Troppo caffè interferisce con l’omocisteina
Uno studio norvegese pubblicato di recente (Am Clin Nutr 2001;74:302) ha verificato che riducendo la introduzione della caffeina per almeno 6 settimane si poteva assistere ad una riduzione di almeno il 10% dei valori di omocisteina plasmatica e ad una riduzione dei valori di colesterolo.
Si ricorda che l’omocisteina è un fattore indipendente di rischio cardiovascolare, e che il suo aumento può essere contrastato dalla assunzione di supplementi di acido folico.
Probabilmente il caffè agisce riducendo l’assorbimento di acido folico dal tratto intestinale, o interferendo nella sua utilizzazione attraverso alcune delle sue componenti.
Come presso-infuso il caffè arriva a contenere fino a 600 alcaloidi o sostanze oleose ed aromatiche diverse. È difficile quindi sapere quale sostanza possa determinare l’interferenza.
Lavorando in soggetti cardiopatici o a rischio oggi il medico può sapere che la assunzione del caffè può essere semplicemente controbilanciata dalla assunzione di un corretto dosaggio di acido folico, o comunque monitorando i livelli di omocisteina.