche, come ha ben illustrato questo studio.