Sano, ma con profitto: le multinazionali si rifanno il look
Le multinazionali hanno sposato la causa ambientale, lo sviluppo ecosostenibile, la tutela della salute, abbandonando lo sfruttamento di risorse naturali e umane altrui?
Un po’ di sana incredulità forse non guasta. Pensare che un’ideologia mirata al puro profitto e a un capitalismo libero da condizionamenti faccia autocritica e si converta improvvisamente all’ecological correct lascia piuttosto scettici. A meno che l’eco-economy non porti ad altri eco-profits…
Le due multinazionali hanno parecchi scheletri nell’armadio da farsi perdonare (in India sono state costrette a chiudere alcuni stabilimenti, accusate di aver esercitato una pirateria idrica a scapito delle popolazioni delle aree rurali, inquinando anche le falde freatiche) e cercano perciò sia di riposizionare sul mercato i loro celebri prodotti riverniciandoli con l’aggiunta di sostanze benefiche (vedi la Diet Coke Plus, addizionata di niacina, vitamine B6 e B12, magnesio e zinco), sia di crearne di nuovi per rifarsi la reputazione: come dimostra la Life Water della Pepsi, un’acqua vitaminizzata e poco calorica, ricca di antiossidanti ed erbe che fanno bene alla salute.
La svolta alla Pepsi si deve alla nuova amministratrice delegata, per ironia della sorte indiana, che ha investito in aziende produttrici di succhi di frutta senza zucchero e additivi artificiali conquistando metà del mercato USA delle bevande non gassate e triplicando il fatturato anche sugli altri mercati internazionali.
Questa attenzione anche ai “fini sociali”, oltre al puro profitto, non esime comunque le multinazionali del beverage di appropriarsi di una risorsa vitale nei Paesi in cui l’acqua scarseggia.
Ma l’onda del wellness e dell’ecocompatibilità non investe solo il comparto alimentare: l’imperativo verde interessa tutti i settori in cui operano le multinazionali, laddove l’ecologia non entra in collisione con l’economia, ma anzi, va in suo soccorso.
Business is business, e questo è in forte sviluppo: perciò per esempio l’Oreal acquista la catena Body Shop di prodotti cosmetici naturali; la Montedison, attraverso la controllata Carlo Erba, compra l’unica azienda italiana di una certa consistenza che tratta sostanze naturali di origine vegetale; la Technogym si assicura la Enervit, entrando nel lucroso affare degli integratori alimentari.
Ecco perciò spiegato questo trend, che spinge molte grandi imprese, a ricercare – o a invadere – nuovi settori di espansione commerciale investendo in prodotti sani, assecondando così una precisa tendenza dei consumatori a preferire bevande e alimenti dietetici e salutari al junk food e ai drinks calorici.
Certo non è il massimo dell’ecologico, ma il fatto che si dia valore a scelte ambientalistiche significa che queste hanno iniziato a diffondersi, e che quindi la loro rilevanza a livello mondiale è decisamente in crescita. Questo aiuta a far sperare che ogni azienda sia talmente sopraffatta in futuro da richieste rispettose dell’ambiente, da riconvertirsi interamente verso produzioni sane.